mercoledì 28 agosto 2013

Siria. Da Meloni ad Emergency i “no” alla guerra. A sinistra? Sì alle bombe se c’è l’Onu


da barbadillo.it
C’è chi dice “no”. Dinanzi alla crisi siriana – e alla cappa di disinteresse che la politica ufficiale italiana sta dimostrando sulla vicenda – c’è chi il problema dell’eventuale coinvolgimento militare dell’Italia se lo pone. Se da una parte, infatti, sono i “problemi” di natura interna (“cade o non cade il governo?”) a interessare i maggiori partiti della coalizione di larghe intese (che quindi delegano le faccende di politica estera agli “addetti ai lavori”, vedesi ministero degli Esteri della Bonino, come se la questione sia “diplomatica”), dall’altra esistono realtà che non rinunciano a ragionare politicamente sui perché di una crisi regionale e internazionale allo stesso tempo che l’intervento militare potrebbe peggiorare e rendere cronica invece che risolvere.
Attenzione però. Questa volta – a differenza dell’intervento in Afghanistan e in Iraq – il fronte degli scettici rispetto all’opzione militare non vede più in prima linea movimenti, sinistra radicale e quotidiani nazionali della gauche. Così come le tematiche: non più un pacifismo di maniera si contrappone alla guerra in Siria, ma ragionamenti che mettono in mezzo il rispetto per la sovranità, opportunità politica e geopolitica. Un chiaro “no”, ad esempio, è arrivato da Fratelli d’Italia che ha spiegato come il partito «non intenda avallare alcun intervento militare in Siria». Il no al coinvolgimento militare, come ha spiegato Giorgia Meloni, coincide con il fatto che «l’Italia ha già pagato il sostegno ai suoi alleati quando è stato necessario e giusto farlo, come nei conflitti in Iraq e in Afghanistan, esattamente come già contribuiamo attivamente a numerose missioni Onu, come in Libano e in Kosovo». Il punto è che adesso non è chiara «quale sia la strategia che Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti vogliono adottare in Nordafrica e in Medio Oriente». Secondo Fratelli d’Italia, allora, ci sarebbe un disegno (nel quale l’Italia non viene oltretutto coinvolta, tutt’altro) dietro l’accelerazione unilaterale a sostegno dei “ribelli” siriani, lo stesso già eseguito sul Maghreb: «Con l’intervento militare in Libia e il sostegno alle cosiddette “primavere arabe” si è fin qui ottenuto solo il risultato di destabilizzare l’area e rafforzare l’integralismo islamico. È quello che accadrebbe anche con un intervento militare in Siria. Il sospetto che queste grandi e piccole potenze militari siano mosse dalla volontà di accrescere la propria influenza geopolitica nell’area e che in nome di questo trascurino le conseguenze di medio e lungo periodo del loro agire è purtroppo sempre più forte, anche agli occhi di osservatori solitamente prudenti».
Sempre dal centrodestra – ma dal Parlamento europeo – è il deputato del Pdl Sergio Berlato a schierarsi apertamente contro la guerra: «Mi auguro che la coalizione di potenze occidentali con a capo l’amministrazione di Barack Obama desista dall’intenzione di intervenire militarmente in Siria, perché questo porterebbe a una spirale di conflitti non calcolabili e dalle conseguenze certamente catastrofiche per le popolazioni civili coinvolte, peraltro mettendo a repentaglio anche la sicurezza collettiva e la legalità in Europa». Berlato anzi, a proposito di Siria, ha rilanciato il tema sovranista: «Il nostro ruolo deve essere quello di difesa della sovranità delle nazioni e dei popoli, e Nashar Assad è il leader di un governo laico e legittimo di un Paese che da tempo sta cercando di combattere e arginare fronde qaediste supportate dalle potenze occidentali ed è ostile al fondamentalismo islamico». L’augurio insomma è quello di non incorrere «negli stessi errori del passato, quando  Bush jr, con documentazioni poi rivelatesi inattendibili, sferrò un attacco all’Iraq di Saddam Hussein».
Sul fronte pacifista è Emergency – la storica organizzazione umanitaria di Gino Strada – a stigmatizzare l’eventuale ingresso del nostro Paese fra gli interventisti:
«L’Italia rifiuti l’intervento armato e si impegni invece per chiedere alla comunità degli Stati l’immediato intervento diplomatico, l’unica soluzione ammissibile secondo il diritto internazionale, l’unica in grado di costruire un processo di pace che abbia come primo obiettivo la tutela della popolazione siriana, già vittima della guerra civile».Stupisce, invece, il silenzio della sinistra radicale sull’argomento: nessuna manifestazione, nessun appello, nessun “allarme” lanciato dai movimenti che per anni hanno riempito le piazze contro “interventi” del genere. Di routine, infatti, vi è stata la dichiarazione di Sel che ha spiegato di essere «contraria ad un intervento armato, per quanto limitato o chirurgico che sia», a maggior ragione «al di fuori della cornice di legittimità fornita dalle Nazioni Unite, che rischia di far precipitare l’intera regione in una tragica spirale di violenza». Insomma, se dovesse dire di sì l’Onu anche il partito di Vendola e Boldrini accetterebbe l’intervento. Eh già, finiti i tempi in cui la sinistra italiana brandiva “senza se e senza ma” la Costituzione, quella che «ripudia la guerra…».

