martedì 28 ottobre 2014



Gioventù Nazionale lancia la campagna "Non chiudete quella porta" per l'accesso alle Garanzie Giovani, progetto dell'Unione Europea a sostegno della "Generazione N.E.E.T."

Per saperne di più

domenica 26 ottobre 2014

Il 20 novembre il film sulla strage partigiana. Ed è subito boicottaggio


da secoloditalia.it
È fissata per il 20 novembre l’uscita del film Il segreto di Italia del regista Antonello Belluco. Una storia d’amore (la protagonista è Romina Power) ambientata nella campagna veneta nella primavera del 1945, durante la sanguinosa guerra civile che produsse l’orrenda strage di Codevigo di cui si fa fatica ancora oggi a parlare.

Orrore a Codevigo

Codevigo, paesino della Bassa Padovana, visse giornate crudeli: a partire dal 28 aprile i partigiani della 28esima Brigata Garibaldi, comandati da Arrigo Boldrini detto Bulow,  uccisero senza processo e dopo crudeli torture uomini e donne dell’esercito della RSI e civili rastrellati e sospettati di simpatie fasciste. Le esecuzioni – 365 gli scomparsi ma poco più di cento i corpi ritrovati – avvennero di notte, spesso sulle sponde del fiume che scorre nei pressi di Codevigo e i cadaveri gettati nelle acque o in fosse comuni. Un odioso crimine di cui si leggeva un tempo solo nei libri del senatore missino Giorgio Pisanò e successivamente ne I giorni di Caino di Antonio Serena (ex senatore leghista).

La maestra Corinna Doardo

Poi un libro di successo come Il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa ha rievocato i massacri compiti dai partigiani dopo il 25 aprile 1945 e anche la sorte dei fascisti uccisi a Codevigo tra cui la maestra Corinna Doardo, che fu rapata a zero e portata in giro per le vie del paese prima di essere uccisa.  La sottoposero a sevizie tali che il medico accertò che solo un orecchio era rimasto intatto, la fucilarono e abbandonarono il cadavere nudo nel cimitero. Gli avvenimenti di Codevigo sono ricordati ora nel film di Belluco che già denuncia boicottaggi contro di lui.

Le sale rifiutano la proiezione

“Qualcuno – ha detto al Giornale – ha detto che il film è bello aggiungendo però che non lo poteva proiettare perché sono i partigiani a decidere”. Eppure Belluco, che ha ricevuto un contributo dalla Regione Veneto, non vuole essere etichettato come “revisionista”: “Racconto stati d’animo individuali e i sentimenti di una comunità all’interno di fatti terribili realmente accaduti”. Infine, gli è arrivata anche la raccomandata dell’avvocato del figlio di Arrigo Boldrini con la richiesta di visionare il film a tutela, si immagina, della reputazione del comandante Bulow. “Un’assurda limitazione della mia libertà di espressione”, lamenta Belluco.

sabato 25 ottobre 2014

Il Lavoro è un Diritto!





Articolo 18: Blitz di “Gioventù Nazionale” Colle Oppio al corteo della Cigl.

“Il lavoro è un diritto! Giù le mani dall’Articolo 18” con questo striscione, esposto su via Labicana, i militanti della sezione romana di Colle Oppio di “Gioventù Nazionale”, organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, hanno fatto capolino al corteo organizzato questa mattina dalla Cgil contro il Jobs Act.

«Abolire l’Articolo 18 non porterà di certo maggiore occupazione, quella norma è frutto di importanti lotte sociali e andrebbe piuttosto estesa a tutti i lavoratori. Se i datori di lavoro hanno difficoltà ad assumere, non si può pensare di risolvere il problema dando loro la possibilità di licenziare senza giusta causa. Verrebbero così legalizzate nuove forme di schiavitù, oltre a produrre ulteriore precarizzazione e abbassamento dei salari».

Lo rivendicano in una nota gli attivisti, ribadendo quanto già espresso nelle scorse settimane, quando hanno affisso manifesti in tutta Roma.

«Abbiamo voluto compiere questo gesto eclatante - spiegano - anche per lanciare un segnale ai sindacati, che oggi scendono in piazza dimenticando come in questi anni abbiano svenduto i diritti dei lavoratori. Non sono credibili e non ci stupiremmo se quella di oggi si rivelasse l’ennesima manifestazione di facciata, a discapito dei lavoratori che fanno finta di rappresentare. 
Ma c’è anche un problema di metodo: non si possono approvare provvedimenti così delicati esautorando il parlamento, tramite deleghe in bianco e votazioni in tarda notte con la scure del voto di fiducia sulla testa. Il tutto mentre il Presidente del Consiglio si trovava già a Milano per brindare con Merkel e Hollande. Sorge il sospetto che si tratti del prezzo da pagare da un Governo che, non avendo ricevuto alcun mandato diretto da parte del popolo, non è al popolo che si sente in dovere di rispondere. 

