venerdì 28 aprile 2017

Meloni a «La Verità»: «Voglio vincere per non consegnare l’Italia alla follia grillina o alla restaurazione renziana»



da giorgiameloni.it

L’intervista di Luca Telese.


«La Francia non è l’Italia. Io sono italiana, cerco risposte per l’Italia. Però la Francia è un grande Paese europeo, ci ha dato una indicazione importante: ha dimostrato che i partiti tradizionali non esistono più, che l’asse destra sinistra non risponde ai problemi della realtà, che gli elettori francesi dicono No alle politiche di restaurazione: questa per noi è una indicazione importante, utile per vincere le elezioni a casa nostra». A tratti, quando parla del voto per l’Eliseo, Giorgia Meloni sbuffa. In questi giorni si è impegnata in un sorprendente lavoro di mediazione tra Berlusconi e Salvini (e oggi spiega perché). Non gli piacciono gli esterofili, dice, detesta i «macroniani della domenica sera». Spiega che su quel dato elettorale si è fatta «propaganda», aggiunge perché secondo lei la partita italiana per il centrodestra «è aperta».

Onorevole Meloni, borse e mercati festeggiano il risultato del primo turno in Francia. «Ah sì?». Dicono che se sono stati fermati i populisti a Parigi saranno fermati anche a Roma. Sorriso. «Io non mi definisco populista, semmai sono sovranista, e con orgoglio. Ma se populista è un modo per associarci alla Le Pen ed esorcizzarci, non mi sottraggo».
Cosa si può dire a mente fredda dopo le prime analisi fatte a caldo? «Un fatto è innegabile: i francesi hanno distrutto i partiti tradizionali. Non era mai successo che fosse contemporaneamente fuori dal ballottaggio sia gollisti che socialisti».
Cosa significa? «Una cosa che ripeto da tempo anche in Italia. Le vecchie geografie politiche non esistono più». Cioè? «Io sono una persona con una storia di destra convinta che le categorie destra e sinistra siano inadeguate a rappresentare questo tempo: oggi, a maggior ragione, la partita è alto contro basso, grande contro piccolo, globalizzazione contro nazioni, centro contro periferie, mercati finanziari contro mercati rionali».

Renzi ha tirato un sospiro di sollievo, dopo questo voto, però. «Davvero? Qualcuno dovrebbe spiegargli che lui non è il Macron italiano, come vorrebbe far credere. Semmai Renzi è l’Hollande italiano, il potere costituito che la gente non vuole». Perfida. «No, semmai analitica». Ma Hollande non si è nemmeno ricandidato! «Vero. E dopo il referendum Renzi avrebbe fatto bene a seguire l’esempio. Con i suoi insuccessi Hollande ha portato il Partito Socialista al 6%».

Questo che significa? «Il Pd è oggi in una crisi di strategia e di consensi simile. Sul nuovo asse politico che ho descritto sta sempre dalla parte dei più forti». Esempio? «La sinistra radical chic ha scoperto il problema degli sbarchi solo il giorno in cui sono stati assegnati 20 profughi a Capalbio». Addirittura. «È storia. Fino all’estate scorsa eravamo solo noi brutti, razzisti e cattivi a sollevare il problema: poi quando gli immigrati se li sono ritrovati davanti alle loro case di lusso a Capalbio, il sindaco de Pd ha levato gli scudi dicendo che accogliere gli stranieri svalutava le case e rendeva il clima invivibile. Ma dai! Pensi a Tor Sapienza lo sapevano da anni, che li di centri per l’accoglienza ce ne sono 12 e del problema della svalutazione delle case non frega a nessuno».

Si è appassionata al confronto delle primarie? «Ho adorato Emiliano quando Renzi gli ha detto: “Prometti che se vinco non mi farai opposizione?”. E lui: “No”, secco. Renzi ci è rimasto di sasso. Ma è letteratura per addetti ai lavori. Il confronto era di una noia mortale». Secondo lei chi ha vinto il confronto? «La pubblicità». Perché lei dice che in Francia si è votato contro la restaurazione? «Perché i cosiddetti populisti Le Pen, Mélenchon e Dupont-Aignan, che ha preso poco meno del 5% con un partito sovranista di desta anti-euro, insieme hanno il 51%. Non solo…». Cosa? «Molto dei voti di Fillon, un altro 20%, sono stati conquistati con una campagna tutta a destra, fondata su parole come ordine e sovranità. Dove andranno ora?».