martedì 27 agosto 2013

L’evento. Ad Atreju arriva Giovanni Lindo Ferretti: “Niente di eclatante, a parte l’esistere”


da barbadillo.it
Ricominciare l’anno politico con una “preghiera”, quella delle nuove generazioni che vogliono scacciare demoni, andando oltre pregiudizi e steccati ideologici è possibile. A dimostrarcelo sono i ragazzi di Atreju, che incontrano Giovanni Lindo Ferretti in occasione del consueto appuntamento d’intrattenimento, approfondimento e spettacoli arrivato alla quindicesima edizione. Il dibattito col cantautore emiliano – poliedrico esponente della scena indipendente italiana (leader storico dei Cccp, poi Csi e infine dei Prg) – avverrà mercoledì 11 settembre, al Parco del Celio a Roma.
«La Libertà un doveroso pericolo in verità» questo l’epitaffio con cui terminava, grido da punkettone, la canzoneOrfani e vedove dei Per Grazia Ricevuta, era il 2004. A distanza di quasi dieci anni di vita vissuta, l’autore è finalmente libero. Libero di poter affermare la sua verità di fronte ad ogni platea, persino di ricevere ed accettare l’invito dei giovani militanti del partito Fratelli d’Italia, nato per scommessa sul futuro dalle macerie del centrodestra italiano.
Che Giovanni Lindo Ferretti non fosse icona esclusiva dei collettivi universitari e delle generazioni eredi più o meno convinte del Sessantotto, non è certo la novità dell’estate. A ben vedere, la frattura con quegli ambienti si era delineata già da tempo, all’epoca della guerra di Jugoslavia «e nessuno fece nulla», quando dichiarò i suoi non più voti alla sinistra. Anche nella vita privata dell’artista avvengono cambiamenti significativi: la pacificazione familiare e il ritorno a casa, il rapporto con la fede cattolica e la scoperta delle tradizioni di montagna. Elementi che non hanno giocato un ruolo secondario nel suo nuovo modo di pensare e fare musica.
Tracciata la spessa linea di demarcazione Giovanni Lindo Ferretti nel 2006 che dichiara il suo voto per la lista di centrodestra “Aborto? No grazie” e poi per la Lega Nord. Per alcuni furono dichiarazioni traumatizzanti, per altri naturali tappe di una coraggiosa ricerca interiore che non fanno però dell’artista l’alfiere di una certa destra conservatrice o liberale. Affinché non si cada ancora nell’errore di volerlo ridurre in un pensiero valido per l’uno e non per l’altro, occorre sempre tenere a mente la vocazione alla libertà ed il disprezzo per le etichette che sono cifra della sua unicità nel panorama musicale contemporaneo.
Nel dibattito ad Atreju – in linea con il tema dell’edizione, la “Terza guerra”, ossia la grande finanza contro i popoli – saranno toccati diversi temi tra cui quelli sulla modernità progressista regnante, il relativismo culturale, la famiglia come centro di rilancio della società, la fede e il senso di tutto questo nell’era tecnologica.

In Germania arriva il terzo sesso...



da Rai News 24
 
Uomo e donna. Presto, in Germania, concetti superati: la definizione del sesso sara' facoltativa e nell'atto di nascita, ove fosse 'indeterminato', se ne potra' omettere la precisazione e lasciar vuota la casella. Accanto ai classici 'm' o 'f' potrà eventualmente figurare una 'x' per indicare il genere 'intersessuale'.
 
Lo prevede una legge varata dal governo tedesco a maggio, che entrera' in vigore il primo novembre e che fa della Germania il primo paese europeo a decidere un tale cambio paradigmatico. Finora l'Australia era il solo paese al mondo ad avere introdotto una normativa del genere.
 