E non vorremmo che l’abolizione dell'art. 18 fosse solo un feticcio ideologico utile a spostare i riflettori da quelle che sono le vere sfide: detassare il lavoro; difendere il Made in Italy dalla concorrenza sleale; superare le discriminazioni tra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B; livellare i diritti verso l’alto e non verso il basso, per tutti.

Questioni alle quali Renzi non ci sembra stia fornendo brillanti risposte».

lunedì 20 ottobre 2014

La storia (di G. de Turris). La strage Usa dei piccoli di Gorla e il dovere del ricordo


da barbadillo.it

Avrebbe un grande significato simbolico e un impatto emotivo nel difficile momento che sta attraversando questo disgraziato Paese, se una importante autorità pubblica nazionale si recasse a Gorla, quartiere alla periferia di Milano, il prossimo 20 ottobre.

Magari il presidente della Repubblica che rappresenta di tutti gli italiani. Magari il presidente del Consiglio, se nel suo forsennato attivismo capisse l’importanza del gesto, lui che non ha ancora 40 anni e potrebbe far capire meglio di tutti come sia necessaria l’unità della nazione oggi.

Già, ma cosa è successo a Gorla la mattina del 20 ottobre 1944? 

Quel giorno Milano, città totalmente indifesa e alla mercé del nemico, subì una serie di bombardamenti a stabilimenti industriali di scarsissimo interesse militare, non prioritari come obiettivi di guerra. Il 451° Bomb Group americano aveva come bersaglio la Breda, ma sbagliò la rotta di avvicinamento: impossibilitato a ripetere la manovra, il comandante della squadriglia prese una decisione incosciente e criminale, disfarsi subito del carico di bombe dei suoi 35 aerei e non aspettare invece di essere sulla campagna o sul mare. Il risultato fu che gli ordigni piovvero sui quartieri periferici milanesi di Gorla, Turro e Precotto seminando morte e distruzione sui civili. 

Tra le altre costruzioni venne centrata in pieno la scuola elementare “Crispi” di Gorla: non si salvò nessuno, perirono 184 bambini fra i 6 e i 12 anni e una ventina fra insegnanti, preside e bidelli. Una carneficina che ispirò a Gimo Boccasile uno dei famosi manifesti nel suo inconfondibile stile (in foto in alto). “E’ probabilmente il più grave crimine di guerra dovuto ai bombardamenti alleati su l’Italia”, scrive Claudio Mauri. Ecco quel che avvenne a Gorla il 20 dicembre di 70 anni fa.

Mauri, giornalista e romanziere, su questo terribile fatto che ancora la maggior parte degli italiani ignora o ha dimenticato, ha costruito un drammatico atto unico (Il male viene dal cielo, Tabula Fati, p.70, euro 7) che presenta sul palcoscenico un angoscioso e angosciante faccia a faccia tra la famiglia di uno dei bimbi morti tra le macerie della scuola ed uno dei piloti responsabili dell’eccidio giunto in vacanza con la moglie a Milano negli anni Settanta: un pilota, quasi ignaro del suo misfatto, che viene esso di fronte alle proprie responsabilità ed agli effetti di una scelta incosciente e criminale.

Nella sua prefazione al testo, il professor Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionale alla Università statale di Milano e autore de La guerra integrale (Il Mulino, 2009), nota come i bombardamenti sulle città durante l’ultima guerra siano stati “una strategia consapevole e ripetuta da tutte le parti. Poiché le potenze democratiche vincitrici non vi hanno ricorso meno – anzi, se mai ne hanno fatto ricorso di più – delle potenze totalitarie sconfitte”, e inoltre che “più spesso ancora che come espedienti disperati per evitare la sconfitta, i bombardamenti sono stati impiegati come strumenti ‘parsimoniosi’ per accelerare la vittoria”. 

Si trattò, senza ombra di dubbio di “bombardamenti terroristici”, cioè usati per seminare il terrore fra la popolazione civile (il moral bombing teorizzato dagli inglesi sin dagli anni Venti), come quella dell’Italia settentrionale nel 1844-5 praticamente indifesa dalle offensive aeree.

Ormai dopo tanto tempo non è che si possa ignorare tutto ciò: libri documentati ve ne sono, da quello lontano di Giorgio Bonacina (Obiettivo Italia, Mursia, 1970) a quello di Achille Rasteli dedicato a Milano (Bombe sulla città, Mursia, 200), a quelli più recenti di Federica Saini Fasanotti (La gioia violata, Ares, 2006) e di Marco Patricelli (L’Italia sotto le bombe, Laterza, 2007). Secondo l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito le vittime civili dei bombardamenti anglo-americani sul nostro Paese sono state 25.000 nel 1940-3 e altre 39.000 nel 1943-5.

