giovedì 31 dicembre 2015

Viva l'Italia


L’Italia occupa lo 0,5% della Terra, e ci vive lo 0,83% dell’umanità.

Le condizioni bio climatiche sono uniche al mondo, 
permette alla penisola di essere la prima nazione 
al mondo per biodiversità:

7.000 differenti vegetali, segue il Brasile con 3.000
58.000 specie di animali, segue la Cina con 20.000
1.800 vitigni spontanei da uva, segue la Francia con 200
997 tipi di mele, in tutto il mondo ne esistono 1.227
140 tipi di grano, seguono gli USA con 6

L’Italia possiede il 70% del patrimonio artistico e umano,
il rimanente 30% è sparso in tutto il resto del pianeta.

Viva l'Italia!
Buon anno di Lotta e Vittoria.

lunedì 28 dicembre 2015

Roma la città dove non è Natale: niente freddo, luci spente e negozi vuoti


da romatoday.it
Poche luminarie, addobbi miseri, marciapiedi ricoperti di guano, un Capodanno incerto, piazza Navona senza festa, il commercio che arranca, le temperature autunnali e la cappa di smog sulla città, il Giubileo orfano di turisti e pellegrini, forse frenati dagli allarmi bomba. A Roma non è Natale.
Un mix di fattori spazza via l'aria di festa, quella che nelle grandi capitali non manca mai.
Annuncio promozionale

TURISMO IN CALO - Le strade sono vuote, è un dato di fatto. I primi numeri dell'Osservatorio dell'ente bilaterale del turismo del Lazio (Ebtl) parlano da soli: 216 mila e 500 arrivi e 490 mila presenze con un calo rispettivamente del 1,45 per cento e dell'1 per cento sullo stesso periodo del 2014. Cifre al di sotto delle aspettative anche per Capodanno con 202 mila arrivi e 536 mila presenze e un calo rispettivamente dello 0,49 e dello 0,37 sul 2014. Il tutto con il carico da novanta dall'allerta smog, che pesa e peserà sull'economia cittadina.

SMOG E TARGHE ALTERNE - Settimane di stop per i veicoli inquinanti e quattro blocchi del traffico con targhe alterne hanno impedito ai romani le consuete compere natalizie.
Macchine a casa, e soldi spesi fuori dalla Fascia Verde. Perché si sa, piuttosto che avventurarsi su bus di periferia che passano ogni mezz'ora, meglio rifugiarsi nei centri commerciali, unici a beneficiare delle misure messe in campo dal commissario Tronca.

COMMERCIO IN CRISI - "Le targhe alterne rischiano di costare oltre 100 milioni di euro al commercio di prossimità romano" tuona la presidente di Cna Commercio, Giovanna Marchese Bellaroto. In queste ore un primo calcolo, registri alla mano, delle perdite subite dagli esercizi.
Su undici giorni di commercio natalizio, dal 16 al 24 dicembre, quattro sono stati ammazzati dal blocco del traffico, due nel weekend. "Sono i giorni in cui i negozi puntano a recuperare le perdite dell'anno. Io personalmente con la mia attività ho perso 11mila euro questo mese.
E' stata una mannaia".

CAPODANNO E CONCERTONE - Negozi vuoti, strade un po' tristi, e un Capodanno ancora tutto da organizzare. Il concertone è salvo, come confermato dal commissario Tronca che ha fatto un passo indietro rispetto alla decisione iniziale di non spendere risorse per i festeggiamenti.
Ma il tempo stringe e sul grande evento ci sono solo ipotesi. Sarà ospitato certamente in una delle piazze centrali di Roma, forse piazza del Popolo, forse ancora una volta il Circo Massimo. Per i nomi si è parlato dei Negramaro, dei Litfiba, ma ancora senza conferme. Della consueta diretta Rai non si sa niente.
E non manca chi invita a premere sull'acceleratore.

PIAZZA NAVONA SENZA MERCATO - Grande assente della tradizione natalizia, lo ricordiamo, anche piazza Navona. Per il secondo anno di seguito, nella corsa a trasparenza e legalità delle concessioni, i bambini restano senza festa. Il bando partorito dal I municipio per la Befana 2016 è stato annullato dall'Anticorruzione. Postazioni ai soliti noti, leggi Tredicine&Co, e qualità della merce tutt'altro che garantita dalle nuove regole. Insomma, il solito pasticciaccio alla romana, con toppa dell'ultimo minuto: un'altra gara rivolta ad associazioni di beneficenza e onlus per proposte di animazione e iniziative ludico culturali. Onde evitare la desolazione.

LUCI E ADDOBBI - Un Natale fantasma, che non si sente e non si vede, poco illuminato e poco addobbato. Tanto che il bando lanciato dalla Camera di Commercio per aiutare le imprese romane a ravvivare strade e vetrine, è ancora attivo. Non è bastata la prima gara di fine novembre.
In corso ne abbiamo un'altra, partita il 14 e in scadenza il 28, per ottenere un contributo ulteriore di 3 mila euro. Ma, nel migliore dei casi, le lucine non saranno installate prima del 30 dicembre, già a metà del periodo festivo.

I FORI CON IL GUANO E SENZA SAMPIETRINI - A fare compagnia alle passaggiate dei romani invece non manca il guano. Vie e piazze "addobbate" da patine di escrementi di uccello che non risparmiano le macchine parcheggiate, i marciapiedi, gli arredi urbani. Zaffate fetide e amare e carreggiate scivolose, vero pericolo per le due ruote.  Il guano e la tristezza non risparmiano neanche i Fori Imperiali, già sfregiati dalla colata di asfalto del cantiere metro C. Nel tratto tra la fermata Colosseo e Largo Corrado Ricci, i sampietrini non ci sono più, gli scavi sono stati ricoperti in via provvisoria con del semplice bitume. Un'autostrada, più che l'asse del sito archeologico più famoso al mondo. 

giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale Italia


di Giorgia Meloni

Amo il Natale. Amo le luci della città in festa; amo la messa di mezzanotte e le canzoni della mia infanzia; amo l’impazienza dei bambini al mattino e la loro faccia spiaccicata contro il vetro della stanza in cui è sceso Babbo Natale; amo il pranzo in famiglia, il calore dei tortellini in brodo e i racconti di mia nonna, già sentiti mille volte; amo lo scambio dei regali con gli amici, l’asta del Mercante in fiera e la sfigatissima carta del “lattante”; amo i film di buoni sentimenti in tv, 
sempre gli stessi, ogni anno; amo i piccoli presepi artigianali con il fabbro che picchia col martello sulla botte; amo l’atmosfera di casa, la tradizione che si rinnova.
 
Amo l’Italia, e non voglio che tutto questo si perda nel tempo o che venga sconfitto. Per questo mi batto. Per questo ci battiamo.
 
Buon Natale Italia.

lunedì 21 dicembre 2015

Rinnova te stesso.


da azionetradizionale.com

È impossibile poter parlare del Solstizio d’Inverno con le stesse parole che ognuno aveva dentro di sé l’anno precedente, così per ognuno saranno inopportune, al prossimo Solstizio, le parole e le vicissitudini interiori del Solstizio presente.

Per i neo-pagani, i new age e ogni altro genere di neospiritualisti, uno scienziato o un astrologo dei nostri tempi – gente questa che fa tutta parte della stessa paccottiglia, avanguardia più o meno consapevole del “materialismo dirompente”- questo non è che un fenomeno naturale; da studiare o “celebrare” in quanto tale, con una sterile adorazione all’occorrenza, alimentando ancor di più l’ego nei suoi aspetti intellettivo o emozionale. È un vivere, questo, il momento nella maniera esattamente opposta a quella che il simbolo, che in questo momento irrompe nella storia, ci comunica.

Al semplice quesito su quale sia il significato del Solstizio d’Inverno, non si potrebbe non rispondere con quella Verità universale che già Ezra Pound rese celebre e monolitica nella frase «Rinnovatevi col Sole, e con ogni Sole rinnovatevi». Proprio in virtù di questo rinnovamento non è mai possibile vivere il Solstizio ogni anno con la stessa consapevolezza; sempreché il lavoro che di anno in anno si conduce sia reale ed effettivo: agente sulla nostra anima.

“Celebrare” semplicemente, o forse sarebbe meglio dire “semplicisticamente”, il Solstizio nella singola data del 21 dicembre, in particolare lì ove vi fosse una consapevolezza più elevata rispetto a quella dei neospiritualisti, sarebbe un po’ fare come quelle persone che nel giorno conclusivo della guerra vogliano salire sul carro con i vincitori, per spartirvi un’immeritata vittoria. Questo perché il Solstizio d’Inverno rappresenta invece simbolicamente la battaglia finale di una guerra, che dura tutto l’anno, tra la Luce e la sua assenza; battaglia che vive il suo momento più drammatico dal momento in cui le tenebre cominciano a prevalere apparentemente sulla luce. Sappiamo infatti che in base al Principio del “Come in alto così in basso”, la natura non è che l’espressione manifestata e simbolica della Realtà metafisica, dalla quale procede. Ciò che accade naturalisticamente è quindi l’immagine di ciò che accade metafisicamente, durante il Solstizio.

