martedì 28 gennaio 2014

BANKITALIA: “Ciò che sta accadendo senza che nessuno lo sappia”


da rapportoaureo.wordpress.com
Riportiamo quanto pubblicato nel profilo facebook dell’europarlamentare Marco Scurria, già noto al nostro blog per essersi più volte battuto per la proprietà della moneta. Invitiamo pubblicamente tutti alla divulgazione di questo articolo e di tutti gli altri presenti sulla rete (tra cui questo post di Lucio di Gaetano nel blog beppegrillo.it) che informano sulla vicenda della svendita di Bankitalia. L’ultimo grande furto ai danni degli ignari italiani.
di Marco Scurria
Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati è chiamata a dare il parere definitivo al Decreto Legge di Letta e Saccomanni emanato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 27 Novembre, proprio mentre le telecamere dei media di tutto lo Stivale erano concentrate sulla decadenza da Senatore della Repubblica di Silvio Berlusconi. Il DL va a modificare l’assetto dei proprietari della Banca Centrale Italiana, oggi in mano ai maggiori cartelli finanziari operanti nel Belpaese, tra cui Intesa San Paolo, Unicredit e Assicurazioni Generali. Il Governo ha stabilito di trasformare la banca che una volta era degli italiani in una “public company”, dove di pubblico non ci sarà ovviamente nulla: ogni operatore del mercato finanziario globale potrà acquistare le quote di Bankitalia fino a detenere un massimo del 5% delle azioni. Questo significa, ad esempio, che le varie banche d’affari americane Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e City Groups potranno spartirsi insieme ad altri operatori (magari Cinesi, Tedeschi ecc…) la Banca Centrale Italiana.
Il bello è che il Governo Berlusconi approvò nel 2005 una legge (la sconosciuta 262/2005) che prevedeva esattamente il contrario: la rinazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano. Accadde nel 2005, quando – dopo interminabili pressioni – finalmente si seppe chi erano gli azionisti di BdI, fino a quel momento sconosciuti. La legge approvata dal Parlamento dall’allora centrodestra non è mai piaciuta (chissà perché…) ai banchieri italiani, appena qualche mese fa il Presidente dell’ABI Patuelli chiese di cambiare la 262/2005 che in tanti anni non è mai stata resa operativa. Saccomanni, che viene proprio da Bankitalia, ha subito obbedito al dicktat e grazie al silenzio dei media, ora il Parlamento si accinge ad approvare un provvedimento che scippa in maniera definitiva la Banca Centrale agli italiani.
Ma c’è di più. Il motivo formale per cui non è mai stata resa operativa la 262/2005 è rintracciabile nella questione del capitale delle quote. Il valore di Bankitalia era, fino al decreto legge di Letta e Saccomanni, di appena 156.000 euro, cifra stabilita dalla legge bancaria del 1936. Con il DL del Governo e grazie ad una stima di alcuni “saggi” nominati dallo stesso Saccomanni, si è deciso in forza di legge che il valore della BdI è di circa 7 MILIARDI di Euro. Grazie a questa operazione gli azionisti come Unicredit, San Paolo etc… si sono ritrovati un grande capitale a disposizione, pronto da vendere al mercato. Capite? E’ come se il Governo stabilisse a tavolino che il valore della vostra società o della vostra abitazione fosse moltiplicato esponenzialmente! Un regalo unico ai soliti noti, con l’aggravante che quella creazione di denaro dal nulla (che tra le altre cose ha fatto incazzare anche la Bundesbank!) doveva andare a vantaggio dello Stato italiano, degli italiani, nostro.
A completamento di questa grande manovra alle spalle di tutti gli italiani, c’è da aggiungere la questione della riserva aurea di Palazzo Koch: tonnellate e tonnellate di lingotti d’oro nostri diverranno proprietà di chi comprerà la nostra Banca. Circa 100 Miliardi di riserve auree (l’Italia è il terzo Paese più ricco d’oro del mondo) voleranno via insieme all’ultimo residuo di sovranità del popolo italiano.
Non possiamo permettere che tutto ciò accada in sordina, dobbiamo far sapere la verità e contrastare in Parlamento quest’atto di alto tradimento. Ne va del futuro della nostra terra.

