martedì 1 marzo 2016

A Mikis


"Quel 28 febbraio 1975 la giornata era cominciata presto: già alle sei del mattino gli extraparlamentari di sinistra si erano radunato intorno a piazzale Clodio dove stava per riprendere il processo ai tre assassini di Potere Operaio: Lollo, Clavo e Grillo, che il 16 aprile del 1973 avevano bruciato vivi un ragazzo e un bambino, Stefano e Virgilio Mattei.

Oggi è incomprensibile una mobilitazione, non solo a livello attivistico ma anche e soprattutto di opinione, in difesa di chi aveva commesso un crimine così efferato e gratuito. Ma così andavano le cose negli anni Settanta. Anzi, il 13 febbraio, era stata data alle fiamme a Primavalle l’auto di un testimone al processo. Missino, ovviamente. 

Il 25 c’erano stati altri scontri, sedati dal maggiore dei carabinieri Antonio Varisco, che qualche anno dopo sarà ucciso dalle Brigate Rosse che non gliela avevano perdonata. I quotidiani Lotta Continua e il Quotidiano dei Lavoratori pubblicano le foto del “fascisti” davanti al tribunale e invitano i compagni ad andare il giorno dopo a piazzale Clodio. 

Quella mattina del 28, dunque, già c’erano state alcune scaramucce tra militanti missini e comunisti: questi ultimi avevano riconosciuto e sparato tre colpi di pistola contro un dirigente del Fronte della Gioventù, senza colpirlo ma mandando in frantumi i vetri di alcune autovetture parcheggiate. I gruppi dell’autonomia sono perfettamente equipaggiati per la guerriglia urbana: caschi, spranghe, tascapane con molotov e, scopriremo dopo, anche parecchie pistole. In uno scontro successivo un dirigente del Fronte riporta la frattura di un braccio. 

Dentro il tribunale, si accende una rissa tra un attivista della sezione missina del Prenestino e Alvaro Lojacono, che poi sparerà al giovane greco Mikis Mantakas del Fuan. In favore di Lojacono interviene il senatore comunista Terracini, del collegio di difesa di Lollo. Verso metà mattinata si accendono scontri in tutto il quartiere. Mentre infuriano i disordini, un centinaio di comunisti arriva alla spicciolata nel pressi della sezione Msi Prati di via Ottaviano, incredibilmente non presidiata dalle forze dell’ordine, e la assalta. Le forze dell’ordine erano tutte a presidiare la sede Rai di via Teulada, che infatti viene assaltata dall’autonomia come diversivo. 

Alle 12,45 i militanti dei collettivi individuano e fermano una “civetta” della polizia facendone scendere gli occupanti minacciandoli con sei o sette pistole. Verso le 13,15 il gruppo di fuoco comunista arriva a via Ottaviano, dove ci sono una ventina di giovani missini disarmati. I ragazzi cercano di ritirarsi nella sezione, dal gruppone parte una salva di bombe molotov che alzano un muro di fuoco e fumo davanti al portone dello stabile. Contemporaneamente vengono sparate le prime revolverate contro i missini. A questo punto i giovani della sezione Prati si dividono: una parte rientra in sede e una parte attraverso il cortile va all’altro ingresso su piazza Risorgimento. 

Ma la retroguardia del commando, tra cui Lojacono, li aspettavano e sparano. Testimonianze dicono che furono esplosi centinaia di colpi di pistola, sparati da almeno cinque persone diverse. I comunisti a questo punto arretrano proteggendosi la fuga con altre bombe molotov, e i ragazzi di destra si accorgono che uno di loro è ferito gravemente: è Mantakas, il cui soprabito tra l’altro era stato lambito dalle fiamme di una molotov. 

Tra i soccorritori di Mikis ci sono Paolo Signorelli, Fabio Rolli, che rimarrà ferito da una revolverata, e Stefano Sabatini, che si rinchiuderà dentro un box del palazzo con Mantakas agonizzante. Qualcuno dei difensori aveva una vecchia lanciarazzi, circostanza che induce il commando aggressore a pensare a una trappola e quindi ad arretrare. I giovani riescono a chiudere il portone ma intanto c’è un altro assalto: i collettivi entrano nel cortiletto, sentono un box chiudersi, e sparano attraverso la saracinesca: per fortuna Sabatini e Mantakas erano nel box accanto, quello più lontano dall’entrata. Sono trascorsi 15 minuti dall’inizio dell’assalto e la polizia non c’è ancora. 