Non le piace Macron? «Ha un tratto in comune con alcuni dirigenti della sinistra italiana: è un socialista che cerca di far dimenticare di esserlo stato. Con l’aggravante di non essere solo un fiancheggiatore dei banchieri, ma direttamente un banchiere». Riuscirà a cambiare pelle? «Ha basato la sua campagna sullo slogan “bisogna ricostruire l’Europa”. Quando lo dicevo io mi davano della sfascista».

Quindi avete la stessa idea? «No. Perché luì lo dice strumentalmente, per prendere voti da chi è stanco dell’Europa e portarli al servizio degli usurai a capo dell’Unione. Del resto mentre l’Europa veniva asservita a questi signori lui non era nelle piazze ma al governo come Hollande. Il modello italiano più vicino a lui è Monti: sarà un bel ballottaggio».

Perché? «Ho visto la La Pen davanti alla fabbrica in crisi dire ai lavoratori che se dovesse vincere salverebbe quella fabbrica, applaudita. E invece Macron spiegare loro che il mercato produce questi effetti inevitabili, fischiato». Vede che è populista? «Certo. Se la partita è, come è, tra restaurazione e rivoluzione, contro la dittatura di finanza e speculazione, non ho dubbi da che parte stare». Quale? «Quella del mio interesse nazionale». Però al secondo turno in Francia si coalizzano tutti contro la Le Pen. È l’ultima eredità del passato: la «disciplina repubblicana». «Ho notato che Mélenchon, candidato della sinistra radicale, con intelligenza non ha dato indicazioni di voto. Ovvio: ha passato tutta la campagna a dire, ed è vero, che Macron è il guardiano del sistema».

Dica la verità, si aspettava più voti per la Le Pen? «No, in Francia c’è ancora la “conventio ad excludendum”, che si trasforma in un tutti contro uno. Ma noto con soddisfazione che le questioni su cui noi ci battiamo da anni ormai sono entrate nel senso comune, non sono più tabù».

Perché? «I cosiddetti populisti hanno già vinto quando il dibattito politico si sposta sui loro terreno e insegue le loro ricette». Ovvero? «Prenda l’immigrazione: oggi, astutamente, Minniti fa finta di contrastarla. Il loro ultimo slogan è: “Sicurezza è una parola di sinistra”».

Si sente insidiata? Sorriso. «Macché! Ci fanno pubblicità. Ogni volta che lo ripetono ci danno ragione retroattivamente. E poi se fanno tutto questo parlare e poi nel decreto sicurezza invece di affrontare il problema dei furti e delle rapine mettono il daspo ai writers…». Populismo, secondo i suoi detrattori, è usare la demagogia per catturare consensi. «Dostoevskij, diceva che “populista è colui che ascolta”. Per la condizione nella quale opera, la Le Pen ha fatto un miracolo. Quando finalmente potremo andare a votare noi, faremo la nostra parte».
Il governo Gentiloni rafforza Renzi? «A me pare che Gentiloni abbia rafforzato Gentiloni, e quindi abbia indebolito la leadership del Pd». Questo governo le piace più o meno del precedente? «Dal punto di vista logico, dopo il referendum, siamo passati da governi non scelti dagli elettori, a governi costituiti contro di loro. Una nuova magia del centrosinistra». Ma è più o meno popolare di quello di Renzi? «Più impopolare di quello Renzi è impossibile: però siamo ad un altro miracolo politologico».

Quale? «Un governo nato con l’unico scopo ufficiale della legge elettorale che si occupa di tutto tranne che di legge elettorale». Però gestisce le emergenze. «Ah, per fortuna. Così vedremo cosa si inventano su Alitalia. L’ha visto il video di Renzi del 2015 che sta scalando YouTube? “Vorrei chiedervi di allacciarvi le cinture! Perché qui stiamo decollando davvero: il decollo di Alitalia è il decollo dell’Italia!”». Non maramaldeggi, adesso. «Al contrario. Sono angosciata per questa crisi, proprio perché penso, all’esatto opposto di Renzi, che la crisi di Alitalia sia anche la crisi dell’Italia. Perdiamo posti di lavoro, capacità industriale, sovranità. Servono risposte, non slogan».

