da secoloditalia.it
Bandiere con la stella rossa, il simbolo del comunismo, delle Br ma
anche dei massacratori comunisti di Tito che fecero strage di tanti
italiane nelle Foibe, al confine con la Jugoslavia, alla fine della
Seconda Guerra Mondiale: in piazza, a Trieste, il Primo maggio,
s’è visto anche questo, insieme a nostalgici della Falce e Martello,
anarchici e centri sociali. Un oltraggio alla memoria di tutti gli
infoibati, degli esuli giuliani e dalmati e di chiunque abbia vissuto
quella tragedia nascosta per anni dalla storiografa ufficiale.
Con la stella rossa una provocazione sulle Foibe
«L’esposizione di questi simboli non piace alla stragrande
maggioranza dei cittadini, che ricordano in Tito alla tragedia della
Foibe e all’esodo giuliano-dalmata…». Con queste parole i consiglieri di
maggioranza al Comune di Trieste, Claudio Giacomelli (Fratelli d’Italia), Paolo Polidori (Lega), Vincenzo Rescigno (Lista Dipiazza) e Piero Camber
(Forza Italia) avevano cercato di impedire quello che, purtroppo, è
accaduto anche quest’anno: l’oltraggio alla memoria della tante vittime
delle Foibe, massacrate dai comunisti di Tito durante la “liberazione”
della città da parte delle forze jugoslave al termine della Seconda
Guerra Mondiale. I sindacati hanno avallato quella sfilata con “stelle” a cinque punte, utilizzata dal 1917 come un simbolo del
comunismo e che nell’ideologia rossa rappresenta allo stesso tempo le
cinque dita della mano del lavoratore e i cinque continenti, in
relazione con l’internazionalismo marxista. Ma dalle parti di Trieste
quella stella significa soprattutto il maresciallo Tito…
Il centrodestra aveva provato ad evitare la sfilata rossa
In piazza, il Primo maggio, c’eranole bandiere jugoslave e della
Brigata Garibaldi, i vessili anarchici e di tutte le sigle comuniste, ma
in tantissimi avevano anche le stelle rosse di carta portate al collo,
mentre uno spezzone del corteo procedeva sotto le bandiere della
resistenza curda contro l’Isis, a loro volta con stelle rosse. Nella
mozione del centrodestra era tutto previsto: «Negli ultimi anni a
Trieste, durante le manifestazioni in occasione del Primo maggio, Festa
del Lavoro, tra cui il corteo curato dalle organizzazioni sindacali che
si conclude in piazza Unità d’Italia, sono comparsi vessilli e bandiere
celebranti la figura del maresciallo Tito, bandiere della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia e altre ostentazioni di stelle
rosse, anche sul tricolore italiano». Da lì l’appello alla sensibilità
collettiva, del tutto ignorata dai manifestanti.
«Una provocazione per inneggiare al massacratore Tito»
«La voglia di esporre la stella rossa in piazza Unità a Trieste
proprio il Primo maggio è la consueta provocazione di chi inneggia al
dittatore Tito e vuole manifestare sentimenti anti italiani», ha
commentato Sandra Savino, parlamentare e coordinatrice di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia. «Evidentemente – prosegue Savino – c’è la volontà di ricordare con affetto un dittatore
che ha ucciso 11 mila italiani, un criminale che qualcuno considera un
eroe. I titini hanno “liberato” Trieste con il solo scopo di occuparla e
chi sostiene il contrario è semplicemente un bugiardo». «Purtroppo –
conclude la parlamentare – esistono ancora personaggi che vogliono
ricordare questi eccidi senza nessun rispetto e nessuna dignità. Il
prossimo anno questo indegno spettacolo si riproporrà fino a quando lo
Stato italiano non avrà il coraggio di vietare questa violenza alle
vittime delle stragi tutine».