I comunisti in fuga sparano contro un poliziotto in borghese, che però ne insegue due e li riesce ad arrestare: sono Fabrizio Panzieri e Lojacono, vicini ai collettivi di via del Volsci e di Fisica. Un’ambulanza dei Vigili del Fuoco porta Mantakas prima al Santo Sprito e poi al San Camillo, dove morirà nel pomeriggio, alle 18,30. Mantakas, Rolli e un passante, anch’egli ferito, sono stati colpiti da tre calibri diversi. All’inizio gli inquirenti dissero che tre persone avevano sparato, ma del terzo poi non si sentirà mai più parlare. 

Il 3 marzo, alla cerimonia funebre per Mantakas, a Santa Maria sopra Minerva, gli extraparlamentari di sinistra aggrediscono i missini che stavano andando verso la chiesa. Davanti ad alcune scuole di Roma compaiono le scritte “10-100-1000 Mantakas”. 

La stampa italiana cerca di imbastire una “pista nera” anche per il delitto Mantakas, ma il tentativo, come tutte le altre volte, naufraga miseramente. Paese Sera addirittura manda un volenteroso inviato in Grecia, ma ovviamente torna senza aver scoperto nulla di compromettente.
Mikis Mantakas era un giovane studente greco, nato ad Atene nel 1952 che sognava di fare il medico".

Il Comune di Roma legalizza i mercati rom di merce rubata




da ilgiornale.it

Non rischieranno più nulla i nomadi che nei pressi dei campi rom (e non solo) della Capitale vendono la merce il più delle volte frutto di furti e rapine.

A deciderlo è il Comune ora guidato dal commissario Tronca scelto dal premier Matteo Renzi. Il Dipartimento Politiche Sociali, infatti, ha emesso un bando da 5 milioni di euro per la gestione (da aprile 2016 a dicembre 2017) di sei aree romane dedicate ai nomadi. All'interno di queste "isole nomadi", rivela il Messaggero, ci saranno anche degli spazi dedicati alla compravendita di rame e altri oggetti.

Per la precisione il bando prevede di "rafforzare le attività professionali preesistenti e contraddistinte da carattere economico informale". Ovvero "le attività volte al recupero di cose usate per il riutilizzo, attraverso l'organizzazione di mercatini del riutilizzo, di raccolta di materiali ferrosi e di rifiuti ingombranti". Per questo verranno creati "spazi destinati a luogo di lavoro, per la raccolta e la lavorazione di metalli".

In pratica, invece di combattere i furti e di reprimere la vendita di materiali rubati, il Campidoglio preferisce legalizzare i mercatini. La merce sarà praticamente sempre merce di contrabbando, ma almeno il mercato sarà legale. E tanti saluti alle lotte con tasse e regole che invece ogni giorno i commercianti nostrani devono realizzare.

Non solo. Perché lo stesso bando, precisa il quotidiano romano, prevede anche di superare la logica dei campi e di inserire i rom nelle case popolari. Poi Un altro regalo. In ogni campo, chi vincerà il bando, dovrà trovare 25 soggetti idonei a vincere una "borsa lavoro": un impiego, trovato dal Comune, per 400 euro mensili. Con buona pace dei disoccupati italiani.

Unica nota positiva del provvedimento del Campidoglio sembra essere il nodo sicurezza. Gli accessi dei campi saranno controllati, anche da guardie private affiancate da vigili urbani. Inoltre ci sarà un data-base con tutti i nomi degli ospiti dei campi, che in caso di assenze prolungate dovranno essere segnalati. Giro di vite anche per gli ospiti degli assegnatari del campo, che avranno a disposizione solo un pass orario.

Cosi almeno potranno recarsi al mercatino della merce rubata.