Ma davvero adesso lei sta mediando tra Berlusconi e Salvini? «Certo, sì. Vede, sono molto diversa da come mi raccontano. È che ho un solo obiettivo. Non far vincere le elezioni all’establishment del Pd o ai pasticcioni del M5S». Addirittura? «Ma lei ha capito con chi stanno in Francia i grillini? Ho letto dichiarazioni acrobatiche».

È così importante? «Beh, sì: visto che loro sono proeuro ma anche contro l’euro, contro le Ong ma a favore dell’immigrazione incontrollata, in abito da sera, contro il liberismo ma anche dentro l’Alde, il gruppo dei liberisti. Che però li caccia. Fantastico. La posizione sulla Francia è la cartina di tornasole di questo caos». Lei è preoccupata perché ha visto la virata a destra di Grillo, l’intervista ad Avvenire, il dialogo con il mondo cattolico conservatore… «Peccato che alla Camera fossero impegnati a presentare l’unico emendamento che chiedeva l’eutanasia nella discussione sul testamento biologico».

Anche loro sono oltre la divisione destra-sinistra. «No, loro sono gente di sinistra che si nasconde per prendere voti a destra. Sono l’assenza di visione e l’esaltazione della politica fatta solo per il consenso. E questo produce una sostanziale incapacità di governare, come abbiamo visto a Roma. Io sto ancora aspettando la funivia». Vi rubano voti a destra? «Alla lunga no, la gente non è stupida. A patto che, ed è il motivo per cui mi impegno a mediare, noi restiamo uniti». Ma c’è un punto di equilibrio? «Io credo di si. Abbiamo i contenuti, le forze, i voti, le identità: Berlusconi è anche quello che ha sfidato la Merkel e Sarkozy. È più populista che popolarista. A destra oggi manca solo un portabandiera». Che sarà anche il leader? «Siamo, e restiamo, tutti leader. Un portabandiera scelto con le primarie è la figura che guiderà la campagna elettorale alla vittoria. Siamo più forti, abbiamo cultura di governo, non possiamo consegnare l’Italia alla follia grillina o alla restaurazione renziana».

giovedì 27 aprile 2017

13 maggio Concerto


"Da Settant'anni sotto coperta"
Sabato 13 maggio • ore 21:30
Festeggiamo la nostra storia sulle note di:
Decima Balder, La Vecchia Sezione, Aurora
Via delle Terme di Traiano 15/a

Villa Chigi mai più abbandonata


La mattina del 25 aprile siamo stati a Villa Chigi, un parco che, dopo la riqualificazione del 2005 ,è stato abbandonato a sè stesso.
Armati di pale, rastrelli e sacchi per la spazzatura, tra erba alta, panchine divelte e cestini strabordanti, abbiamo cercato di ridare dignità alla storica battaglia di Paolo di Nella, ucciso perché sognava di vedere questa villa come posto di aggregazione per il quartiere.
Abbiamo lanciato il nostro messaggio, con la speranza che il Comune ed i Municipi si sveglino per iniziare un progetto di riqualificazione di tutti i parchi di Roma che versano in stato di abbandono. Ne vale il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli.

Francia, Marine Le Pen: risultato storico, il popolo alza la testa


da ilmessaggero.it

«Mi avete portato al secondo turno delle presidenziali. Ne sono onorata con umiltà e riconoscenza. Vorrei esprimere a voi elettori patrioti la mia più profonda gratitudine. È un risultato storico, un atto di fierezza di un popolo che solleva la testa, che confida nel futuro». Così Marine Le Pen nel suo primo intervento dopo i risultati del primo turno delle presidenziali francesi, che la vedono in testa subito dopo Emmanuel Macron. Le Pen è stata accolta da una musica trionfale.

«Io vi propongo l'alternanza fondamentale che fondi un'altra politica. Questo non accadrà con l'erede di Francois Hollande e del suo quinquennato catastrofico», ha continuato Le Pen parlando ai militanti nel suo quartier generale, senza tuttavia nominare il suo avversario al secondo turno Macron.

«È un risultato storico», ha detto ancoa la candidata del Front National. Nell'esprimere gratitudine a tutti «i miei compatrioti», la Le Pen si è definita «la candidata del popolo».

«La prima tappa è conclusa», ha detto poi Le Pen, secondo la quale «è il momento di liberare il popolo francese dalle elite arroganti che vogliono dettare la sua condotta».

Il Futuro è Adesso!


ADERISCI a Gioventù Nazionale:
IL FUTURO È ADESSO!