Combattere col Sole vuol dire affermare la sua presenza nel nostro cuore, prendendo anche noi parte, nella nostra interiorità, a quella battaglia. Un’attenzione particolare, delle rinunce a qualcosa di materiale che ci rendiamo conto abbia particolare presa sulla nostra anima, una determinata sobrietà, delle astinenze, non sono altro che le armi con cui possiamo, nel nostro intimo, affrontare e sconfiggere le tenebre che singolarmente ci attanagliano. Sono le lame con cui recidere i nodi dell’attaccamento alla mondanità. Tengono alto il nostro grado di difesa contro tutti quei nemici, tutte quelle scorie, che durante l’anno, quando splende il Sole, “potendoci permettere di abbassare un po’ la guardia”, cercano di annidarsi, si annidano in noi. Sono queste le armi con cui l’uomo riafferma la sua sovranità e la sua virtù sulla sua dimensione infera, trasfigurando quelle forze e quegli impulsi in nuova semenza da far fiorire in sé, con cui affrontare i nuovi progetti che si pone, per l’anno che verrà.

Capiamo così che vivere il Solstizio non è partecipare al momento culminante, visibile come fenomeno naturale, ma è prendere parte alla battaglia che inizia già tempo prima, con l’irrompere dell’autunno: momento in cui la luce si accorcia rispetto al buio.
Interiorizzare il Sole Nuovo è accorgersi che tutto quel che di superfluo prima ritenevamo parte integrante e determinante delle nostre vite e nel trascorrere dei nostri giorni, d’un tratto non lo è più, sciolto, come la neve dell’inverno dal Sole che trionfa. Senza alcun rimpianto, come un qualcosa di totalmente naturale.

L’ascesi solstiziale è dunque tornare a scoprirsi nudi dai vestimenti indossati dall’ego per coprire le sue debolezze, per assecondare quell’aspetto istintuale e naturalistico che è il suo più ghiotto “auto-nutrimento”.
Vivere con lucidità questa battaglia è poter rispondere sempre più serenamente e con chiarezza al quesito che in ogni momento della nostra giornata dovremmo porci «Sono io la situazione/l’emozione/il condizionamento/lo stato d’animo che sto ora vivendo/il lavoro che sto compiendo/il desiderio per l’oggetto che sto ora bramando?». Guardarsi intorno e capire che, pur potendolo vivere, tutto ciò che ci circonda ci è del tutto estraneo, come per un guerriero è del tutto indifferente un nemico ormai neutralizzato. Dopotutto siamo nati del tutto privi dei condizionamenti e dei vizi che ogni giorno ci mettiamo addosso; allo stesso modo possiamo serenamente vivere senza.
Sia nostro, nei confronti del mondo, non il disgusto di chi lo fugge, ma il sorriso di chi, dall’alto di un monte, guardi una fiera di nani, divertito ed egualmente, romanamente, impietosito dalla loro impotenza.

Hic et nunc. Come il Sole che, oggi, sta!

Gioventù nazionale in corteo a Firenze contro Renzi, marionetta delle banche




da secoloditalia.it

A casa del premier per tirargli le orecchie. Centinaia e centinaia di ragazzi di Gioventù nazionale, l’organizzazione under trenta di Fratelli d’Italia, sono scesi in piazza a Firenze contro il governo Renzi, mai come in queste ore sprofondato nelle sabbie mobili del trasformismo e dell’ipocrisia con il corto circuito sociale scaturito dal provvedimento “salvabanchieri”.

A Firenze contro Renzi

«Nella città dove ha mosso i primi passi politici la marionetta delle banche e dei poteri forti Renzi, abbiamo ribadito che questa generazione non arrende – ha dichiarato Marco Perissa, leader di Gioventù nazionale – slogan contro la “buona scuola”, che è l’ennesima presa in giro nei confronti degli studenti, contro il nuovo Isee, che uccide il merito e il diritto allo studio,  contro la mancanza di vere politiche sul lavoro, che condannano i nostri coetanei alla precarietà, alla disoccupazione o peggio alla fuga dall’Italia per trovare fortuna. Noi non ci stiamo.  Arrabbiati, liberi e fieri di sventolare le nostre bandiere, raccontiamo una generazione che si riappropria del futuro negato. «Con i piedi nel fango e lo sguardo rivolto alle stelle, lanciamo la nostra sfida», dicono i ragazzi arrivati da tutta Italia nel capoluogo toscano.

Gioventù nazionale non molla

L’obiettivo della grande mobilitazione popolare nella città di Dante è quello di lanciare un forte messaggio contro l’emergenza dell’immigrazione clandestina, gestita in modo fallimentare da una sinistra che ha aperto i confini dell’Italia con rischi enormi per il tessuto sociale, economico e culturale dell’Italia che, dopo gli attacchi di Parigi, deve confrontarsi con il pericolo del terrorismo. Lunga la lista degli errori dell’ex rottamatore ,inquilino abusivo di Palazzo Chigi. «Il pericolo dell’infiltrazione del fondamentalismo islamico, lo Ius soli e la cittadinanza rapida, le cooperative rosse che gestiscono il business milionario dell’accoglienza, lo sfruttamento della manodopera a basso costo, l’abbandono delle nostre periferie, l’assenza di un futuro per i nostri giovani, l’abolizione del reato di clandestinità, l’insicurezza e la criminalità – si legge in una nota di Gioventù nazionale – la subordinazione verso un’Europa che non tutela i nostri interessi, la concessione di diritti agli stranieri che i nostri connazionali si vedono negati, l’abusivismo e il degrado nei nostri centri storici, l’assenza di una politica estera di respiro mediterraneo e continentale sono solo alcuni dei problemi che, da italiani, abbiamo il dovere di affrontare e risolvere».

Casaggì: prima gli italiani

Violata la roccaforte di Renzi al grido di “Prima gli italiani”. «Una grande mobilitazione identitaria che ha centrato l’obiettivo: rappresentare il dissenso popolare e portarlo nelle strade, nella città del premier», spiegano i ragazzi di Casaggì Firenze (centro sociale di destra) che hanno sfilato per le vie di Firenze insieme a Gioventù nazionale. «Il riscatto dei tantissimi italiani che il buonismo ipocrita ha lasciato indietro: una maggioranza silenziosa e stanca, composta dai tanti lavoratori che mantengono in piedi questo sistema con le proprie tasse e si vedono scavalcati nelle graduatorie per le case popolari da chi è arrivato in Italia pochi mesi prima, dalle tante famiglie povere che si sacrificano silenziosamente per sbarcare il lunario, dai pensionati senza più una dignità, dai residenti di quelle periferie che stanno subendo la crisi economica e la violenza di un immigrazione incontrollata che viene pagata soltanto dagli ultimi». La marcia dei giovani di destra a Firenze è stata un messaggio chiaro al governo del “Boldrini-pensiero”.

domenica 20 dicembre 2015

Firenze, tanti in corteo contro il governo Renzi







FIRENZE, TANTI IN CORTEO CONTRO IL GOVERNO RENZI E L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
"SOVRANITÀ" E "IDENTITÀ" LE PAROLE D'ORDINE DELLA MANIFESTAZIONE CHE SI È SVOLTA SENZA PROBLEMI, NONOSTANTE LA CONTRO MANIFESTAZIONE DEI "SOLITI ANTAGONISTI"

Hanno risposto in più di 500, molti di loro giovanissimi, all'appello di Casaggì e Fratelli d'Italia di scendere in piazza, sotto lo slogan "Prima gli Italiani", per manifestare il più assoluto dissenso alle politiche del governo Renzi in termini di immigrazione, economici e sociali.

"Abbiamo violato - esordisce Marco Scatarzi, a nome di Casaggì e Gioventù Nazionale - la roccaforte del Partito Democratico e della sinistra renziana per lanciare un forte messaggio al governo: chiusura e controllo delle frontiere, messa in discussione dello Ius Soli e della cittadinanza rapida e stop al business dell'accoglienza con cui si stanno arricchendo le solite cooperative rosse".
 "Le nostre parole d'ordine - prosegue Scatarzi - sono quelle della 'sovranità' e della 'identità': recuperare la capacità di determinare il nostro destino di popolo e di nazione, liberandolo dal dominio del mercato e delle oligarchie della finanza".

