da ilgiornale.it / di Elenz Barlozzari
La scritta "sbianchettata" una settimana fa dagli operatori dell’Ama è tornata al suo posto.
La sorella di Zicchieri è commossa.
Sono le 19 passate da qualche minuto e il telefono di Barbara Zicchieri emette un suono.
Le è appena arrivata una foto via WhatsApp: nero su bianco, sul muro di via Gattamelata, si legge “Mario Vive”. La scritta “sbianchettata” nemmeno una settimana fa
dagli operatori dell’Ama è tornata al suo posto. Grazie a qualcuno che
non si è firmato ma, evidentemente, ha molto a cuore il ricordo di suo
fratello. Mario Zicchieri, alias “Cremino”, 17 anni ancora da compiere quando viene freddato a due passi dalla “sua” sezione, quella del Msi
del Prenestino. Era un pomeriggio di fine ottobre di quarantadue anni
fa. Da allora, sul luogo dell’omicidio, c’è scritto che Mario, per chi
lo ama, non è mai morto.
Quando il decoro urbano ha passato un
colpo di spugna su quella parete, per Barbara è stato uno choc. Aveva
preso carta e penna, e aveva scritto una lettera aperta al sindaco di Roma Virginia Raggi.
“Lei che ha la responsabilità di rappresentare Roma” dovrebbe “tener
conto della storia”. Anche quella di Mario, “brutalmente assassinato
dalle Brigate Rosse”. “Mio fratello – scrive Barbara – è una vittima di
Stato” e “l’oltraggio di cancellarne la memoria, mi consenta, è
un’offesa allo Stato”. Nessuna risposta.
La foto del “nuovo”
murales di Mario rimbalza sui social già dalla prima mattinata di ieri,
l’hanno pubblicata i ragazzi della sezione di Fratelli d’Italia di Colle Oppio (chiusa per ordine della stessa amministrazione che poi ha cancellato il ricordo di Zicchieri) e il deputato Fabio Rampelli
l’ha rilanciata. A Barbara viene comunicato solo in serata, lo ha
scoperto da pochi minuti quando ci risponde al telefono. È un fiume in
piena. “Mi sono commossa, ho pianto ti giuro ho pianto, ero sicura che
sarebbe stata ripristinata, non ne avevo avuto dubbi”, racconta. “In
questo momento non riesco a dire di più, è un sentimento che va oltre le
parole, è come se lì ci fosse ancora Mario, gli altri non possono
capire, rivederla è stato come rivedere lui, senza non è la stessa
cosa”.
Il primo pensiero è quello di avvisare la signora Maria
Lidia, che oggi ha ottant’anni e ancora non si dà pace per quello che è
successo a Mario. “Mia mamma – commenta – ancora non lo sa, appena
glielo dico sarà felicissima”. Ed il secondo va a chi ha rifatto il
murales: “Mi rendo conto che è stato un bel rischio, dirgli grazie è
poco, ci hanno resi felici, può sembrare niente ma per noi è tanto”.
Passata l’euforia, una domanda ricomincia a fare capolino, è sempre la
stessa da giorni: “Perché – si chiede Barbara – proprio quella scritta?
Sui muri c’è scritto di tutto e di più, io attendo ancora una risposta
dalla Raggi, perché proprio la scritta di Mario?”. Alla famiglia
Zicchieri, a Barbara, a Maria Lidia e agli altri parenti che da quasi
mezzo secolo s’interrogano sulla verità di quel 29 ottobre di tanti anni
fa, almeno questa risposta andrebbe data.