Compila il modulo di adesione, 
allega un documento d'identità che attesti la residenza, 
e consegnalo al Portavoce Provinciale in carica, 
insieme alla quota fissa di 3 Euro.

Il tesseramento chiude il 7 Maggio.

Per qualsiasi informazione
o per essere messi in contatto con il referente territoriale
è possibile chiamare il numero >> 392 685 5138

A Stefano e Virgilio Mattei


Contro il terrorismo americano e jihadista



Contro il terrorismo americano e jihadista, 
le montature mediatica 
e le ambiguità di un Occidente ipocrita e colluso. 
A sostegno della Siria sovrana e laica.
Fino alla vittoria!

Clinton, Bush, Obama, Trump: La storia continua...



CLINTON, BUSH, OBAMA, TRUMP: LA STORIA CONTINUA...

Gioventù Nazionale  a sostegno della Siria e del suo governo legittimo.

Da una parte abbiamo chi difende il proprio popolo e la propria identità combattendo i terroristi e dall'altra ci sono gli USA che esportano la propria "democrazia" a suon di bombe contro un governo e il suo popolo in lotta contro il terrorismo jihadista aiutando così, di fatto, gli stessi terroristi.
Noi siamo con chi, come Assad, difende l'identità del proprio popolo.
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA.

A bando le bandiere titine l'1 maggio: il Consiglio comunale vieta i simboli di Tito



da triesteprima.it

A bando le bandiere titine l'1 maggio: il Consiglio comunale vieta i simboli di TitoLa mozione urgente dei capigruppo di maggioranza è stata votata dai consiglieri di Fratelli d'Italia, Lista Dipiazza, Forza Italia e Lega Nord. Astenuta l'opposizione.

A bando le bandiere titine l'1 maggio: il Consiglio comunale vieta i simboli di Tito«Negli ultimi anni a Trieste, durante le manifestazioni in occasione del Primo maggio, Festa del Lavoro, tra cui il corteo curato dalle organizzazioni sindacali che si conclude in piazza Unità d'Italia, sono comparsi vessilli e bandiere celebranti la figura del maresciallo Tito, bandiere della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia ed altre ostentazioni di stelle rosse, anche sul tricolore italiano».

Questa la premessa della mozione urgente presentata dai capigruppo di maggioranza in Consiglio comunale Claudio Giacomelli (FdI), Paolo Polidori (Ln), Vincenzo Rescigno (Ld) e Piero Camber (FI): «Simboli offensivi per la memoria storica della città e di insulto per il ricordo di quanti subirono persecuzioni, torture, infoibamenti e omicidi a partire dal 1 maggio 1945», scrivono nella mozione che chiede di «impegnare il sindaco a trasmettere il sentimento del Consiglio comunale di Trieste al prefetto, al questore e agli organizzatori della manifestazioni per il Primo maggio, invitando questi ultimi  a non ammettere episodi simili sino a isolare ed espellere dalle proprie manifestazioni le persone che si macchiassero di tali inqualificabili comportamenti e, qualora tali fatti si dovessero ripetere anche quest'anno in alcune manifestazioni, a invitare prefetto e questore a vietarle per l'anno 2018».

«Le bandiere con la stella rossa sono un pugno in faccia alla città e non può essere tollerato da chi organizza queste manifestazioni», commenta Giacomelli che chiede alla Giunta di non fare propria la mozione così da concedere al Consiglio l'espressione di voto, richiesta accolta dall'assessore Angela Brandi che spiega «che l’aula debba esprimersi, pur condividendo gli intenti e potendo fare propria la mozione».

«Ho presentato l’emendamento perché una manifestazione viene proibita dagli organi competenti per altri motivi, purtroppo - spiega Marco Toncelli (Pd) -. Credo che siano da rispettare tutte le sofferenze e vicissitudini della città, ma anche da lavoratore io non ho accettato quelle bandiere perché non c’entrano nulla con la festa dei lavoratori. Allo stesso tempo però vorrei votare una mozione che abbia un senso, una mozione attuabile: per questo vorrei eliminare il secondo punto della mozione».

«L’1 maggio sia festa dei lavoratori e non dell’occupazione titina», sottolinea Polidori. «È una mozione di civiltà e ogni anno purtroppo dobbiamo risollevare la questione. Ricordo la medaglia d’oro della bandiera di Trieste in contrasto con l’orrore subito in quei giorni», aggiunge Alberto Polacco (FI) seguito dal collega di partito Everest Bertoli: «Si tratta di insulti non a un gruppo politico, ma a una popolazione che in quei giorni ha subito una politica di terrore».

