da ilfoglio.it
I tagliagole sono arrivati a 400 km dalle coste italiane. Bisogna andare in Iraq, in Egitto, in Nigeria, anche al fianco delle truppe siriane di Assad, e soprattutto in Libia.
I fondamentalisti islamici hanno
portato la guerra in territorio europeo. È un’altra vittoria per loro e
l’ennesima sconfitta dell’Occidente. Non sono bastati l’11 settembre,
gli attentati di Londra e di Madrid, non è bastato Charlie Hebdo,
l’uccisione di Theo Van Gogh e mille altri massacri in tutto il mondo
per svegliare l’Europa dal suo torpore.
Chi sa se potrà bastare questo terribile 13 novembre. Chi sa se
dovremo invece aspettare che San Pietro sia data alle fiamme e il Louvre
abbattuto per blasfemia come i monumenti di Palmira. Cosa altro deve
accadere, di quali altre evidenze hanno bisogno i nostri governanti per
capire che ci è stata dichiarata guerra?
Siamo stati facili profeti di questa sciagura, perché era tutto
drammaticamente prevedibile e drammaticamente previsto. Così come non
serve ricorrere a Cassandra o all’oracolo di Delfi per dire che questo
non sarà l’ultimo attacco islamico che l’Europa dovrà subire.
L’Occidente soffre di una grave sindrome da rifiuto della realtà.
Crede che sia sufficiente negare ciò che ha davanti agli occhi perché le
cose tornino magicamente a posto. Purtroppo non funziona così. La
realtà, che non sa cosa sia il politicamente corretto e non conosce il
galateo, ci dice che abbiamo un problema irrisolto con il mondo
musulmano, che noi lo vogliamo oppure no.
È proprio questo il tabù inconfessabile che dobbiamo rompere: non
stiamo fronteggiando uno sparuto gruppo di psicopatici, una qualche
sorta di setta millenaristica, un semplice gruppo terroristico, ma
stiamo combattendo una visione dell’Islam tutt’altro che marginale. E
questa visione basata sul fondamentalismo si è rafforzata in tutto il
mondo, anche se in forme diverse e non sempre violente. Ha il volto del
terrorismo di Al Qaeda, del Califfato sanguinario dell’ISIS e di Boko
Haram, ma lo ritroviamo predicato alla luce del sole anche dall’Arabia
Saudita e dal Qatar.
I quesiti che l’Occidente si è finora rifiutato di porsi erano stati
affrontati con coraggio da Papa Ratzinger nella sua Lectio magistralis
di Ratisbona, che tanto clamore aveva sollevato: l’Islam è ancora una
religione trascendente che antepone il Corano alla ragione? E l’Islam
ammette ancora la conquista e la conversione attraverso la spada?
Sono domande che abbiamo il diritto e il dovere di fare ai musulmani
che vivono o vogliono vivere in Europa. Siamo società laiche, e proprio
perché laiche riconosciamo a ognuno il diritto di professare la propria
religione, purché questa non contrasti con le leggi dello Stato e con la
nostra cultura basata sulla ragione, sulla libertà e sull’uguaglianza.
Per questo, sfidando le ire dei benpensanti, reputo che finché il
mondo musulmano non avrà fatto chiarezza al suo interno con il
fondamentalismo e nel rapporto tra religione e Stato laico, dovremmo
dire basta all’immigrazione da Nazioni musulmane, dovremmo rimpatriare
immediatamente i clandestini e porre sotto controllo i centri islamici
presenti sul nostro territorio. Per arginare i fenomeni terroristici che
nascono, è inutile negarlo, all’interno delle comunità islamiche
presenti in Europa o importate grazie alle politiche delle porte aperte a
tutti dei nostri governanti.
E certo, è ora di affrontare di
petto pure l’ISIS, che ha potuto crescere e prosperare solo grazie alla
folle ambiguità della politica di Obama. Può sorprendere qualcuno, ma
questa è la parte più semplice del lavoro che ci aspetta. Lo Stato
Islamico non è un reale pericolo militare: non ha copertura aerea, non
ha sistemi satellitari o radar o batterie missilistiche, non ha
praticamente armi pesanti. L’Occidente ha la possibilità di spazzarlo
via dalla faccia della terra con grande facilità. Basterebbe utilizzare,
per capirci, la potenza bellica che la NATO ha rovesciato contro Saddam
Hussein nei primi mesi del conflitto del 2003.
Il cancro del Califfato si è nutrito della drammatica inadeguatezza dei
leader occidentali. Mai gli Stati Uniti e l’Europa avevano raggiunto un
livello così basso di visione geopolitica e strategica. Una combinazione
di cinismo e ignoranza dell’amministrazione Obama e di pochezza
dell’Europa è alla base del caos imperante in Medio Oriente e in Nord
Africa: dal sostegno alle “primavere arabe” che hanno rovesciato i
regimi di Gheddafi e Mubarak, al sostegno dei gruppi fondamentalisti
sunniti in Iraq e in Siria in chiave anti iraniana e anti-Assad, alla
benevolenza nei confronti di quegli Stati che fiancheggiano
l’estremismo.
Bene, il tempo di questi giochetti è finito. È ora di intervenire
militarmente e con determinazione al fianco dei governi legittimi che
combattono l’ISIS in Iraq, in Egitto, in Nigeria, anche al fianco delle
truppe siriane di Assad e soprattutto in Libia visto che i tagliagole
sono arrivati a 400 km dalle coste italiane.
Dobbiamo farlo attraverso una grande coalizione dei popoli liberi
contro la barbarie e l’oscurantismo che comprenda le Nazioni europee,
gli Stati Uniti e che non può fare a meno della Russia.