"I giovani italiani - ha detto invece Marco Perissa, presidente di Gioventù Nazionale - pagano dazio nei confronti dei loro coetanei degli altri paesi europei che, a casa loro, sono tutelati, salvaguardati e protetti dai rispettivi governi nazionali che, giustamente, investono sul futuro delle loro nazioni.
In Italia invece accade l'esatto contrario, a causa di un governo che anziché garantire un futuro ai propri giovani, preferisce garantirlo alle banche ed agli speculatori finanziari".

"Abbiamo scelto Firenze e la Toscana - ha concluso la manifestazione Francesco Torselli, consigliere comunale fiorentino e portavoce regionale di FdI-An - non a caso, ma perché da questa nostra terra stanno emergendo tutti gli scandali, gli inciuci, i favoritismi di questo governo che, giorno dopo giorno, sta perdendo, per fortuna, tutta la fiducia del popolo che si era guadagnato coi soliti slogan e le solite frasi ad effetto dalle quali, noi fiorentini, siamo ormai vaccinati.
Una cosa è certa: fino a quando ci sarà da scegliere se stare dalla parte del popolo italiano, oppure dalla parte delle banche, dell'alta finanza e delle oligarchie sovranazionali, state tranquilli, anzi 'state sereni' che questo governo starà sempre dalla parte di quest'ultimi, mentre noi staremo dall'altra parte".

venerdì 18 dicembre 2015

Difendere il nostro futuro





DIFENDERE LA NOSTRA TRADIZIONE, DIFENDERE IL NOSTRO FUTURO!

Questa notte i ragazzi abbiamo affisso, in alcuni luoghi simbolo, striscioni contro il TTP, la teoria Gender, il nuovo ISEE, lo Ius Soli e la riforma della Buona Scuola". 

Vogliamo ricordare a chi ci governa, che noi non smetteremo mai di difendere le nostre tradizioni, di lottare per il nostro futuro. Abbiamo attaccato cinque striscioni, per difendere la nostra identità, il made in Italy, la famiglia tradizionale, il diritto allo studio e la scuola pubblica, rispettivamente al Colosseo, al mercato Trionfale, alla scuola elementare Ruggero Bonghi, all'Università di Roma Tre e al liceo Giulio Cesare. 

Sono tematiche fondamentali ognuna delle quali, se trascurata, rischia di svilire l'Italia , e farle perdere la poca credibilità che le è rimasta.
Abbiamo voluto dare un segnale anche in vista della manifestazione Nazionale di Gioventù Nazionale che si terrà domani a Firenze, dove con Rabbia e Amore, dimostremo che non siamo disposti a stare zitti, che combatteremo per riprenderci le nostre città e difendere la nostra Nazione.

giovedì 17 dicembre 2015

Centro Giovani Trastevere: Nuove elezioni subito!




(AGENPARL) – CENTRO GIOVANI TRASTEVERE - Roma, 17 dic 2015

“Questa mattina in consiglio municipale sono venute a galla tutte le difficoltà di questa maggioranza di centro sinistra, grazie alle perplessità da noi sollevate nei mesi precedenti.
La ratifica del centro giovani fino a ieri sostenuta con forza da Pd e Sel non è passata per il voto di astensione dei consiglieri di maggioranza presenti in aula. Lo dichiarano in una nota congiunta i consiglieri di opposizione Luca Aubert e Simona Bladassarre (Noi Con Salvini), Lorenzo Santonocito (Forza Italia), Luigi Servilio e Valentina Bellini (PDL), Stefano Tozzi (Fratelli D’ Italia). 

“Il nostro voto contrario – continuano i consiglieri – porterà a nuove elezioni del direttivo e finalmente una vera apertura del centro a tutti i ragazzi del territorio senza preferenze e simboli politici. Inopportuno e poco dignitoso l’atteggiamento a seduta chiusa della Presidente Alfonsi che ha gridato fascisti a un gruppo di ragazzi intervenuti per manifestare il loro dissenso sulla conduzione fino ad oggi del centro giovani”.

domenica 13 dicembre 2015

Prendi i soldi e scappa!





AL VIA LA CAMPAGNA WEB CONTRO GOVERNO E GOVERNANCE BANKITALIA. LA BOSCHI SENZA DIGNITÀ: DOVREBBE DIMETTERSI». 

 “Un governo che decide di tutelare gli interessi delle banche a discapito di migliaia di risparmiatori, sacrificandoli all’UE e alle lobby di potere in nome di una politica finanziaria scellerata, è un governo di “rapinatori”. Spostare l’onere del risanamento sulla collettività,  così come prevede il decreto salva-banche, dovrebbe essere considerato un atto illegittimo oltre che incostituzionale. Una vera e propria rapina. I correntisti  truffati, al contrario,  devono essere risarciti dal sistema bancario non dai fondi pubblici. Il macabro valzer delle responsabilità seguito al suicidio del povero pensionato di Civitavecchia la dice lunga sulla trasparenza adottata dal governo nella gestione della crisi finanziaria.

Ora Renzi, che, con la complicità di Bankitalia,  ha regalato la salvezza a Banca Etruria, Banca Marche, Cassa risparmio Ferrara e Cassa risparmio Chieti, spieghi agli italiani come si fa a definire “solido” un sistema bancario che si salva  a colpi  di decreto.
Per Banca Etruria, inoltre, il governo con il commissariamento ha procurato un danno irreversibile di svalutazione immediata delle obbligazioni subordinate e il blocco delle azioni. Il gruppo dirigente che nel 2013 aveva autorizzato l’emissione di obbligazioni nonostante fosse al corrente che la banca era in sofferenza – tra cui anche il padre del ministro Boschi –  ne esce pulito e senza subire conseguenze di alcun tipo. In pratica, il governo ha legalizzato la perdita di 787 mln, una vergogna su cui l’istituto di via Nazionale avrebbe dovuto vigilare e invece si è opportunamente defilato.

Ci auguriamo che la commissione parlamentare – richiesta anche da noi – non sia una pantomima e faccia finalmente luce sul funzionamento del sistema del credito italiano, ma soprattutto accerti le responsabilità di chi ha sbagliato sulla pelle delle famiglie finite sul lastrico, assicurando i colpevoli alla giustizia.

Per questo, oggi lanciamo la campagna web “Renzi, Boschi e Padoan: Prendi i soldi e scappa”, citando il famoso film di Woody Allen nei panni di un goffo rapinatore per denunciare la ” colpevolezza” di Renzi e dei ministri coinvolti e per chiedere le dimissioni, oltre della Boschi- se avesse un minimo di dignità- di Ignazio Visco – che già chiedemmo settimane fa in piena solitudine –  e l’istituzione di un fondo di solidarietà finanziato dalla Banche per risarcire gli italiani truffati”.

Così in una nota, Federico Mollicone, responsabile nazionale Comunicazione FdI-An.

sabato 12 dicembre 2015

Beviamoci su!


di Giorgia Meloni

Bocciato in Commissione bilancio l’emendamento di Fratelli d’Italia sulla riduzione delle accise sulla birra, che in soli 15 mesi sono aumentate del 30%. 

La maggioranza guidata dal Pd dice no e si rifiuta di dare respiro a un settore d’eccellenza per la nostra nazione. La ricetta di Renzi per tutela il made in Italy si conferma disarmante: massacrare le nostre aziende e asfissiarle con una tassazione tra le più alte d’Europa.

da corriere.it

AssoBirra: crescita birrifici penalizzata da aumento accise

MILANO (MF-DJ)--"Gli oltre 600 birrifici artigianali che hanno sede nel nostro Paese rappresentano quasi il 3% della produzione italiana; sono quindi una realta' importante, e che negli anni passati e' stata in grado di garantire oltre mille e cinquecento nuovi posti di lavoro, soprattutto giovanile. Eppure Il loro numero, dopo essere piu' che raddoppiato fra il 2010 e il 2014 (passando da 186 a 443), ha visto diminuire il trend di crescita.

Un andamento sicuramente segnato anche dall'aumento delle accise che ha portato oggi 1 sorso su 2 della nostra birra ad essere 'bevuta' dal fisco". Lo afferma Filippo Terzaghi, direttore di AssoBirra, l'associazione delle grandi, medie e piccole aziende del settore della produzione di birra e malto presente oggi al convegno "Cos'e' la birra artigianale?" promosso dal Comune di Apecchio in collaborazione con la Commissione Agricoltura M5S e con i birrifici marchigiani Venere, Amarcord e Collesi.

Terzaghi ha quindi ribadito l'auspicio di "una correzione alle norme fiscali apportate dal precedente governo, che pongono la nostra bevanda in una condizione di concorrenza sfavorevole nei confronti delle altre bevande alcoliche che non pagano accisa. Tra il 1* gennaio 2003 e il 1* gennaio 2015 le accise sulla birra sono piu' che raddoppiate, segnando un +117%, pari ad uno degli incrementi fra i piu' alti d'Europa. Se alle accise, poi, si aggiunge l'Iva, salita nello stesso periodo dal 20% al 22%, il carico fiscale sulla birra risultera' aumentato di oltre il 120%.