«Con la mia famiglia abbiamo sempre festeggiato il 30 aprile, giorno in cui il Cnl è insorto per far entrare la città in un progetto di Italia repubblicana - ha esordito Antonella Grim (Pd) -. Il giorno dopo è accaduto poi il fatto che ha ferito una parte della città. Sono consapevole delle ferite e sofferenze subite, ma credo che ancora una volta non sappiamo cercare di andare oltre e con questa mozione si voglia fare un uso strumentale di quelle ferite che per anni hanno diviso i cittadini di questa città».

Nel ricordare quanto fatto nel suo mandato da sindaco, Roberto Cosolini (Pd) ha spiegato di aver «inaugurato un monumento sul colle di San Giusto che ricorda le sofferenze di quei giorni, cosa che nessuno prima aveva fatto. Non voterò questa mozione perché ci sono le cose proibite dalla legge e quindi se c’è un reato si persegue. È folclore? È una provocazione?
Che questo debba portare all’isolamento ed espulsione fisica (che c’è sempre stato nel corteo), ma questa mozione contiene diverse cose: simboli titini, ma anche bandiere tricolore con le stelle rosse (simbolo delle brigate di garibaldi)».

Astenuti dal voto insieme al resto dell'opposizione anche il Movimento 5 stelle: «Vogliamo chiamarli dementi, persone da isolare, da condannare? Come credo siano da condannare persone che in altri cortei si rifanno a nazismo e fascismo - ha spiegato Paolo Menis -. Voi avete portato una mozione per difendere un vostro deputato e il suo diritto di parola (Salvini a Napoli, ndr) e ora chiedete di cancellare una manifestazione a causa di 5/10 deficienti, non credo sia un comportamento coerente».

La votazione ha dato esito positivo con 20 voti a favore (la maggioranza), 7 non voto (Movimento 5 stelle e Verdi/Psi) e rimozione del tesserino (quindi non hanno partecipato al voto) da parte del Partito democratico e Insieme per Trieste. 



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Piazza Vittorio, online il bando per i lavori: stanziati quasi 3 milioni

È dal 2010 che aspettiamo.
Una bella vittoria.

da roma.corriere.it
 
La gara pubblicata sul sito del Comune. L’intervento prevede, tra l’altro, la realizzazione di un orto botanico con la piantumazione di oltre 1.200 specie arboree. Saranno valorizzati anche i resti monumentali e la Porta Magica.

 
 
È stata pubblicata lunedì 10 aprile sul sito web del Comunela gara d’appalto per la riqualificazione di piazza Vittorio, cuore pulsante del rione Esquilino, che rinasce grazie a un progetto condiviso con il territorio e i suoi cittadini. Il bando prevede la risistemazione del giardino e la manutenzione del verde per i primi due anni, per un importo complessivo di 2 milioni e 875 mila euro: oltre ai 2,5 milioni già previsti nel piano di interventi finanziato dai fondi del Giubileo, una delibera di giunta capitolina ha previsto ulteriori 375 mila euro. Il lavoro di progettazione ha visto un intenso confronto tra Roma Capitale e i comitati di quartiere. L’intervento di recupero punta a risolvere alcune criticità evidenti che coinvolgono l’area, come il degrado e la parziale perdita del verde. Sono previste la manutenzione delle pavimentazioni e dei volumi, la realizzazione di nuovi percorsi nel verde, l’eliminazione di barriere visive e infine la creazione di un vero orto botanico con la piantumazione di 1.200 nuove essenze arboree, provenienti da ogni parte del mondo.
Ci sarà anche una «collina acrobatica»
Verranno ridisegnate le aree naturalistiche, con un nuovo percorso che si ispirerà al disegno originario, riperimetrate l’area cani e l’area giochi per i bimbi mentre, in corrispondenza dell’edificio liberty, verrà realizzata una pavimentazione in sampietrini come era in origine. La collina artificiale che nasconde l’accesso alla centrale di controllo della metropolitana verrà trasformata in una «collina acrobatica», con strutture ludiche per i più giovani. La recinzione dei Trofei di Mario sarà ridisegnata in modo da permettere di riaprire il percorso tra i resti monumentali e la Porta Magica. Infine sarà ripristinata la fontana del Rutelli e sarà prevista la modellazione degli spazi verdi con percorsi trattati con ghiaia stabilizzata.

