da azionetradizionale.com
L’estate se ne va.
Il caldo e le giornate di Sole lasciano
il posto al primo freddo e alle fitte piogge autunnali. La natura cambia
aspetto: arriva la stagione della semina, le giornate si abbreviano, il
buio cala e il Sole si ritira. Con esso i colori cambiano: non più
quelli sfavillanti della primavera o l’intensità di quelli estivi, le
foglie si fanno rosse, marroni e di altre mille tonalità, danno un segno
distintivo a questo periodo dell’anno. Tra il grigiore della città ed
il clima piatto quasi non ci si accorge del cambiamento: basta un’uscita
in montagna, dove tutto ha forma originale e originaria, per rendersi
conto della diversità tra i vari momenti.
Come il
ciclo solare prevede momenti in cui il sole è al suo massimo splendore e
si manifesta in tutta la sua forza come nel Solstizio d’Estate, così
nel periodo dell’Equinozio esso si ritira lentamente, per poi
risplendere e tornare vittorioso nel magico momento del Solstizio
d’Inverno. Equinozio: le ore di luce si equivalgono a quelle delle
tenebre. E’ in quello d’autunno che le civiltà tradizionali seguivano il
ritmo cosmico dettato dal Sole, in analogia con il contadino che getta
il seme nel campo che donerà i suoi frutti. Come lui anche l’uomo
d’oggi, se capace di seminare bene in sé stesso, vedrà il fiorire di
buoni frutti nel periodo adatto. E’ così che si attendeva la nuova
“nascita” del Sole, pronto a dare luce nella vittoria del “Natalis Solis
Invicti”. L’autunno, in termini cosmici corrisponde al tramonto (Ovest)
e, più in generale, all’età nella quale viviamo, denominata Kali-Yuga o
età del ferro, “dove predominano l’ingiustizia, la morte e il dolore.
In questa fase ‘fa da re’ il potere economico, l’uomo è impegnato
esclusivamente alla ricerca del ‘benessere a tutti i costi’,
dimenticando il suo rapporto con il divino. (…) La funzione regale,
presente e naturale nell’età dell’Oro, ora si è ritirata e non è più
manifesta."
In questo
periodo, “ciò che era visibile ora torna a nascondersi e
progressivamente si avvicina la stagione oscura e fredda. In questo
periodo, non a caso, si celebra la ricorrenza dei morti (…). La luce
dell’essere si ritrae dall’esterno, come se vi fosse una lenta morte che
avvolge tutta la Natura.”
Ed allora
il destino di chi vuole rimanere in piedi è quello di fare luce tra le
tenebre, di essere lui stesso luce tra il buio che cala. Non vi è più
segno del ritmo solare, nelle città è impossibile vedere un tramonto o
un’alba, le stelle non guidano più i navigatori in mezzo al mare e le
città sono piene di luci artificiali, come ad esorcizzare la notte.
E’ qui che
deve affermarsi l’eroe, armato di spada e fiaccola, la prima per
combattere il nemico, l’altra per simboleggiare la veglia durante la
notte. In questo momento, più che mai, vige l’ordine: restare in piedi
su di un mondo di rovine! L’ora in cui il militante della Tradizione
prende su di sé le responsabilità ed è pronto a testimoniare che il
principio luminoso è solo sopito, ed è pronto a risplendere. Contro ogni
tenebra dello spirito.