Un carico fiscale talmente elevato che frena in maniera preoccupante sia consumi che occupazione. Proprio per la piccola imprenditoria, invece, credo ci sia bisogno di andare incontro alle esigenze dei piccoli produttori, ad esempio adottando un aliquota fiscale ridotta per i micro birrifici, come gia' avviene in gran parte dei Paesi dell'Unione Europea".

venerdì 11 dicembre 2015

DL Banche: Giovnetù Nazionale ad Assembela Arezzo


DL BANCHE: GN AD ASSEMBLEA AREZZO. TUTTI A CASA!

Molte famiglie sono finite sul lastrico, hanno perso i risparmi di una vita. Si tratta di pensionati, operai, impiegati. 

La banca, nascondendosi dietro la dichiarazione di voler difendere il territorio, ha sempre e solo favorito gli amici e gli interessi di pochi a scapito dei soci minori e di tutte le altre persone che hanno sempre portato liquidità: correntisti, obbligazionisti e azionisti.
Il governo Renzi ha ben pensato di peggiorare la situazione varando un decreto, discusso in non più di venti minuti, con il quale ha voluto creare una forma particolare di salvataggio. Un bail-out radicale, molto pasticciato se si fa riferimento a quello europeo.

Purtroppo, questo è solo l’inizio. Ma non possiamo stare a guardare in silenzio per questo abbiamo aderito all'assemblea di oggi ad Arezzo su Banca Etruria e per questo lanciamo le nostre proposte: nazionalizzazione di Bankitalia e dimissioni immediate di Visco. Galera per i manager delle banche popolari coinvolte nella truffa e soprattutto Governo a casa! Renzi e Boschi si vergognino per il solito aiuto ai parenti e amici e si dimettano per vergogna!

giovedì 10 dicembre 2015

No al rinnovo delle sanzioni alla Russia


di Giorgia Meloni
 
Fratelli d'Italia chiede al Governo di non rinnovare le sanzioni alla Russia, che scadono il 31 dicembre. Siamo stati i primi a chiedere lo stop di questo folle provvedimento: abbiamo manifestato, presentato proposte, interrogato il governo in Parlamento ma non ci hanno ascoltato. 

Questa presa di posizione inutile e senza senso, anche sul piano politico internazionale, è costata all'Italia miliardi di euro e centinaia di migliaia di posti di lavoro. 
Ora che i termini stanno scadendo torniamo a chiedere a Renzi un sussulto di dignità: il governo italiano non confermi le sanzioni alla Russia e per una volta faccia gli interessi degli italiani.

mercoledì 9 dicembre 2015

Elezioni regionali in Francia: la chiave del voto è l’egemonia culturale

Il voto per il Front National non è un voto di protesta. Il costante progresso elettorale del Fn non è solo il sintomo del populismo becero che affligge tutte le democrazie occidentali. Chi vota Marine Le Pen, sua nipote Marion e gli altri candidati frontisti lo fa per adesione a una visione del mondo che è ormai centrale nel discorso pubblico



da corriere.it

Prima di presentarsi da favorito alle elezioni di oggi, il Front National ha preparato il terreno per anni, cercando di conquistare innanzitutto una egemonia culturale, preliminare a quella politica. Si può dire che il Fn sia in parte riuscito nell’intento, e questa è la base del suo successo: quel che conta è dominare la battaglia delle idee, come sa bene Marine Le Pen lettrice assidua del comunista Antonio Gramsci. 

Il voto per il Front National non è un voto di protesta. Il costante progresso elettorale del Fn non è solo il sintomo francese del populismo becero che affligge tutte le democrazie occidentali. Chi vota Marine Le Pen, sua nipote Marion e gli altri candidati frontisti lo fa per adesione a una visione del mondo che è ormai centrale nel discorso pubblico francese. Una visione che si nutre dei contributi di intellettuali e polemisti non certo ai margini ma anzi oggi tra i più seguiti, da Alain Finkielkraut a Michel Onfray (talvolta loro malgrado). 
Il Front National è difesa dell’identità nazionale, rifiuto dell’universalismo, lotta epocale e «di civiltà» magari non contro i singoli musulmani, ma di sicuro contro l’Islam. Valori discutibili ma valori, non ritocchi fiscali o fredda amministrazione dell’esistente.
 
A questa offerta culturale e quindi politica, destra e sinistra «repubblicane» non sanno che cosa contrapporre. Nicolas Sarkozy da anni riprende i temi imposti dal Front National, con il risultato che molti suoi elettori finiscono per preferire l’originale alla copia. 
Il partito socialista di François Hollande si è concentrato sul meritorio tentativo di risanamento dei conti pubblici e sull’economia, ma ha quasi abbandonato - unica eccezione il mariage pour tous - la battaglia delle idee. Un tempo la cultura dominante era di sinistra, con i temi forti di fiducia nel progresso, multiculturalismo, solidarietà, uguaglianza. 
Questi valori traballano, la gauche non sa più difenderli e non ha ancora trovato con che cosa sostituirli, come hanno dimostrato gli imbarazzi in occasione della crisi dei rifugiati. Dopo gli attentati, Hollande ha decretato lo stato di emergenza e il suo governo ha dichiarato che potranno esserci deroghe al rispetto dei diritti dell’uomo, in un trionfo di tricolori e Marsigliese. «Il Front National è ormai fonte di ispirazione persino per François Hollande», lo ha deriso Marine Le Pen. Destra e sinistra sono ormai chiamate, come suggerirebbe Gramsci, a ritrovare anima e valori. 

lunedì 7 dicembre 2015

Ha vinto il popolo francese


di Giorgia Meloni

I primi dati delle elezioni amministrative francesi sembrano le linee impazzite di un sismografo durante uno tzunami. Ed è un vero terremoto quello che ha investito ieri la Francia: il Fronte Nazionale sarebbe in testa in almeno sei regioni ed è sicuramente il primo partito d'oltralpe. Sono stati travolti i Républicains di Sarkozy e sono stati spazzati via i socialisti di François Hollande.
Si tratta di elezioni amministrative, è vero, ed è possibile che si riformi tra tutte le altre forze politiche, come già accaduto in passato, il sedicente “fronte repubblicano” per impedire la vittoria del FN al secondo turno. 
Ma a prescindere da quello che accadrà al ballottaggio, il risultato di ieri ha un fondamentale significato politico.

La vittoria di Marine Le Pen, che ha incentrato le battaglie del suo partito nella critica all'Unione Europea, segna una sonora bocciatura per chi ha tramutato l'Europa in un comitato d'affari di lobbisti e usurai. Il popolo francese ha voluto denunciare l'incapacità di chi li governa (a Parigi come a Bruxelles) di dare risposte concrete alla crisi economica, all'impoverimento della classe media, all'emergenza sicurezza e ai grandi eventi storici che stanno investendo l'Europa: terrorismo e immigrazione su tutti.
 
Il Fronte Nazionale con questa clamorosa affermazione si candida a conquistare l'Eliseo alle elezioni presidenziali del 2017. Il terremoto si sentirà presto anche in Italia e in Europa, perché è iniziato il riscatto dei popoli europei decisi a riprendersi la propria sovranità e la propria libertà. Anche in Italia.

mercoledì 2 dicembre 2015

GN Roma: "Al Ministro Martina per Natale regaliamo bruschette con olio d'oliva italiano"






GN ROMA: “AL MINISTRO MARTINA PER NATALE REGALIAMO BRUSCHETTE CON OLIO D’OLIVA ITALIANO”

Mercoledì 2 alcuni militanti di Gioventù Nazionale hanno consegnato delle bruschette condite con l’olio proveniente da alcune famose produzioni italiane contro la proposta dell’UE di spalancare le porte all’olio tunisino. 

“Si tratta di un gesto provocatorio nei confronti della decisione dell’alto rappresentante per la politica estera dell’UE, l’italiana Federica Mogherini, di voler approvare una legge che permetta all’olio di oliva tunisino di entrare in Europa senza dazi doganali per una quantità pari a 70 mila tonnellate (circa la produzione totale del Portogallo per avere un’idea). Una decisione che rappresenta un terribile colpo alle economie dei Paesi comunitari mediterranei, prima fra tutti l’Italia che possiede il miglior olio per tutte le sue caratteristiche qualitative, e che fatica ad uscire da una crisi economica che va avanti da troppi anni. Infatti, nonostante negli ultimi giorni alcuni famosi oli di marchio italiano (ma con passaporto spagnolo) siano stati commercializzati come extra vergine quando non lo erano, la piccola produzione italiana è ancora a premio rispetto al resto delle produzioni. Questo evidentemente da fastidio all’UE, e il caso dell’abbattimento forzato degli ulivi pugliesi lo dimostra chiaramente. Questa ennesima folle idea di Bruxelles è solo l’ultimo episodio di un problema molto più grosso, come ad esempio la carenza di regolamentazioni EU nella marchiatura dell’origine dei prodotti alimentari a cui noi italiani, in difesa delle nostre produzioni, teniamo molto. 