Isola ambientale Monti: No a questo pastrocchio!


Metro Cavour, Raggi e Meleo in tour contestate dai residenti: "No a Monti pedonale" „Metro Cavour, Raggi e Meleo in tour contestate dai residenti: "No a Monti pedonale"“

Metro Cavour, Raggi e Meleo in tour contestate dai residenti: "No a Monti pedonale"

Contestazione al Sindaco Raggi sul progetto di Isola Ambientale 
e pedonalizzazione nel Rione Monti.
Che siano i residenti a decidere con un Referendum.

da romatoday.it

Sindaca e assessore visitano la stazione riqualificata da Atac con il progetto pilota Art Stop Monti. Insorgono i cittadini del rione contro il progetto di pedonalizzazione: "Raggi ci ascolti"
 Metro Cavour, Raggi e Meleo in tour contestate dai residenti: "No a Monti pedonale"
Giro nella metro Cavour (con contestazione) per la sindaca Virginia Raggi, accompagnata dall'assessore Linda Meleo e dal consigliere e presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefano. La stazione è la prima riqualificata da Atac con la collaborazione di giovani artisti under 30 nell'ambito del progetto pilota Art Stop Monti: dodici lavori di sei artisti - selezionati dal 6 aprile al 31 maggio - che tramite una call troveranno spazio nei locali rinnovati e ripuliti.
Primo protagonista che anticipa gli interventi a rotazione è Rub Kandy, artista romano che oggi ha mostrato il suo "#IntheMoodForLoveRome", un intervento site specific che resterà visibile per 12 mesi. Dalle scritte al neon, alle fotografie scattate dall'artista in diverse stazioni sono vari i linguaggi utilizzati per raccontare chi vive i mezzi di trasporto nel quotidiano. Raggi ascolta le spiegazioni dell'artista che la accompagna nel tour, stretta tra fotografi, qualche fan che le strappa un selfie ma soprattutto proteste dei residenti del rione.

Siamo a Monti, quartiere da tempo in fermento per un progetto di pedonalizzazione pronto a calare dall'alto - questa l'accusa - della giunta Cinque Stelle. "Il rione non ha padrone, decidiamo noi sulla pedonalizzazione" e ancora "Raggi la senti questa voce? Parla con noi". Slogan e striscioni sorretti dai cittadini e qualcuno steso alle finestre, affiancano dall'inizio alla fine la breve passeggiata della prima cittadina. Lei però non batte il colpo sperato.

"Vogliamo sederci e confrontarci con calma sul progetto, cosa che ancora nonostante le tantissime richieste non è avvenuta" spiega Lisa Roscioni del Coordinamento Comitati Monti. "Con la pedonalizzazione del rione così ammazziamo gli artigiani e apriamo alla movida incontrastata, ai tavolini, diventiamo come Trastevere o come San Lorenzo. Questo è un quartiere di botteghe". Qualche modifica alla mobilità sì, è da fare. Ma non così. "Su via dei Serpenti dove il traffico invece è un problema hanno aumentato il flusso, togliendolo da strade come via Urbana che sta benissimo come sta" spiega la consigliera municipale dei Radicali, Nathalie Naim "i Cinque Stelle stanno completamente ignorando il volere dei romani. Questo progetto non lo vuole nessuno". 

Una posizione condivisa a livello municipale da destra a sinistra. Sul posto anche il consigliere di Fratelli d'Italia, Stefano Tozzi. "Vogliamo che siano i cittadini a dover decidere con un referendum municipale. Oggi c'è stata una dimostrazione pacifica di gente che vuole continuare a stare nel proprio rione"
Ai cittadini rispondono Meleo e Stefàno. "È stato fatto uno studio, l'ascolto in Commissione Mobilità c'è stato: non potete dire che vogliamo distruggere il rione perchè non è vero" replica l'assessore. Mentre Stefàno promette ma frena: "Entro aprile vi garantisco che ci vediamo, ci incontreremo però vi dico che non si può pensare di eliminare del tutto l'isola ambientale".



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Metro Cavour, Raggi e Meleo in tour contestate dai residenti: "No a Monti pedonale"

 


Così Roma dimentica i bambini: l'area giochi tra risse, spaccio e degrado


Roma dimentica i bambini,
risse, spaccio e degrado al parco di Colle Oppio,
quanto ancora i cittadini devono sopportare questa situazione?


da ilgiornale.it

È stato, forse, troppo clemente il New York Times quando, entrando a gamba tesa nelle disavventure della Capitale, scriveva: “I nuovi politici non sono migliori dei vecchi”. 


