giovedì 24 ottobre 2013

La popolarità di Marine Le Pen


Giampaolo Rossi

Marine Le Pen entrò in politica all’età di 8 anni, come ricorda lei, “nel modo più violento, più crudele, più brutale”; c’entrò quando la notte del 2 Novembre del 1976 venti chili di dinamite fecero saltare in aria il palazzo dove abitava con la sua famiglia e solo per un miracolo non ci furono vittime. La bomba seguiva di pochi giorni il congresso del Front National di cui suo padre era il presidente. Ed è lei stessa a ricordare che “fu quella notte di orrore a farmi scoprire che mio padre faceva politica”.

Per 35 anni il Front National è stato un ciclico protagonista della politica francese. Ghettizzato come espressione di una destra razzista e xenofoba (e in parte lo è stata), è sopravvissuto all’emarginazione, all’isolamento e all’odio sia della gauche francese e dei suoi inutili intellettuali, sia di quelli che Marine Le Pen definisce con disprezzo “i borghesi dell’Ump”.
Ha ottenuto risultati eccezionali, come quando alle elezioni presidenziali del 2002 suo padre Jean Marie escluse i socialisti dal ballottaggio costringendoli a votare compatti l’odiato Chirac per impedire che un Le Pen diventasse Presidente della Repubblica.
Da due anni Marine ha preso il posto del padre ed il Front National gode di una nuova ed incredibile popolarità. Sui media europei ha fatto scalpore il recente sondaggio di Nouvelle Observateur, che lo dà primo partito in Francia; confermato qualche giorno fa dalla vittoria a Brignoles, nel sud della Francia, dove il candidato lepenista ha stravinto con il 40%, doppiando il partito di Sarkozy e azzerando la sinistra.
Perché la novità è questa: Marine Le Pen pesca il consenso a piene mani non solo nel tradizionale bacino elettorale di destra ma ora anche e soprattutto nelle classi popolari più esposte al dramma della crisi e più consapevoli, perché vissuto sulla propria pelle, dell’imbroglio di un’Europa che ha imprigionato le economie nazionali nella schiavitù del debito.
Suo padre, Jean Marie, fu il primo leader politico europeo a porre con forza il problema dell’immigrazione: il mito del multiculturalismo non avrebbe dato vita ad un mondo arcobaleno ma avrebbe messo in crisi le società europee sfaldandone identità, coesione sociale e generando conflitti irriducibili. Oggi ci accorgiamo che l’analisi di Le Pen aveva un suo fondamento: dai tribunali della Sharia in Inghilterra che mettono in discussione la laicità del diritto britannico, alle rivolte nelle periferie islamizzate delle città del nord Europa, al crescere di un integralismo in casa nostra che produce manovalanza per il terrorismo internazionale.
Ora Marine somma alla lotta all’immigrazione, la battaglia contro Euro e Unione Europea: “io non combatto l’Europa, ma l’Ue, le sue politiche, la sua architettura, il suo Dna, i suoi progetti”, al servizio “non dei popoli ma dei mercati, dei banchieri e delle lobby”.
Marine fa più paura di suo padre. Il Front National di ieri era un partito che si baloccava tra i ricordi dell’Algeria e i reduci di Vichy, mentre quello di oggi, ripulito dai soggetti più reazionari e dagli ambienti più estremisti, ha rinnovato a tutti i livelli la sua classe dirigente ed ha aperto alla società civile, ai giovani e alle donne; reclama la piena laicità dello Stato; sfonda persino tra i francesi immigrati di seconda e terza generazione. Ha promesso che quando (non se) vincerà le presidenziali farà un referendum sull’Euro. Quanto basta per terrorizzare i padroni della moneta. Nei giorni in cui i sondaggi francesi facevano tremare i circoli di Bruxelles, Mario Draghi è intervenuto precisando che “l’Euro è irreversibile”. Più o meno come la morte.
Marine Le Pen dimostra una cura ossessiva per la parola e il potere evocativo che essa racchiude. Qualche giorno fa ha affermato che è disposta a querelare i media e i giornalisti che useranno il termine “estrema destra” per definire il suo partito: “noi non siamo né di destra né di sinistra. Noi siamo un movimento nazionale”.
Alla demonizzazione del mainstream lei risponde con una strategia di de-diabolisation (de-demonizzazione) chiara ed efficace: ha capito che un politico non deve parlare ai media, ma ai francesi. E loro la stanno ascoltando.