Pensiamo al caso del caglio tedesco usato per fare formaggi al risparmio, a quello dei pesticidi, ai componenti utilizzati nella produzione e non marchiati nei prodotti venduti ai consumatori, la presenza di sementi geneticamente modificate. Per questo abbiamo manifestato con un gesto goliaridco e provocatorio il nostro dissenso verso la proposta della Mogherini, e chiediamo al Ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina di opporsi ufficialmente alla sua collega di partito schierandosi in difesa dei produttori italiani e del nostro famoso Made in Italy, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo”, concludono i dirigenti romani di Gioventù Nazionale.

martedì 1 dicembre 2015

La vittoria di Putin



di Giampaolo Rossi

IL SONDAGGIO

Un recente sondaggio SWG, realizzato dopo gli attentati di Parigi, rivela che il 49% degli italiani apprezza l’operato del Presidente della Russia, Vladimir Putin, mentre solo il 32%, condivide l’azione di quello americano. Il sondaggio è indicativo se si considera che l’Italia è storicamente un paese filo-Usa e che in questi ultimi anni abbiamo assistito, da parte di tv, giornali e intellettuali, alla costante beatificazione del presidente americano e alla criminalizzazione di quello russo. Il circo Barnum dei talk show, degli editorialisti, dei think tank accademici e dei paludosi ambienti di un potere manipolatorio, nonostante l’impegno costante e l’impiego di mezzi e denaro, non sempre riesce a trasformare la realtà a proprio uso e consumo.
Putin viene premiato per la determinazione e l’efficacia che sta mostrando nella lotta all’Isis, combattendolo a viso aperto e pagandone un prezzo altissimo.
Obama viene punito per l’ambiguità con cui sta affrontando il terrorismo islamista; per la responsabilità (in comune con francesi ed inglesi) nel disastro libico, la più insulsa ed incomprensibile guerra degli ultimi anni che ha aperto il vaso di Pandora del jihaidsmo in Medio Oriente; per gli ondeggiamenti tra dichiarazioni bellicose, titubanze e non chiariti legami con coloro che l’Isis lo hanno creato e tuttora lo finanziano.

IL VERTICE CON HOLLAND

Ma la vittoria di Putin non è solo una questione d’immagine; è soprattutto di sostanza diplomatica e politica.
La conferma è il recente viaggio del Presidente francese Francoise Hollande a Mosca; formalmente per concordare l’azione militare in Siria, di fatto per impegnarsi in sede Onu e Nato a soddisfare le richieste di Mosca. Gli attentati di Parigi hanno convinto la Francia a schierarsi dalla stessa parte della Russia nella lotta all’Isis.
Nella conferenza stampa congiunta, a non pochi in Occidente devono aver fischiato le orecchie quando Putin ha dichiarato: “Quelli che applicano due pesi e due misure quando si tratta con i terroristi, che li utilizzano per raggiungere i propri obiettivi politici e s’impegnano in attività illecite con loro, stanno giocando con il fuoco”.
E quando il leader russo ha attaccato direttamente la Turchia, non solo per l’abbattimento del jet, ma per il ruolo non chiaro nei traffici petroliferi che alimentano l’economia del Califfato e che coinvolgerebbero Ankara, Hollande non ha battuto ciglio. Putin ha ribadito l’esistenza d’immagini (mostrate alla comunità internazionale nel vertice di Antalya) di colonne di autocisterne che giorno e notte trasferiscono in Turchia quantità di petrolio “su scala industriale, provenienti dalle regioni della Siria ora in mano ai terroristi”; una sorta di vero e proprio “oleodotto vivente”.
Hollande, dal canto suo, non ha provato la minima difesa di un paese alleato della Francia in quanto membro della Nato; ma ha ribadito persino che la distruzione dei convogli di petrolio e delle raffinerie “principali fonti di sostentamento dell’Isis” (esattamente ciò che sta facendo la Russia), è prioritario per sconfiggere l’Isis.
Anzi ha persino posto le sue condoglianze per la morte del pilota russo abbattuto dai turchi, cosa non scontata considerando che Obama, dopo l’accaduto, aveva immediatamente preso le difese di Erdogan.
Putin e Hollande hanno messo sul tavolo anche altri temi:
  1. La questione ucraina, concordando sul rispetto degli accordi di Minsk (violati ripetutamente dal governo di Kiev) e sull’applicazione del format di Normandia deciso nei mesi scorsi dal quartetto composto da Russia, Ucraina, Germania e Francia.
  2. La necessità di una coalzione anti-Isis in sede Onu (richiesta da sempre di Mosca e fino a poco tempo fa non voluta da Washington).
  3. Una transizione democratica in Siria, in cui Hollande non vorrebbe alcun ruolo per Assad, mentre Putin ha ribadito che solo il popolo siriano potrà deciderlo.
Ma è soprattutto su come coordinare la guerra all’Isis che sono emersi clamorosi cambiamenti.
Putin ha confermato che dal punto di vista russo, “l’esercito del presidente Assad e lui stesso sono i nostri naturali alleati nella lotta contro il terrorismo”.
Hollande ha ribadito che la Francia sosterrà i gruppi “che possono rovesciare la situazione sul terreno e recuperare il territorio” conquistato dall’Isis.
Ma per la prima volta, il presidente francese ha affermato che bisogna concentrare l’attacco “contro l’Isis e i gruppi terroristici”. Un chiaro segno di come la Francia non intenda più appoggiare le organizzazioni jihadiste di Al Qaeda (come Al Nusra) che l’America si ostina ad includere tra i famosi “ribelli moderati” e che rappresentano uno dei più grandi fallimenti nella lotta contro il Califfato.

SCACCO AL RE

Insomma, Putin esce dal cono d’ombra in cui i falchi di Washington avevano provato a rinchiuderlo e diventa il regista del gioco diplomatico in Medio Oriente e il leader guida nella lotta all’Isis. La Russia si pone come potenza globale in grado di risolvere le crisi internazionali e non solamente subirle, dettando l’agenda politica e militare.
In Europa si diffonde sempre più la consapevolezza che Mosca non è un avversario, ma il principale alleato contro la minaccia islamista.
Forse non è ancora la vittoria di Putin; di certo è la sconfitta di molti suoi nemici.

mercoledì 25 novembre 2015

Lo scenario siriano raccontato da uno US Senator


da spaziohelios.it

Spazio Helios riporta l'esclusiva intervista realizzata dalla testata SpondaSud al Senatore americano Richard Blake della Virginia. Un punto di vista decisamente poco convenzionale nell'establishment statunitense che merita di essere divulgato.