Basta fare due passi nel cuore di Roma, infatti, per rendersi conto che l’amministrazione anti-establishment è riuscita a fare anche peggio di chi l’ha preceduta.
Un esempio lampante di quanto appena detto ci giunge da Colle Oppio, il parco archeologico che – ogni anno – conduce milioni di turisti al cospetto del monumento più visitato al mondo: il Colosseo. Ma quest’area verde di Roma, drammaticamente abbandonata al degrado, non è solo una delle principali passerelle turistiche dell’Urbe. Qui, tra antichi ruderi e sentieri, c’è anche una piccola area giochi attrezzata, l’unica della zona, dove decine di bambini, ogni giorno, sperimentano la difficile convivenza con risse, spaccio di droga ed accampamenti abusivi.


“Noi non ce ne andiamo”

Sono da poco passate le 18 quando, giovedì scorso, scoppia una rissa tra alcuni immigrati che stanno bivaccando vicino all’area giochi, in quel momento particolarmente affollata, di Colle Oppio. Nel parco non c’è un presidio di sicurezza, di rado si vede passare qualche pattuglia, perciò spetta alle mamme chiamare il 113. La polizia arriva, controlla i documenti del gruppetto: “Sono dei richiedenti asilo di etnia curda, hanno le carte in regola per rimanere”, afferma un agente facendo spallucce di fronte alle richieste dei genitori. La pattuglia se ne va. Gli immigrati, come anticipato, restano. Ma, a sorpresa, restano anche le mamme. “Pochi minuti fa è scoppiata una rissa, ma non è una cosa che accade di rado – racconta Silvia – noi ci siamo abituate, tant’è che le mamme ormai conoscono la situazione, si spaventano, ma non abbandonano il parco”. E pensare che “la pericolosità di quest’area – s’inserisce Giorgio, il papà di Flavio – l’abbiamo segnalata anche mesi fa quando ci fu la vicenda dello stupro della donna australiana che dalla stazione Termini venne portata qui, di notte, e violentata a pochi passi dal parco giochi. Ricordo che, all’epoca, si mossero troupe televisive e giornali, ma al caso mediatico non ha fatto seguito nessun tipo di intervento per sorvegliare un minimo questa zona”.

Bambini “immersi” nel degrado

Ma l’affaire sicurezza, pur essendo in cima alle preoccupazioni dei genitori, non è certo il solo nodo da sciogliere. “Il giardino non è mai stato più sporco di così”, sostengono le mamme ed i papà, costretti a far giocare i propri figli in un’area che – a volerle fare un complimento – può esser definita “degradata”. A partire dall’erba alta, sino ad arrivare agli avanzi di cibo ed alle bottiglie di birra disseminate ovunque, passando per gli indumenti abbandonati a terra o sulle cancellate che proteggono le vestigia romane. I giacigli di cartone, i materassi e le coperte, in alcuni tratti, arrivano a ricoprire interamente il prato. E c’è persino una latrina a cielo aperto, proprio dietro all’area giochi, che emana un fetore insopportabile. Poi ci sono le siringhe. “Nel parco, così come in tutto il quartiere – prosegue Silvia – è tornata prepotentemente la droga, quindi troviamo sia siringhe usate ma anche, molto spesso, siamo testimoni di scambi di droga”, racconta questa giovane mamma indicando la vegetazione incolta dove, a suo dire, gli spacciatori sono soliti nascondere le sostanze che trafficano. 

Per le foto clicca qui >> goo.gl/EhKG7D

Si presenta così, nonostante i 600mila euro stanziati in occasione del Giubileo della Misericordia, il parco di Colle Oppio. Tanto il Servizio giardini quanto l’Ama, rispettivamente competenti della manutenzione e della pulizia della villa, dopo una serie di interventi che le mamme di Colle Oppio definiscono “spot”, latitano. E, all’orizzonte, lo scenario è ancor più fosco: in quel del Campidoglio, infatti, si è optato per la linea “sperimentale” e, per ovviare al problema, è stato deciso di ricorrere alle associazioni di volontariato che, a titolo gratuito, faranno da “stampella” alla zoppicante amministrazione grillina. Basterà?