La legge è passata in sordina e a richiamarvi l'attenzione è stata la Suddeutsche Zeitung (SZ) in un articolo venerdi', ripreso ora dal settimanale Focus, che ne sottolinea la portata storica per la societa'. E' una ''rivoluzione giuridica'', finora la legge parlava ''solo di uomini e donne, e basta'': ora, scrive, ''c'e' anche un 'sesso indeterminato', la cosa potrebbe creare dei problemi in alcune situazioni''.
 
A richiamare l'attenzione del quotidiano è stato un articolo pubblicato della Rivista per il diritto di Famiglia (FamRZ) che parla della nuova legge e della nuova figura del ''sesso indeterminato''. L'individuo 'intersessuale', classificato cosi' alla nascita, potra' successivamente decidere se registrarsi come 'm' o 'f', oppure anche rimanere tutta la vita senza una specificazione del sesso.
 
I giuristi parlano di una nuova figura, ''uno status specifico'': non dicono ''terzo genere'' ma di fatto, scrive il quotidiano liberal di Monaco, ''di questo si tratta''. Fin qui tutto bene ma i problemi cominciano con i documenti: passaporti, carte di identita', visti, ecc. che non prevedono altri codici oltre a 'f' e 'm'. La FamRZ propone di introdurre per i documenti personali la 'x', da affiancare al sesso maschile e al femminile, per indicare il genere 'intersessuale'.
 
Con la nuova legge il legislatore tedesco ha reagito a una sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto come espressione dei diritti della personalita' la distinzione fra il sesso ''percepito e vissuto''. Il nuovo diritto, precisa la SZ, riguarda la ''intersessualita''', diversa dalla "transessualità". I transessuali sono persone con un sesso definito, maschi o femmine, che si sentono pero' appartenere all'altro sesso e come tali voglio essere riconosciute.
 
Gli intersessuali sono invece persone che non hanno precise connotazioni fisiche sessuali e sono comunemente definiti 'ermafroditi'. Citando l'esperto Wolf Sieberichs, la SZ scrive che con la nuova legge potrebbero pero' insorgere problemi di vario genere: ad esempio per le unioni dello stesso sesso, previste appunto solo per persone dello stesso sesso: che significa questo?, si domanda.
 
Che le persone con sesso indeterminato potranno stringere un'unione solo con persone di genere altrettanto indeterminato? Tutti aspetti questi che tocchera' al Parlamento o alla Corte costituzionale chiarire: è necessaria una ''ampia riforma'', ha annunciato al giornale il ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, del partito liberale (Fdp). Ma non finisce qui: la rivoluzione giuridica porterebbe con sè anche un rivoluzionamento semantico del linguaggio.
 
''La dualita' linguistica della nostra societa' è finita'', d'ora innanzi si puo' rinunciare - propone Siebrichs - ai titoli di genere: in una lettera o un certificato non bisogna per forza indicare prima del nome 'Signore' o 'Signora', se ne potrebbe benissimo fare a meno se l'interessato è d'accordo.

mercoledì 7 agosto 2013

Atreju 2013


Abbiamo scelto di non combattere guerre se non in suoli diversi dal nostro 
e permettendo agli altri di utilizzare il nostro per bombardare gli altri.
Ed è per questo che la vera terza guerra si combatte contro i poteri forti, 
le oligarchie finanziarie che calpestano la sovranità, 
che spacciano per reale il virtuale, che mischiano le carte per confondere le idee ma, come disse 
Chesterton "Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi"
All'Armi!