L’aviazione russa ha cambiato drammaticamente la situazione sul campo nel conflitto siriano mostrando al mondo intero che i terroristi islamici possono essere colpiti e sconfitti dalle forze lealiste se supportate da un sincero alleato. Ma, come uno scorpione, l’ISIS e le altre organizzazioni terroristiche colpiscono dove e quando uno non se lo aspetta. I recentissimi attacchi a Parigi sono una dimostrazione chiara e tragica di questa verità. Spondasud ne parla con il Senatore Richard Black del Senato statale della Virginia, recentemente rieletto alla sua carica.
  •  Il vecchio scenario siriano è cambiato dall’intervento russo contro i terroristi. E’ rimasto sorpreso dal comportamento dei russi?
Mi sono sentito molto sollevato quando la Russia ha finalmente inviato aerei per sostenere il legittimo governo della Siria. Sentivo che sia la Russia e che l’Iran erano in attesa fino a quando l’accordo nucleare iraniana fosse stato perfezionato e questa sensazione si è rivelata corretta. Quando la Russia ha iniziato a rafforzare le forze di terra siriane, gli Stati Uniti subito hanno gridato allo scandalo. Abbiamo sostenuto che i russi dovrebbero ignorare la filiale di al-Qaeda “Esercito di Conquista” e invece attaccare obiettivi ISIS. Ma l’Esercito di Conquista ha minacciato di invadere le basi aeree della Russia in Siria se non fossero stati subito fermati. Chiedere alla Russia di ignorare una minaccia militare imminente e invece perseguire lontane forze ISIS erano semplicemente assurdo. Nonostante la complessità della guerra, ci sono essenzialmente due forze oggi – Siria e terroristi. E ci sono due concorrenti eserciti terroristici – ISIS e l’Esercito di Conquista. Entrambi sono figli di al-Qaeda, che ha ucciso 3000 americani l’11 settembre 2001. L’Esercito di Conquista è costruito attorno al-Nusra, che ha giurato fedeltà ad al-Qaeda. Così gli Stati Uniti ora sono tornati ora al punto di partenza nella guerra al terrorismo. Oggi, armiamo ed addestriamo al-Qaeda – la stessa forza che ha abbattuto le Torri Gemelle e ha colpito il Pentagono. Oggi, inviamo missili anticarro all’Esercito di Conquista e quei missili vengono utilizzati per prolungare la miseria del popolo siriano.
  • Le forze siriane erano esauste dopo quasi 5 anni di guerra ma la Russia ha aiutato a migliorare le difese della nazione. Secondo la sua esperienza, che cosa dobbiamo aspettarci nel prossimo futuro di guerra?
La Turchia è la linea di rifornimento per tutti i terroristi nel nord della Siria. Quando i curdi cominciarono a sigillare il confine turco con la Siria, gli Stati Uniti hanno concordato un tipo di “no fly zone” in cambio per la Turchia dell’adesione alla coalizione, in gran parte inefficace, contro l’ISIS. In realtà la Turchia è il più stretto alleato dell’ISIS. I Turchi non avevano alcuna intenzione di nuocere all’ISIS. Invece la Turchia ha lanciato 297 attacchi aerei contro i curdi eroici che avevano sconfitto l’ISIS a Kobani. I Turchi hanno spinto le forze curde lontano dal segmento di confine turco utilizzato dalla Turchia per rifornire l’ISIS. Quella mancanza di confine conduce direttamente a Raqqa, la capitale di ISIS. Migliaia di camion armati vengono spediti dalla Turchia in Siria e Iraq e viaggiano attraverso quella “no fly zone”. Tuttavia, con l’aiuto russo, i terroristi sono stati respinti in molti settori. E proprio la settimana scorsa, la Siria ha rotto i tre anni di assedio alla base aerea di Kuweires. Con l’aiuto della Russia, la Siria è riuscita a salvare 1.200 valorosi giovani soldati da morte certa. Ricordate, i terroristi non hanno alcun campo per i prigionieri di guerra, essi sono addestrati dai servizi segreti occidentali ad uccidere tutti i prigionieri, al fine di diffondere il terrore. In futuro molto dipenderà da quanto saranno efficaci i missili anti-carro americani nello smussare le avanzate siriane. Ci sono indicazioni che, oltre ai missili anticarro TOW,  possono essere stati forniti in numero limitato dei missili anti-aerei spallabili. Tuttavia, i recenti attacchi terroristici a Parigi possono indurre l’Occidente ad essere riluttante nel rilasciare MANPAD in gran numero. Tutte questi missili, MANPAD e TOW, possono distruggere aerei passeggeri durante  il rullaggio per il decollo. Essi presentano un pericolo chiaro e presente per l’aviazione civile e l’Occidente lo deve soppesare assieme la sua continua aggressione contro il popolo siriano.
  • I terroristi di Al-Qaeda e dell’ISIS hanno usato ed usano massicciamente missili anti carro, I ben noti TOW. Queste armi sono fabbricate negli Stati Uniti. Come è possibile che questo tipo di armi sia finito nelle mani di quei demoni?
I missili TOW sono forniti ai terroristi in due modi. In primo luogo, vengono inviati ai cosiddetti ribelli “moderati”. Quei ribelli spesso li passano direttamente ai terroristi. In realtà molti ribelli addestrati dagli Stati Uniti mollano rapidamente per unirsi e combattere con al-Qaeda o l’ISIS. In secondo luogo, i missili sono venduti ad Arabia Saudita o Turchia nel quadro degli accordi che vietano loro di trasferirli senza l’approvazione degli Stati Uniti. Recentemente, l’Arabia Saudita ha ricevuto l’autorizzazione degli Stati Uniti di inviare 500 missili TOW ai terroristi che combattono nel teatro di Aleppo. Vendere i TOW ai nostri alleati arabi mantiene le impronte digitali americane fuori dalle armi che vengono trasferite ai terroristi.
  • Migliaia di TOW. Non è possibile che siano stati tutti comprati al mercato nero? 
Pochi missili TOW sono sul mercato nero. Quasi ogni missile è stato deliberatamente fornito ai terroristi dalla Coalizione.
  • Recentemente sulla stampa è apparsa la notizia di un piano per rifornire “ribelli selezionati” di missili anti-aerei spallabili.  Chi potrebbe mai avere una simile idea in un governo?
I primi rapporti erano poco chiari. Tuttavia, tali rapporti sembrano ora giustificati. A quanto pare, questi missili antiaerei spallabili sono attrezzati per limitarne l’uso al teatro siriano attraverso tecnologia basata su GPS. Ciò sembra una manovra molto rischiosa. Si basa sull’assunto che i componenti non possano venir modificati per essere usati altrove.
  • E’ possibile in Siria un secondo “scenario afgano” contro la Russia?
Quando l’Unione Sovietica scomparve, molti di noi sperarono che questo segnasse una nuova era per le relazioni tra Stati Uniti e Russia. Purtroppo, l’apparato della politica estera [Americana] ha avuto migliaia di esperti sovietici con l’interesse a mantenere relazioni ostili con la Russia. Anche se ho servito [nell’esercito] durante la guerra fredda, ho visto un grande potenziale per un terreno comune tra la Russia e l’Occidente. Purtroppo, né i Presidenti Repubblicani né quelli Democratici hanno preso il controllo deciso sulle attività anti-russe del Dipartimento di Stato e della CIA. Essi continuano a perseguire azioni aggressive nei confronti della Russia e sono sicuro che alcuni di loro vorrebbero trasformare la Siria in un nuovo scenario afgano. Tuttavia, questo è molto rischioso. Abbiamo visto che l’istigazione del terrorismo islamico è estremamente pericolosa per gli interessi degli Stati Uniti: le nostre azioni hanno ora infiammato tutta la regione e minacciano il diffondersi della violenza in tutta Europa.
  • In Siria le donne guidano automobili, insegnano in scuole e Università, prestano servizio nella polizia e nelle forze armate. In Arabia Saudita le donne sono decapitate con l’accusa di stregoneria. Perché Washington accusa il Presidente Assad di tutto e tace con la Casa dei Saud?
Il generale Wesley Clark, ex Comandante supremo alleato dell’Europa, ha rivelato che nel 2001 sono stati redatti dei piani americani per rovesciare sette paesi pacifici, tra cui la Siria. Dieci anni dopo, il segretario di Stato Hillary Clinton ha messo tali programmi in azione. A quel tempo, la Siria era una nazione stabile e pacifica. Sotto il presidente Assad i siriani avevano la maggiore libertà religiosa e i maggiori diritti delle donne rispetto a qualsiasi altro popolo arabo. Ma nel 2011 agenti dei servizi segreti stranieri e la Fratellanza Musulmana spinsero delle folle ad attaccare i cristiani e le altre minoranze religiose. Hanno volutamente trasformato delle normali manifestazioni in una ribellione violenta che ha infiammato il mondo islamico e provocato 250.000 morti. Questo non è stato fatto per migliorare la libertà siriana, dal momento che i siriani erano già liberi come qualsiasi popolo in quella regione. L’Arabia Saudita, d’altra parte, è una delle dittature più brutali del mondo. Permise ufficialmente la schiavitù fino al 1962. E dal momento che il Corano approva la schiavitù [Non è così – NdT], la schiavitù è quasi certamente praticata tranquillamente da alcuni dei nostri alleati tra gli Stati del Golfo. L’ISIS è stato finanziato dall’Arabia Saudita. L’ISIS gestisce apertamente dei mercati di schiavi ed io non sono a conoscenza del fatto che i nostri alleati arabi della coalizione abbiano criticato questa pratica. Ho letto la Costituzione siriana. Protegge la libertà religiosa, i diritti delle donne e lo Stato di diritto. Richiede elezioni nazionali. Il presidente Assad è stato eletto da un enorme margine alle elezioni che sono apparse le più eque possibili, considerando gli impedimenti del tempo di guerra. Nel corso di tali elezioni, le nazioni occidentali si rifiutarono di consentire ai siriani nei loro paesi di votare. Hanno impedito il voto ai siriani nei loro Paesi perché sapevano che avrebbero votato a grande maggioranza a favore di Assad. L’Occidente ha evitato questa situazione imbarazzante semplicemente vietando di votare a tutti i siriani all’estero. L’Occidente non vuole in Siria un presidente eletto dal popolo. Vogliamo installare un fantoccio, un Quisling, che tradirà la sua gente. Molti dei nostri alleati della coalizione sono dittatori assoluti. Non avrebbero mai permesso elezioni come quelle in Siria. Si chiamano re ma in Medio Oriente, che è semplicemente un altro termine per il dittatore. America è diventata una alleata dell’Arabia Saudita a causa della politica del petrolio e della capacità saudita di comprare amici politici. Oggi, è chiaro che gli Stati Uniti potrebbero essere il più grande produttore al mondo di petrolio se scegliessero di esserlo. Questo ci permetterebbe di prendere le distanze dall’Arabia Saudita, cosa molto positiva per la pace nel mondo.
  • C’è niente che un onesto gentiluomo della Virginia possa fare per fermare la guerra in Siria?
Il 1° aprile del 2014 ho scritto al presidente Assad. La mia lettera ha causato onde d’urto in tutto il mondo. Era come fossi “il ragazzo che ha detto che il re era nudo”. I media si sono indignati e hanno tentato di distruggermi deridendo la mia lettera. Ma la mia lettera ha detto solo due cose: in primo luogo, ho ringraziato l’esercito siriano per il suo galante salvataggio dei cristiani tenuti prigionieri dai terroristi lungo il massiccio del Qalamoun. Poi, ho detto che non potevo spiegare perché gli Stati Uniti sostenessero gli stessi terroristi di al-Qaeda che aveva ucciso 3000 americani il 9/11. Quando sono stati pubblicati degli estratti dalla mia lettera, molti hanno ritenuto che le mie opinioni fossero convincenti. Hanno cominciato a mettere in discussione e poi a criticare apertamente la politica degli Stati Uniti in Siria. Continuerò a parlare e lo farò fino a quando ai siriani sarò permesso di determinare il proprio futuro ed eleggere il proprio governo. Credo che sempre più persone si rendano conto dell’assurdità di schierarsi con i terroristi contro la Siria. Essi non credono più al mito di “moderati attentamente controllati”. Abbiamo bisogno che le persone capiscano che se Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna smettessero di sostenere i terroristi, la guerra sarebbe finita. I rifugiati potrebbero tornare a casa. È così semplice. Noi siamo la causa della guerra e la possiamo terminare quando vogliamo.
  • I Siriani nei territori occupati molto probabilmente non leggeranno questa intervista. Potrebbe ugualmente dire qualcosa a coloro che sono ancora sotto i piedi dei terroristi?
Io sono un patriota americano. Diversamente dalla maggior parte dei funzionari, ho combattuto e sanguinato per il mio Paese durante alcuni dei combattimenti più feroci a memoria d’uomo. Come ufficiale del Corpo dei Marine, sono stato ferito ed entrambi i miei marconisti sono stati uccisi vicino a me, mentre attaccavamo le posizioni nemiche lungo il fiume Hoi An in Vietnam. Come pilota di elicottero, ho anche volato in 269 missioni di combattimento ed il mio veicolo è stato colpito da fuoco nemico in più occasioni. Quindi le mie opinioni rappresentano la convinzione di un patriota che l’America è migliore di questo. Se fossi più giovane, combatterei e forse darei la mia vita per la Siria, perché credo che la sua causa sia giusta. Vorrei lottare per difendere non solo i miei fratelli e sorelle cristiani ma tutti i buoni siriani di ogni fede. Ogni sera, io prego il nostro Salvatore, Gesù Cristo, affinché cessino gli interventi stranieri in Siria. Prego per i soldati siriani e tutti i loro alleati, che siano vittoriosi e liberino la Siria. Prego per i coraggiosi russi, che tornino sani e salvi da ogni missione eroica. Il mio cuore si spezza per le donne e i bambini tenuti come schiavi a causa delle operazioni segrete americane. Non riesco a credere che siamo diventati complici nel ristabilire la schiavitù in Medio Oriente. Sono profondamente addolorato quando vedo i terroristi che sosteniamo commettere esecuzioni di massa di prigionieri indifesi e quando vedo uomini crocifissi o bruciati o annegati da coloro che ci sono favorevoli. Ma vorrei anche dire questo. Ogni giorno, sempre più americani ed occidentali si rendono conto di quanto spregevoli siano state le nostre politiche siriane. Le persone chiedono la pace in Siria. Molti americani sono grati che la Russia e l’Iran si siano affrettati a sostenere la Siria nel momento del bisogno. Io starò con la Siria e non vi abbandonerò mai se siete siriani liberi sotto la protezione del governo, o se siete schiavi dei terroristi. Credo che la Siria sarà libera di nuovo. E l’eroismo di coloro che hanno difeso la vostra Nazione continuerà a vivere nella Storia per le generazioni a venire. Chi avrebbe mai immaginato che una piccola Nazione come la Siria avrebbe resistito con tanto coraggio contro questo male così esteso? Questo può essere accaduto solo attraverso la grazia di Dio. Ed io onoro ciascuno di voi, io che piango per voi che soffrite.
  • Che cosa pensa del terribile massacro operato dai terroristi islamici a Parigi? Cosa possiamo fare per impedire tali eventi?
Gli attacchi di Parigi sono stati tragici ed il presidente Hollande ne ha accusato l’ISIS. Tuttavia, io accuso anche il Presidente Hollande per aver contribuito a creare l’ISIS, in primo luogo. Quando la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti si unirono ai despoti arabi per avviare la rivolta siriana, sapevano che stavano scatenando il terrore contro il popolo siriano. Pensavano che il terrore potesse essere contenuto? Sono stato a Parigi diverse volte e sono molto affezionato alla Nazione francese. Così mi sono rattristato ed arrabbiati per la perdita di vite umane francesi. Ma vorrei suggerire che i francesi concentrino parte della loro rabbia sul proprio governo, che ha tradito tutte le persone oneste armando questi terroristi feroci in Siria. Vorrei rovesciare la mia rabbia sull’Unione europea e il governo francese per aver invitato migliaia di potenziali terroristi ad entrare liberamente in Europa, dove possono macellare le famiglie di ogni Nazione dell’Unione europea. Sappiamo che almeno uno degli assassini era appena arrivato dalla Siria e un altro dall’Egitto. Ho sentito stime che il 30% dei cosiddetti immigrati provengono dall’ISIS o sono simpatizzanti dell’ISIS. Non sono attacchi terroristici inevitabili quando i terroristi arrivano in Europa quotidianamente ad ondate? Non è un atto di tradimento invitare nel vostro Paese le persone che vi disprezzano? La gente deve respingere il male che permea le nostre capitali e trovare nuovi capi – patrioti che difendano le loro Nazioni e fermino il terrorismo scatenato sul mondo. Sciogliere l’Unione Europea e la NATO se questo è quello che ci vuole. Ma in qualche modo, farla finita.