martedì 22 ottobre 2013

A Ustica fu un missile (e ci fu depistaggio): storica sentenza della Cassazione


Fabio Rampelli
Ministri, militari e civili asserviti agli interessi stranieri vanno processati per altro tradimento.
Trentatré anni fa un missile fu sparato contro un aereo dell'Itavia da un caccia non identificato uccidendo 81 persone innocenti. Il governo dell'epoca depistò le indagini assecondando i voleri di potenze straniere invece di difendere la sovranità italiana e i diritti delle vittime e delle loro famiglie. Questa la verità accertata oggi dalla Cassazione, la stessa che Il 'Fronte della Gioventù' dell'epoca divulgò tra mille ostacoli. Ci fu nei cieli di Ustica una vera azione di guerra. Ora la verità emerga fino in fondo: il nostro popolo deve sapere se quel caccia era francese o americano, l'Italia deve reagire e processare per alto tradimento ministri, militari e civili protagonisti dei depistaggi, affinché tutti sappiano che chi tradisce l'Italia viene punito.

giovedì 17 ottobre 2013

Identità di genere: la libertà di educazione a rischio in Europa


CC, Notizie ProVita

Come genitori leggiamo  con viva preoccupazione l’intenzione del Dipartimento delle Pari Opportunità di  promuovere le ideologie di genere e l’indifferenza dell’orientamento sessuale nelle scuole italiane di ogni ordine e grado sin dagli asili nido.
Mi riferisco alla “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)” pubblicata il 30 aprile 2013 sul sito dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, Dipartimento per le Pari Opportunità).
Lo scopo di queste linee guida vorrebbe essere quello di contrastare la discriminazione, ma di fattocolpiranno il cuore della famiglia, nella sua componente più  innocente e indifesa, i bambini.
Leggendo le Linee Guida si coglie  l’intento di modellare le coscienze degli studenti sin dalla più tenera età, incidendo in profondità nei loro valori, nella loro formazione morale.
Possiamo dire di conoscere queste ideologie in base alle quali si auspica di indottrinare i nostri figli?
Papa Benedetto XVI afferma che la teoria di genere  è una delle forze che stanno dietro all’attacco al matrimonio, alla famiglia, alla verità della persona umana  e alla fede.
Le ideologie di genere post-moderne sostengono che il sesso biologico è irrilevante, ciò che conta è quello che voglio essere. L’umanità non è divisa tra maschi e femmine, ma  è fatta di individui che scelgono chi vogliono essere.  L’idea è che i sessi non sono due, ma molti. Non nasciamo maschi o femmine, ma possiamo essere maschi e femmine, cioè  in una dimensione di confusione, fluida, tra una sessualità e l’altra. Strettamente legata è l’idea che anche l’orientamento sessuale è indifferente, l’omosessualità, l’eterosessualità ma anche la bisessualità sono indifferenti, non c’è una scelta migliore o peggiore, tutto si equivale.
Le teorie di genere negano la realtà della differenza sessuale. Affermano ad esempio che il sesso viene “assegnato” ad un bambino alla nascita, come se l’identificazione del sesso di un bambino fosse un atto arbitrario,  arrivando ad affermare che il bambino ha la libertà di scegliere il proprio genere  già a 5 anni.
La “Strategia Nazionale” auspica di promuovere queste teorie  attraverso la principale Agenzia educativa che è la Scuola, a cominciare dagli asili nido.
“..A tal fine, sarebbe auspicabile un’integrazione e un aggiornamento sulle tematiche LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) nei programmi scolastici..Occorre altresì progettare percorsi innovativi di formazione in materia di educazione alla affettività che partano dai primi gradi dell’istruzione, proprio per cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia..”
(CAPITOLO 4. GLI ASSI DELLA STRATEGIA paragrafo 4.1. EDUCAZIONE E ISTRUZIONE, pag 17)
In diversi Stati europei si assiste ad un tentativo di manipolare le coscienze degli studenti secondo ideologie e valori non condivisi dalle famiglie.
Bimbi buttati nelle sabbie mobili del relativismo.
Bambini a cui viene insegnato ch
e non si nasce maschi o femmine, ma di un genere malleabile, che non esiste una realtà certa…
Curriculum scolastici che promuovono come indifferente qualunque tipo di unione. Non più la famiglia, ma le famiglie.
In Inghilterra qualche anno fa,  il ministro per l’Istruzione e l’Infanzia Ed Balls è arrivato a pretendere  che le parole  mamma e papà non venissero più utilizzate nelle scuole primarie perché gravemente offensive nei confronti degli omosessuali.  (“Inghilterra, vietato dire mamma e papà a scuola”, il Giornale.it 31/01/2008)
Tutti abbiamo un padre e una madre, e questa è semplicemente la realtà.