Passa la fiducia sulla privatizzazione di Bankitalia.



Quello che è successo a Montecitorio qualche giorno fa...

da secoloditalia.it

Bankitalia, a dispetto del nome, non è la Banca degli italiani. Tanto più da oggi, giorno in cui la Camera ha dato la fiducia al decreto Imu-Bankitalia (con 335 sì e 140 no) nel quale si stabilisce di fatto la privatizzazione del più grande istituto di credito italiano. Il via libera al decreto legge (è la quindicesima fiducia per il governo Letta) è passato con il no di Fratelli d’Italia, Sel, Forza Italia e Movimento Cinquestelle.Mentre in Piazza Montecitorio si svolgeva il flash mob di Fratelli d’Italia contro «la rapina ai danni degli italiani» e al microfono si alternavano Guido Crosetto, Fabio Rampelli, Giorgia Meloni, Marco Scurria e Antonio Guidi, in aula Massimo Corsaro ha contestato metodo e merito del provvedimento. «Avete utilizzato il “treno” di questo dl per inserire qualcosa che con l’Imu non c’entra niente, come la governance della Banca d’Italia,  un argomento delicato che il Parlamento avrebbe dovuto ampiamente discutere». Con l’aumento di 46 volte del capitale, infatti, si passa da 156mila euro a 7,5 miliardi di euro, le banche dovranno pagare una tantum soltanto il 12 per cento di tasse, 800 milioni di euro, a fronte di dividendi che arriveranno al 6%. «Avete introdotto banche private, assicurazioni, fondi pensione private a capitale straniero – ha puntualizzato il deputato di FdI – ci state consegnando alla finanza internazionale che ha già dimostrato di non avere a cuore l’economia dell’Italia». Stessa linea fuori dal Palazzo: “Giù le mani dalla banca degli italiani!”: è il testo dello striscione che ha accompagnato la manifestazione nella quale militanti e simpatizzanti del partito guidato dalla Meloni hanno distribuito un volantino raffigurante Enrico Letta, Angelino Alfano e Fabrizio Saccomanni in versione “Banda Bassotti” con la scritta “Questa è una rapina! Con un decreto legge rubano la Banca d’Italia per regalarla alla grande finanza internazionale”.  La fiducia ha evitato al governo Letta di affrontare gli oltre 700 emendamenti presentati da FdI e da altri partiti di opposizione. Anche i Cinquestelle hanno fatto sentire la loro voce. «Stanno svendendo la banca degli italiani, con chi sta regalando gli ultimi pezzi di sovranità che ci restano – ha tuonato in aula Sebastiano Barbati poco prima del sit-in al centro dell’emiciclo dei colleghi pentastellati (poi allontanati) – ditelo ai cittadini, che sui loro investimenti prendono lo zero virgola qualcosa per cento, che state garantendo agli azionisti un rendimento addirittura del 6 per cento senza rischi! 450 milioni di euro sottratti alle casse dello Stato, 450 milioni di euro che dovrete coprire con nuove tasse». Contraria anche Forza Italia che ha respinto sia la parte riguardante l’Imu («il governo aveva promesso la cancellazione totale della tassazione sull’abitazione principale», ha dichiarato Daniele Capezzone), sia la parte su  Bankitalia («un esproprio a danno dei cittadini e un regalo a qualche grande banca. Non nascondiamoci dietro un dito»).

mercoledì 15 gennaio 2014

Una serata speciale...