di Costantino Ceoldo 

lunedì 23 novembre 2015

Gorizia, dagli Archivi la verità: oltre 800 infoibati


http://ilpiccolo.gelocal.it

Esaminate dalla Lega Nazionale le carte ignorate dagli storici, emergono 1024 deportati. Si salvarono in 200 


GORIZIA L’elenco dei goriziani tornati dalle deportazioni titine conta circa duecento persone ed era a disposizione di tutti già dal 1996. Era sufficiente andare a cercarlo. Ufficialmente in 19 anni di desecretazione a nessuno storico è venuto in mente di farlo e ammesso che qualcuno lo ha abbia fatto, le informazioni sulle foibe ha deciso di tenerle per sé. A mettere il naso negli archivi romani e togliere la polvere dalle carte è stata la Lega Nazionale.

Il presidente Luca Urizio, insieme al ricercatore Ivan Buttignon, ha passato una settimana nei fondi del ministero dell’Interno, della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero degli Affari esteri a controllare documenti su documenti. Nel corso di questa missione bipartisan resa possibile grazie al supporto operativo del senatore democratico Alessandro Maran e al contributo del Comune di Gorizia, Urizio e Buttignon hanno trovato la lista completa di quanti erano stati deportati dall’esercito jugoslavo nel maggio 1945 e, con essa, anche quella di chi riuscì a far ritorno dall’inferno.

Sulla copertina timbrata dall’Ufficio informazioni dello Stato maggiore del regio Esercito si legge: “Gli elenchi allegati si riferiscono a n. 1023 persone scomparse da Gorizia (…). Si ignora se dette persone siano state deportate in Jugoslavia dai partigiani di Tito o se siano state uccise e gettate nelle foibe. I nomi sono stati segnalati dalle famiglie degli scomparsi a un nostro informatore che, risiedendo tuttora a Gorizia, desidera mantenere l’incognito”.

La data è quella del primo ottobre 1945. Per il momento il numero esatto di coloro che sono tornati non verrà reso noto perché prima di pubblicare i dati, i ricercatori vogliono concludere le verifiche incrociate con il Comitato dei congiunti dei deportati in Jugoslavia. In nome della verità storica, la Lega Nazionale è in ogni caso intenzionata a mettere i documenti a disposizione della collettività quanto prima. La data più probabile è quella del 10 febbraio, Giorno del Ricordo.