Come scrive Claudio Mauri introducendo la sua opera teatrale, “il nostro Paese vive dal dopoguerra in una sorta di sindrome di Stoccolma verso i vincitori ritenendo che qualsiasi azione bellica compiuta nel nome di una guerra contro il nazifascismo sia in ogni cado giustificabile”.

Tanto è vero che la carneficina di Gorla resta un fatto tutt’al più locale senza alcun risonanza nazionale rispetto a quelle compiute dai tedeschi delle quali nessuna è dimenticata. Nel 1947 i genitori di quei piccoli morti eressero a loro spese un monumento, opera dello scultore Remo Brioschi, con i marmi donati da La Rinascente e l’acciaio donato dalla Falck. La tragedia la si ricorda quasi in privato con rappresentanti delle istituzioni locali. 

Non si tratta di una strage nazista, i duecento morti non li hanno fatti le SS. E’ amaro doverlo dire, ma è proprio così. Lo dimostra il sito del comune di Milano dove si ricorda la visita del sindaco Pisapia il 20 ottobre 2013 a Gorla: “Il Comune di Milano – ha spiegato il Sindaco – è pronto a ricordare in modo speciale [nel 2014] i propri martiri, coinvolgendo la città, e facendo conoscere un dramma che ancora troppi non conoscono. Coltivare la memoria di Gorla vuol dire essere italiani sino in fondo, vuol dire amare la nostra democrazia”. Belle parole certamente, ma essere “italiani sino in fondo” significa anche essere meno ipocriti e tartufeschi indicando i responsabili del massacro, cosa che ci si guarda accuratamente di fare, non si tratta mica di una efferata “strage nazifascista”!


Ecco perché forse la presenza del capo dello Stato o del presidente del Consiglio, accanto al sindaco Pisapia (se manterrà la sua promessa del 2013) sarebbe fondamentale per ricordare a questa nazione che tutti i morti sono uguali: e quelli uccisi dai soldati della Wehrmacht e quelli uccisi dagli aviatori dell’USAF. Non si deve dimenticare nessuno, come non si deve giustificare nessuno.

Politica. Meloni (Fdi) a Reggio Calabria: “Italia lasciata sola dall’Ue sull’immigrazione”



da barbadillo.it

“L’Italia è stata completamente abbandonata dall’Unione Europea che è incapace di prendersi le proprie responsabilità”: è questa la presa di posizione del presidente nazionale di FdI-An, 

Giorgia Meloni, durante la manifestazione nazionale del partito a Reggio Calabria.
“Dicono a noi – ha spiegato  - che dobbiamo fare i compiti a casa, ma gli stessi compiti l’Europa non li fa. E il Governo accetta di essere abbandonato. Chiediamo che l’Europa si carichi del fenomeno dell’immigrazione. È un fenomeno che l’Italia non può affrontare da sola. Un anno dopo Mare Nostrum Fratelli d’Italia viene a Reggio Calabria per dire che questa iniziativa è stata un’operazione fallimentare, sia sul piano del tentativo di governare il fenomeno migratorio, sia sul piano umanitario”.

Preferenza nazionale


Per la Meloni “il risultato fallimentare è costituito dai cento milioni di euro spesi solamente per Mare Nostrum, più i 30 euro che costa qualunque immigrato richiedente asilo o metta piede sul nostro territorio nazionale. Anche qui è curioso: lo Stato italiano spende 30 euro al giorno per ogni immigrato, che sono 900 euro al mese. E nella stessa nazione si ritiene che un anziano possa vivere con una pensione sociale di 480 euro”.

domenica 12 ottobre 2014

No al Parco dormitorio!



Ieri pomeriggio abbiamo pulito il Parco del Colle Oppio e svolto un volantinaggio per la riqualificazione del parco, chiedendo alle istituzioni capitoline e municipali maggiore sicurezza e maggior decoro!


Da qualche mese a questa parte il Parco del Colle Oppio, uno dei più belli di Roma, vetrina della Capitale per milioni di turisti, è diventato nuovamente una tendopoli dove centinaia di immigrati dormono e bivaccano. Siamo al paradosso che a 100 metri di distanza si parla di valorizzazione dei Fori mentre nel Parco ci sono problemi di igiene e di sicurezza, che trasformano il centro di Roma in una città del terzo mondo, a cui si aggiunge anche la preoccupazione per le precarie condizioni di queste persone, che sono costrette a dormire per terra e con l’arrivo dell’inverno saranno costrette a scaldarsi con qualche rimedio di fortuna. E’ una situazione non più tollerabile, quanto sta accadendo nella nostra città, e in particolare in questo storico Rione, ci preoccupa fortemente. C’è grande allarme soprattutto tra i cittadini che pagano gli errori del centrosinistra sulle politiche della sicurezza e sull’immigrazione selvaggia, sono ormai quotidiane le notizie di scippi, spaccio di droga e risse che avvengono all’ Esquilino e in particolare nel parco di Colle Oppio.                                        