martedì 6 agosto 2013

L'ordine scellerato della sinistra: dimenticare le vittime delle Foibe


da ilgiornaleditalia.org
Nella Roma di Marino si punta a cancellare il segno dell'esilio giuliano-dalmata. Storace: 'Spettacolo squallido, ennesimo schiaffo alla Storia del nostro Paese'
Cancellare la Casa del Ricordo. O quanto meno renderla marginale, farla ricadere in quel tunnel della storia dalla quale era stata tratta fuori a fatica, dopo decenni. Un macabro parallelo con quella fine che tanti italiani hanno conosciuto, nel profondo di una foiba. E' la storia che arriva dal Municipio I di Roma 
"La Roma di Ignazio Marino si  e’ esibita  con uno squallido spettacolo nel municipio più importante; infatti, la  bocciatura da parte della maggioranza che sostiene la  presidente Alfonsi  dell’emendamento che prevedeva di inserire nelle politiche del  Municipio  I  delle collaborazioni con istituzioni storiche, come la Casa della Memoria e la Casa del Ricordo,  e’ l’ennesimo  schiaffo alla storia del nostro Paese.  
Dimenticare  le vittime delle foibe non  può più rappresentare oggi  solo il becero cinismo che ha contraddistinto la storia della sinistra italiana,  ma bensì un atto barbaro di disumana gravità che va condannato senza esitazioni.
Oggi, con la decisione del Municipio I,  ritorna  l’oblio sul sangue versato…"
E' quanto dichiara in una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra 
"La Roma di Ignazio Marino si  e’ esibita  con uno squallido spettacolo nel municipio più importante; infatti, la  bocciatura da parte della maggioranza che sostiene la  presidente Alfonsi  dell’emendamento che prevedeva di inserire nelle politiche del  Municipio  I  delle collaborazioni con istituzioni storiche, come la Casa della Memoria e la Casa del Ricordo,  e’ l’ennesimo  schiaffo alla storia del nostro Paese.  Dimenticare  le vittime delle foibe non  può più rappresentare oggi  solo il becero cinismo che ha contraddistinto la storia della sinistra italiana,  ma bensì un atto barbaro di disumana gravità che va condannato senza esitazioni.Oggi, con la decisione del Municipio I,  ritorna  l’oblio sul sangue versato…", dichiara in una nota Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra 
Sergio Marchi, capogruppo de La Destra nel parlamentino del centro storico, ricostruisce la vicenda: "La maggioranza di centro sinistra, o più esattamente di sinistra centro vista la presenza nel governo locale di Sel e Lista civica per Marino insieme al Pd, ha presentato al consiglio del primo Municipio, o come si chiama ora Municipio centro storico, le proprie linee programmatiche. Un libro dei sogni, con alcune ‘perle’ come la pedonalizzazione forzata dei Fori imperiali, rispetto al quale abbiamo espresso convintamente il nostro voto contrario. Qualche emendamento dei tanti presentati dall’opposizione è stato pure accolto, ma proprio qui è intervenuto un fatto grave, che denunciamo dalle colonne del Giornale d’Italia e rispetto al quale chiediamo allo stesso Sindaco di porre prontamente rimedio. Nel programma di consiliatura che ci è stato dato, nelle politiche culturali veniva citata la valorizzazione della Casa della Memoria, mentre nessun cenno si faceva alla Casa del Ricordo, struttura presente e funzionante proprio nel territorio del primo Municipio, dedicata al dramma troppo spesso dimenticato degli Italiani caduti vittime nelle Foibe per mano delle truppe comuniste del maresciallo Tito. Ripetiamo per l’ennesima volta che non si tratta di fare confronti o paragoni tra drammi tra di loro non confrontabili, ma di ricostruire il più possibile una memoria storica condivisa per creare finalmente una coscienza nazionale che superi le barriere ideologiche di un interminabile dopoguerra. Proprio grazie al Segretario de La Destra Francesco Storace, all’epoca alla guida della Regione Lazio, venne introdotta la Giornata del Ricordo, che si celebra il 10 Febbraio; ora quella giornata è tutelata da una Legge nazionale, votata con una larga maggioranza trasversale dal Parlamento italiano. La Destra insieme alle altre forze di centrodestra presenti in Municipio, Fratelli d’Italia e PDL, ha sottoscritto un emendamento per rimediare alla omissione della maggioranza, ed inserire anche la Casa del Ricordo tra le strutture da valorizzare nell’ambito del territorio, e più in generale del circuito culturale cittadino. Risultato? Il Pd si astiene, ma guarda caso Sel e la Lista civica per Marino votano contro, insieme al Movimento Cinque stelle, e l’emendamento è bocciato. Una brutta pagina per la democrazia, e un segno che una certa sinistra ideologica è dura da sconfiggere. Iniziamo male, e ricordiamo a tutti che chi governa oggi a Roma rappresenta il 65 per cento dei votanti al ballottaggio, quindi non più del 25 per cento dei Romani. Su temi così delicati, è presunzione grave pensare di poter decidere per tutti, con il rischio di riaprire ferite che vogliamo per sempre chiuse. Chiediamo alla sinistra più responsabile e democratica di rimediare all’errore, se di errore si tratta. Siete ancora in tempo. Se no, l’errore diventerà una scelta politica, e nessuno ci potrà chiedere di rinunciare a lottare con tutte le nostre forze per difendere la memoria di tutti gli Italiani, e dunque per la nostra libertà", conclude Marchi.