E' stata una giornata particolare quella di Venerdì 10 gennaio e non solo perchè cade proprio in quel giorno l'anniversario della morte di Alberto Gianquinto ma anche e soprattutto per la serata che abbiamo organizzato all'interno delle nostre mura dedicata a quei giovani guerrieri che persero la vita quel 7 gennaio di 36 anni fa nella ormai purtroppo nota strage di Acca Larenzia. Il nostro intento era quello di far incontrare e condividere canti e sensazioni con le varie generazioni di Militanti che hanno vissuto nel tempo la nostra sezione e così è stato! E allora Venerdì sera si sono ritrovati in quel luogo dove hanno trascorso i migliori anni della loro gioventù, vecchi militanti di varie generazioni, quelli un pò più giovani, molti con al loro seguito i figli, in un bellissimo quadro riassumibile in un'unica frase che a noi piace tanto "Di Padre in Figlio" Dai più "vecchi" ai più giovani che vivono le sezioni storiche della Destra romana fino ad arrivare ai più piccoli, al futuro che magari un domani verrà e che lo possiamo leggere solo nei loro occhi. Questo per noi è stato il miglior modo per ricordare il sacrificio di Franco, Francesco, Stefano ed Alberto, ricordarli con un concerto di musica alternativa, quella musica che cantavano ed ascoltavano anche loro; ricordarli nello stare tutti insieme ad abbracciarci e a cantare canzoni che parlano di sogni e di lotta; ricordarli nel fare Comunità,  li abbiamo voluti ricordare così, per noi il miglior modo è quello di continuare su questa strada, donandosi giornalmente per costruire un futuro migliore per la nostra Patria.

martedì 14 gennaio 2014

Sit in alla Camera per chiedere il ritorno dei nostri marò. Perché Letta e Bonino continuano a tacere?