NO AL PARCO DORMITORIO!

mercoledì 8 ottobre 2014

Giù le mani dall'articolo 18





Questa notte i ragazzi della sezione "Colle Oppio" di Gioventù Nazionale, l'organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia, hanno attaccato diversi striscioni sui muri della città di Roma per protestare contro le proposte del governo Renzi di abolire l'articolo 18 per alcune categorie, ed in particolare per i più giovani.
"La crisi non si combatte riducendo i diritti, ma aumentandoli" ha dichiarato Francesco Todde, responsabile della sezione. "L'idea di abolire i diritti perché non tutti ne possono usufruire è semplicemente ridicola: l'articolo 18 è frutto di lotte sociali importanti, e andrebbe piuttosto esteso a tutti i lavoratori".
"Abolito l'articolo 18 i lavoratori saranno alla mercé del datore del lavoro, senza diritti e sottomessi alla concorrenza fondata non sulla qualità e sul merito, ma sulla disponibilità e sulla sottomissione. Abolire l'articolo 18 significa ripristinare la schiavitù, e cancellarlo proprio per i più giovani comporterà un aumento di precarietà e una riduzione delle già poche tutele a favore dei ragazzi, già gravemente penalizzati.
Nessun posto di lavoro verrà creato con questa folle misura. Piuttosto chiediamo a Renzi di procedere all'immediata abolizione delle tasse sul lavoro, e l'estensione delle tutele previste dall'articolo 18 anche ai lavoratori che oggi non usufruiscono di questo diritto".

da tusciatimes.eu

ROMA- Questa notte i ragazzi della sezione “Colle Oppio” di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia, hanno attaccato diversi striscioni sui muri della città di Roma per protestare contro le proposte del governo Renzi di abolire l’articolo 18 per alcune categorie e in particolare per i più giovani. 

«La crisi non si combatte riducendo i diritti, ma aumentandoli». ha dichiarato Francesco Todde, responsabile della sezione. «L’idea di abolire i diritti perché non tutti ne possono usufruire – continua – è semplicemente ridicola: l’articolo 18 è frutto di lotte sociali importanti, e andrebbe piuttosto esteso a tutti i lavoratori. Abolito l’articolo 18 i lavoratori saranno alla mercé del datore del lavoro, senza diritti e sottomessi alla concorrenza fondata non sulla qualità e sul merito, ma sulla disponibilità e sulla sottomissione. 

Abolire l’articolo 18 significa ripristinare la schiavitù, e cancellarlo proprio per i più giovani comporterà un aumento di precarietà e una riduzione delle già poche tutele a favore dei ragazzi, già gravemente penalizzati. Nessun posto di lavoro verrà creato con questa folle misura. Piuttosto – conclude – chiediamo a Renzi di procedere all’immediata abolizione delle tasse sul lavoro, e l’estensione delle tutele previste dall’articolo 18anche ai lavoratori che oggi non usufruiscono di questo diritto».


da romatoday.it

"Giù le mani dall'art. 18", il blitz di 'Gioventù nazionale' sui muri di Roma
"Abolire le tasse sul lavoro. Non i diritti. Giù le mani dall'articolo 18”. E' questa la scritta che nella notte è comparsa su alcuni muri della città. Il blitz contro il governo Renzi è della sezione 'Colle Oppio' di Gioventù Nazionale, l'organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia. “La crisi non si combatte riducendo i diritti, ma aumentandoli” ha dichiarato Francesco Todde, responsabile della sezione. “L'idea di abolire i diritti perché non tutti ne possono usufruire è semplicemente ridicola: l'articolo 18 è frutto di lotte sociali importanti, e andrebbe piuttosto esteso a tutti i lavoratori”.
Per Gioventù nazionale l'abolizione dell'articolo 18 andrebbe a pesare sulle condizioni dei lavoratori “alla mercé del datore del lavoro, senza diritti e sottomessi alla concorrenza fondata non sulla qualità e sul merito, ma sulla disponibilità e sulla sottomissione” continua la nota che spiega l'azione di protesta.
Colpiti anche i più giovani:“Abolire l'articolo 18 significa ripristinare la schiavitù, e cancellarlo proprio per i più giovani comporterà un aumento di precarietà e una riduzione delle già poche tutele a favore dei ragazzi, già gravemente penalizzati. Nessun posto di lavoro verrà creato con questa folle misura”.