«Abbiamo organizzato la trasferta per dare finalmente ai nostri concittadini molte risposte che storici e ricercatori non sono stati in grado di fornire anche dopo la desecretazione dei documenti avvenuta fin dal 1996, 50 anni dopo il tragico periodo storico che ha sconvolto la nostra città», osserva Urizio. «Dopo giorni di intense ricerche – aggiunge il presidente della Lega Nazionale - siamo rientrati a Gorizia con oltre mille documenti fotografici, molti del tutto inediti».

Urizio sottolinea che sono stati ritrovati, in particolare, molti materiali legati al dramma delle foibe. Tra essi ce ne sono alcuni già apparsi in quello che lui definisce «un libello» privo dei riferimenti ai fascicoli dell'archivio in cui erano stati conservati. «Evidentemente non volevano che si trovassero quelli accanto», è il suo sospetto. «Ho fondati motivi per affermare che volevano che non si trovassero le carte. Si è spesso parlato di segreti di Stato, ma non ce n’erano. Si giocava semplicemente sulle spalle dei martiri e delle loro famiglie».

Per il presidente del sodalizio le liste dei deportati prelevati da Gorizia e di quelli rientrati successivamente in città «permetteranno finalmente di chiudere le polemiche sul monumento al Parco della Rimembranza». Oggi sono 665 i nomi scolpiti sulla lapide. A quelli ne mancherebbero circa 150.

«Riconosco che alle volte le polemiche sono nate a ragione, ma non bisogna per questo strumentalizzare la tragedia. Non è che se i numeri sono maggiori o minori, la tragedia vale di più o di meno. La tragedia è tragedia. Ad essere importante è la storia». Tra gli altri documenti ne sono emersi centinaia “secondari” con testimonianze e rapporti sulle violenze subite dagli italiani nel periodo compreso tra il 1943 e il 1946. Molte informazioni sono considerate di primaria importanza per rileggere nel giusto contesto quel periodo storico.


venerdì 20 novembre 2015

Municipio, Tozzi (FDI - AN): "No alla chiusura del mercato di Via Sommelier"


Omniroma-MUNICIPIO, TOZZI (FDI-AN): “NO ALLA CHIUSURA DEL MERCATO DI VIA SOMMELIER”

(OMNIROMA) Roma, 19 NOV - “Approvata oggi una risoluzione dal Consiglio del I Municipio affinché venga scongiurata la chiusura del mercato di Via Sommelier. Una richiesta sciagurata della soprintendenza di Stato che a nostro avviso è andata assolutamente oltre le sue competenze entrando nel merito di argomenti squisitamente di competenza municipale. 

Come Fdi riteniamo di aver dato voce alle istanze dei residenti dell'Esquilino che più volte, in tante assemblee pubbliche, ci chiedevano di non far chiudere questo presidio commerciale e sociale presente sul territorio da oltre 80 anni. La giunta Municipale ora ha uno strumento in più fornito dal Consiglio per opporsi a questa assurda decisione. Una scelta grave che grazie anche all’iniziativa di Fdi, e al nostro senso di responsabilità nel creare un atto il più ampiamente condiviso da tutte le forze politiche del municipio, auspichiamo si riesca ad arginare. Registriamo l'astensione del M5S che non ha voluto aderire, mentre Fdi si conferma l’unica forza politica all’opposizione, responsabile e costruttiva”.
 
E’ quanto dichiara, in una nota, Stefano Tozzi, capogruppo di Fdi-An nel I Municipio.

giovedì 19 novembre 2015

Sauditi: gli amici dell’Occidente che hanno creato l’Isis



 di Giampaolo Rossi

SE È GUERRA CHI SONO GLI AMICI?
 
Qual è la nazione che in questo momento sta combattendo l’Isis a viso aperto con più determinazione e coraggio? La Russia di Vladimir Putin.
E qual è la nazione a cui l’Occidente ha imposto inutili sanzioni economiche e su cui media e intellettuali hanno calato il velo ipocrita della criminalizzazione e della denigrazione? La Russia di Vladimir Putin, appunto.

Qual è il paese che in questi ultimi decenni ha alimentato, protetto e finanziato il radicalismo islamico in tutto il mondo e le organizzazioni terroristiche più violente? L’Arabia Saudita.
E qual è il principale alleato dell’Occidente in Medio Oriente, al quale Europa e Usa continuano a vendere armi e garantire allettanti partnership economiche? L’Arabia Saudita, appunto.
È questa la contraddizione che porterà l’Europa alla sconfitta in questa guerra che ormai anche le anime belle del buonismo progressista riconoscono come tale.

In una guerra la prima cosa da fare è individuare gli amici e i nemici ed è evidente che in questa, la Russia è nostra amica e i sauditi non lo sono.

Ancora nel Luglio scorso, mentre l’America spingeva per incrementare le sanzioni contro Mosca, la Francia di monsieur Hollande chiudeva con gli sceicchi di Riyad, un accordo di 12 miliardi di dollari per la vendita di mezzi militari e, in previsione, tecnologia francese per la costruzione di reattori nucleari.

SPONSOR DEL TERRORISMO
 
Eppure il rapporto tra le monarchie del Golfo e il radicalismo islamico è ormai comprovato da tempo; quindici dei diciannove dirottatori dell’11 Settembre erano sauditi, così come lo era Osama bin Laden. I sauditi sono il gruppo combattente più numeroso all’interno dell’Isis.
Dagli anni ’70 gli sceicchi del Golfo hanno investito fiumi di miliardi per alimentare il radicalismo islamico wahhabita (la dottrina alla base della monarchia saudita) e soffocare nel sangue tutte le forme d’Islam non estremista o laico.

Rula Jebreal ha definito l’ISIS “un clone del wahhabismo” ; e Thomas Friedman, intellettuale espressione dell’establishment americano, ha scritto che il più “grande dispensatore di Islam radicale” non è l’Iran ma “è il nostro alleato putativo l’Arabia Saudita”. Isis, Al Qaeda e le altre organizzazioni sunnite, “sono la progenie ideologica del wahhabismo iniettato dall’Arabia Saudita nelle moschee e nelle madrase (scuole coraniche) dal Marocco al Pakistan all’Indonesia”; ma anche in quelle europee ed eurasiatiche, aggiungiamo noi, costruite con i soldi degli sceicchi.

ARABIA SAUDITA E ISIS, STESSO INTEGRALISMO
 
La natura integralista, anti-occidentale e anti-moderna dell’Isis e la sharia sono parte integrante anche della dottrina wahhabita applicata dagli sceicchi.

Le decapitazioni dell’Isis che tanto ci inorridiscono, sono prassi in Arabia Saudita essendo la forma più praticata di condanna a morte (fatte pubblicamente e senza alcun diritto processuale) in un paese che è tra i primi al mondo per esecuzioni capitali. La sottomissione della donna, la persecuzione dura e implacabile delle minoranze religiose, la pena capitale per gli omosessuali, l’uso della tortura come prassi procedurale nei processi penali, rendono l’Arabia Saudita il modello a cui il Califfato s’ispira; perché la violazione dei diritti umani nei territori sottoposti alla sharia del Califfato non è diversa da quella che avviene nelle terre governate dagli sceicchi.

 NON SOLO L’ARABIA SAUDITA
 
Diverse fonti d’intelligence provano che oltre l’Arabia Saudita, anche Qatar e Kuwait (altri grandi amici dell’Occidente) finanziano privatamente l’Isis trasformandola nella più ricca organizzazione jihadista del mondo con un valore di 2 miliardi di dollari solo di fondi ricevuti.
Lo scorso anno, il Ministro tedesco Mueller ha accusato pubblicamente il Qatar di finanziare l’Isis
Già nel 2008 il Dipartimento del Tesoro Usa aveva identificato nella Revival Islamic Heritage Society, una Ong con base in Kuwait, il principale centro di finanziamento di Al Qaeda.
E nel 2010 Wikileaks svelò un documento in cui l’allora Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ammetteva le donazioni dall’Arabia Saudita erano “la fonte più significativa di finanziamento ai gruppi terroristici sunniti in tutto il mondo”.

 TOSSICI E SPACCIATORI
 
La realtà è che se noi europei volessimo veramente provare a vincere questa guerra portata al cuore della nostra stessa civiltà, dovremmo iniziare a rivedere i nostri rapporti con gli amici del terrorismo e dell’integralismo. 
 Magari iniziando a togliere le sanzioni alla Russia e metterle agli sceicchi del Golfo. Ma non lo facciamo. Perché? Semplice: perché come dice Thomas Friedman, siamo “tossicodipendenti dai petrodollari”; e si sa, nessun tossicodipendente va contro il suo spacciatore.