Articolo sulla manifestazione di Fratelli D'Italia di ieri per chiedere la libertà dei nostri Marò
da secoloditalia.it
È stata una manifestazione rumorosa e partecipata quella indetta oggi pomeriggio a Montecitorio per chiedere il ritorno dei nostri marò, detenuti in India da quasi due anni. La protesta, organizzata da Fratelli d’Italia, inizialmente prevista a Piazza Colonna, è stata trasferita davanti a Montecitorio e ha visto la presenza del presidente di Fdi, Ignazio La Russa, dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, di Guido Crosetto, dell’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, di Fabio Rampelli, di Luciano Ciocchetti e di esponenti di “Prima l’Italia”. Diversi gli striscioni con varie scritte, da “Marò, riportiamoli a casa” e “Prima i nostri Marò”, molte le bandiere, moltissimi gli slogan e i canti, tra cui l’inno nazionale. 
Il silenzio di Letta e Bonino è inaccettabile, ora occorre coinvolgere tutto il sistema Italia, è stato il messaggio lanciato dai manifestanti scesi in piazza per chiedere all’esecutivo azioni concrete per la liberazione dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. «Bisogna passare da una questione diplomatico-giudiziaria, di fatto burocratica al coinvolgimento di tutto il sistema Italia. Basta narcotizzare con false rassicurazioni i cittadini», ha sottolineato il presidente di Fdi Ignazio La Russa, secondo cui «bisogna veramente mettere in discussione i rapporti bilaterali con l’India, discutere della permanenza nelle missioni internazionali e, in extrema ratio, prevedere di candidare i due militari alle elezioni europee per costringere l’Europa, assieme all’Italia, a intervenire». La Russa, rivolgendosi poi direttamente al presidente della commissione Esteri Fabrizio Cicchitto, lo ha invitato a non lasciare «che il M5S vada in proprio a bussare alla porta dei marò. 
Si crei una delegazione parlamentare che verifichi l’effettiva situazione, di questo governo non ci fidiamo». E ha proseguito: «Qualcuno deve spiegare chi dette l’ordine di far attraccare la nave al porto indiano e come si è arrivati, dopo che Terzi era riuscito a riportare i fucilieri in Italia, a rimandarli in India lasciando di stucco le stesse autorità indiane, altrimenti chiederemo una commissione d’inchiesta parlamentare», ha affermato La Russa. 
Per il coordinatore nazionale di Fdi Guido Crosetto, «l’ignavia di Letta e Bonino è  inaccettabile, forse Bonino si interessa solo a far liberalizzare le canne ma spetta a lei fare il possibile» mentre tra i manifestanti, oltre all’ex ministro Giulio Terzi era presente anche l’ex sindaco Gianni Alemanno, che ha chiesto al governo di «fare minacce concrete al Paese asiatico: si dica che si interrompano le relazioni diplomatiche e commerciali con l’India». 
Giulio Terzi, da parte sua, ha ricordato che i due fucilieri di Marina «non dovevano essere rimandati in India» e, se questo è stato fatto, è anche per le «fortissime pressioni di gruppi economici sul governo». Terzi ha anche detto che il silenzio di queste ore di Nuova Delhi sulla possibilità che venga applicata la legislazione antiterrorismo sul caso dei due marò «mi fa temere per la loro vita». «Tutti – ha ricordato – hanno detto che quella legislazione non era applicabile, che non dovevamo preoccuparci, ma il fatto è che queste assicurazioni non si sono concretizzate. Ho sostenuto sin dall’inizio che un impegno formale sulla non applicazione di questa legislazione antiterrorismo ai nostri marò era il presupposto per la loro riconsegna. Mi sono espresso contro il rinvio dei marò». 
Intervenendo poi sulla vicenda da Facebook, la presidente dei deputati di FdI Giorgia Meloni ha scritto che «l’Italia deve porsi il problema del ritiro dei suoi militari dalle missioni di pace perché se i nostri militari non sono così importanti da essere difesi e tutelati in questa vicenda, nella quale l’India sta violando tutte le norme del diritto internazionale, allora non lo sono mai. La grande partecipazione spontanea di oggi alla manifestazione dimostra che gli italiani sono particolarmente sensibili su questo tema, mentre è inaccettabile il silenzio del ministro Bonino. Riportare a casa i nostri marò è una priorità nazionale». Attacchi al governo anche da parte di Stefania Prestigiacomo, deputata di Forza italia: «Non ho visto né il ministro Bonino né il premier Letta alzare la voce, sollecitare l’intervento dell’Onu, non ho visto un’iniziativa forte per sbloccare questa situazione e credo che la mobilitazione dei cittadini potrà servire a dimostrare alla comunità internazionale e all’India che l’Italia non può accettare supinamente una decisione dove addirittura si paventa il rischio della pena di morte. Stiamo parlando di due soldati che non facevano altro che il loro lavoro, cioè contrastare la pirateria. Mi auguro che da parte del governo ci siano iniziative paragonabili a quelle assunte da Tajani di interrompere gli scambi commerciali con l’India». In mattinata c’era stato un altro blitz per la liberazione dei due marò, da parte di un gruppo di attivisti che, capeggiati dall’ex parlamentare Pdl Souad Sbai, hanno esposto striscioni in cima all’Altare della Patria per chiedere il rilascio di Latorre e Girone che, secondo alcune indiscrezioni della stampa indiana, rischierebbero la pena capitale.
E dall’India si risponde col solito refrain: «Il caso dei marò è una vicenda sub-judice che il governo non intende commentare», ha detto anche poche ore fa a Nuova Delhi il portavoce del ministero degli Esteri, Syed Akbaruddin, aggiungendo che «la questione è discussa in un tribunale, il suo luogo naturale, e quindi il governo si astiene dal commentarla». Tuttavia giovedì scorso la questione dei marò fu trattata all’interno di un vertice a tre fra il ministro degli Esteri Salman Kurshid, della Giustizia Kabil Sibal e degli Interni, Sushil Kumar Shinde. 
Al termine di quell’incontro Khurshid aveva dichiarato di aver voluto dare «la prospettiva del caso dal punto di vista degli Esteri», per ricordare che l’India ha dato in passato assicurazione all’Italia che la vicenda dei marò non rientra nei casi in cui si può applicare la pena di morte. «Temo – aveva aggiunto però – che ci sia bisogno di una ulteriore riflessione da parte di differenti agenzie e ministeri coinvolti in modo che il ministro dell’Interno abbia una visione globale. Io ho cercato di farlo, ma è necessario lo facciano anche altri responsabili». Shinde aveva poi indicato che nessuna decisione sul modo di proseguire il processo nei confronti dei Fucilieri di Marina italiani è stata ancora presa. 
Insomma, ora che anche Staffan de Mistura si accorge che l’India sta continuando ad effettuare una estenuante “melina”, tornano attuali le parole dell’ex sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica che all’inizio della crisi mise in guardia il governo italiano contro quello che definì «il metodo indiano», di gestire la vicenda procrastinando e rinviando. 
Avvertimento però inutile, a quanto pare…

Destra, la Meloni sogna la Le Pen: "Basta coi moderati e i buonisti"


da liberoquotidiano.it
Marine Le Pen trascina il «suo» Front National sopra l'Ump, la destra «tradizionale» francese. E rischia, così, di cambiare la faccia dell’Europa, terremotarne l’equilibrio politico, imponendo una decisa svolta a destra. Per molti osservatori la Marine Le Pen italiana potrebbe essere lei, Giorgia Meloni. Distaccatasi per tempo dal Pdl, fondatrice di Fratelli d’Italia, preferisce scherzarci su: «Magari! Mannò...». Salvo poi snocciolare, una ad una, similitudini e differenze tra la destra francese e quella italiana che vorrebbe. Scoprendo che le prime sono molto più delle seconde. 

Il Front National è stimato a quota 25%, un quarto degli elettori francesi. Cosa la colpisce?
«La cifra, evidentemente. La si raggiunge soltanto convincendo elettori che, fino ad oggi, si erano rivolti altrove. Il Fn ha il consenso di uomini e donne che fino a qualche tempo fa non l’avrebbero mai votato. Ha convinto». 

Marine Le Pen ha svecchiato la sua formazione e la destra in genere: poco spazio per nostalgici e nazionalisti, ma posizioni forti, decise…«La lezione è che bisogna avere più coraggio, che si può e si deve sfidare il pensiero unico dominante, senza paura. Servono determinazione e chiarezza». 

Sta dicendo che voi, prima col Pdl, oggi con Fdi, non siete stati sufficientemente chiari?
«Io penso che, come diceva qualcuno, in questo tempo “non possiamo permetterci il lusso di essere moderati”. La gente è arrabbiata, altroché. Dobbiamo sì sintetizzare tutte le identità, ma dire no alla melassa e al conformismo. Perché non è con la melassa delle “larghe intese” che si risolvono i problemi della gente. E bisogna dire la verità». 

In che senso, scusi: dite bugie?
«No, ma i partiti politici in genere, tranne il mio, preferiscono tacere alcune verità, perché spesso la verità fa male e certo non aiuta a prendere voti». 

Madame Le Pen ha raccontato un po’ di verità, le sue. Tipo che l’Europa ucciderà la Francia, che l’euro è il male assoluto...«Ci sono cose nel suo programma che non sottoscriverei mai». 

Vogliono portare la Francia fuori dall’Europa, lei che ne dice?  
«Secondo me non esiste, l’Italia non può. La risposta ai limiti dell’Europa non può essere meno Europa, ma più Europa. A noi serve un’Europa forte della buona politica e dei popoli che contrasti l’Europa della finanza, delle banche, dei poteri forti invisibili». 

Tolta di mezzo la contrapposizione all’Europa, la destra italiana ha un argomento in meno.... 
«Guardi che l’Europa è un tema che va affrontato, anche se non in quel modo». 

E come, invece?
«Bisogna rivendicare il primato del diritto nazionale su quello europeo. Perché non ne possiamo più di essere guardati dall’alto in basso dall’Europa, quando ogni anno diamo 4 miliardi in più di quelli che ci tornano. In Europa non abbiamo tutti gli stessi diritti e non si capisce perché, per esempio, i tedeschi fanno gli europeisti, poi hanno la clausola di salvaguardia: se il 10% dei parlamentari è contrario ad una norma europea,  le bloccano...». 

In Italia, invece, riceviamo il fax da Bruxelles e, al massimo, ratifichiamo. Si può fare qualcosa? 
«Fdi aveva chiesto, nel dibattito per la riforma della Costituzione, che vi si inserisse una clausola simile a quella tedesca».

E uno. Altri punti di vicinanza con la destra francese?
«Sull’immigrazione, per esempio, l’Europa sta sbagliando tutto. Al di là della passerella fatta a Lampedusa da José Manuel Barroso, le istituzioni europee si stanno comportando come se quello dell’immigrazione fosse davvero solo un nostro problema. Intanto in Spagna sparano al confine, in Francia chiudono le frontiere, in Austria pure...». 

Ma la destra italiana discute da almeno un ventennio di immigrazione: la Bossi-Fini, per esempio...  
«Sono temi che non si affrontano col folclore. In Italia si oscilla pericolosamente tra buonismo e razzismo biologico...».

Che fanno entrambi danno. 
«Come la demagogia pericolosa che vedo in questi giorni. Di fronte alla tragedia di Lampedusa, al dramma di disperati che si consegnano ad assassini perché pensano di trovare una vita migliore in Italia, non si può rispondere dicendoAllora cambiamo la Bossi-Fini e apriamo le frontiere».

E come si risponde, scusi?
«Con la verità. Dicendo che l’Italia oggi non è in grado di garantire a chi arriva la “vita migliore” che si aspettano. Che i clandestini finiranno nella rete della criminalità organizzata o a fare i lavavetri... Bisogna avere coraggio di dirlo e di investire sulla cooperazione e sugli accordi con i paesi di origine». 

E tenere la Bossi-Fini.
 «Smettiamola con le ipocrisie e parliamo di dati. Quando c’era il centrodestra al governo ci sono stati meno sbarchi e meno vite perdute».

Il Front National è «patriottico», Fdi pure. 
«Il tema del patriottismo, specie quello economico, è di stringente attualità anche da noi. Telecom, Alitalia, Finmeccanica... Abbiamo avuto una politica che, in nome del mercato, ha portato l’Italia a rinunciare ai suoi asset strategici. Ci rendiamo conto che Telecom è finita agli spagnoli che stanno peggio di noi e che magari hanno preso i soldi per l’operazione dal fondo Salvastati che noi abbiamo alimentato? E il premier Enrico Letta non è riuscito a dire altro che “è il mercato” che decide». 

Un’altra “verità” che vuole dire?
«Sì, che non è possibile che ci sia chi in Italia, oggi, ha una pensione da 10 mila euro al mese per la quale non ha versato i contributi. Questo alimenta lo scontro tra generazioni, tra gli iper garantiti e i non garantiti. Bisogna abbattere la caste, siano esse fisiche o culturali». 

Fdi può diventare il «nostro» Front National?
«La nostra sfida è costruire un nostro modello, non scimmiottarne un altro. Con Officina Italia stiamo prendendo il meglio di culture politiche diverse, cercando di sintentizzarle. Lavoriamo partendo dai contenuti, consci che serve coraggio. Potrebbe nascerne una esperienza unica. E chissà...».

lunedì 6 gennaio 2014

Acca Larenzia


Le radici sono la nostra storia, la nostra memoria.
Affondano nella nostra terra, nel nostro mare.
Sono segni e parole, cose e persone, sono brezza e bellezza 
nell'alba che dissolve la nebbia.

ACCA LARENZIA e i suoi Figli
sono le nostre RADICI.

In ricordo di Franco, Francesco, Stefano ed Alberto.