…“Nella paternità e maternità umane Dio stesso è presente” (Evangelium  Vitae, Giovanni Paolo II, nr.43)
Il processo di delegittimazione della famiglia è  in corso in buona parte d’Europa, dove dalla Spagna di Zapatero, alla Francia di Holland, si vanno adottando nuovi codici della famiglia che aboliscono i termini di madre e padre, sostituendoli con genitore 1 e genitore 2.
Con la famiglia anche la libertà di educazione è oggi drammaticamente ferita in Europa.

Anche in Italia, se verrà deliberata la legge sull’omofobia,  temiamo che sarà limitata la libertà di parola, di religione e di coscienza dei genitori e quindi il diritto ad educare i figli secondo le proprie convinzioni, diritto garantito dalla Costituzione Italiana e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

In Francia in questi giorni il ministro dell’istruzione Vincent Peillon ha reso obbligatoria in tutte le scuole pubbliche  la “Carta della laicità”, sono 15 articoli in cui si afferma tra l’altro che “Nessun allievo può invocare una convinzione religiosa o politica per contestare a un insegnante il diritto di trattare un tema che fa parte del programma”.

In Germania dal 2006 al 2011 si sono contati 35 genitori incarcerati  per essersi rifiutati di mandare i propri figli, frequentanti le primarie, ai corsi di “educazione” sessuale previsti obbligatoriamente dall’ordinamento scolastico. (Zenit, 08/03/2011)
Questi corsi erano ritenuti dai genitori immorali anche per l’uso di immagini e situazioni giudicate pornografiche.
Il governo spagnolo ha introdotto nel 2006 un curriculum scolastico denominato “Educazione alla cittadinanza”.  I contenuti obbligatori  includono temi come ” Identità personale”, ” Educazione emotiva ed affettiva” o” La costruzione della coscienza morale ” . Questi argomenti sono affrontati dal punto di vista del relativismo  mentre idee come la verità, il bene e il male non sono nemmeno considerati come una possibilità. In poco più di tre anni , i genitori spagnoli hanno presentato 55.000 obiezioni di coscienza , rifiutandosi di permettere ai loro bambini di frequentare le lezioni CEF. Creando più di 70 associazioni , sia a livello regionale che locale, per informare, sostenere e aiutare i genitori che hanno obiettato. (“Spanish education for citizenship: an assault on freedom of education and conscience”,  Profesionales por la etica, www.profesionalesetica.org)

Croazia. Nel primo semestre 2013 i bambini croati hanno subito nelle scuole primarie corsi di sessualità, in cui si rappresentano situazioni di sesso esplicito e la pornografia viene utilizzata come strumento didattico (“ I programmi di educazione sessuale per i bambini in Croazia sono stati redatti da pedofili” La nuova Bussola Quotidiana, 04/04/2013) Improntati alle ideologie di genere, si insegna ai bimbi che non nascono né maschi, né femmine..Sospesi a maggio 2013 dalla Corte Costituzionale, leggermente modificati, verranno riproposti anche nel corrente anno scolastico. I genitori croati hanno costituito una associazione  “Vigilare” per chiedere al governo la libertà di non mandare i propri figli a queste lezioni,  la libertà di educare i propri figli.

Papa Benedetto XVI, nel discorso rivolto il 10/01/2011 al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, affermava di non potere “passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”
Sempre il Magistero del Santo Padre afferma “..in Europa, e non solo, si è ormai affermata una visione che vede necessario “espropriare” i genitori dalla funzione di educatori per promuovere un insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole fin dall’infanzia secondo una visione edonistica, che riduce la persona a puro istinto, oggetto di piacere e pulsioni sessuali”

Stati Uniti. Lo Stato del Massachusetts  impone alle scuole di permettere ai bambini che pensano di essere dell’altro sesso di decidere da sè se sono maschi o femmine sin dai 5 anni di età. I bambini, anche piccolissimi, che non si prestano a questa menzogna, di considerare e trattare da maschio un compagno femmina o viceversa, vengono tacciati di bullismo. I terapeuti che vogliono aiutare i bambini che presentano un disturbo dell’identità di genere vengono citati in giudizio. I medici sono incoraggiati a fornire a questi bambini trattamenti che inibiscono la pubertà  e prepararli per il cambiamento di sesso. (Dale o’Leary, La teoria Gender, alienata dalla realtà, 13/04/2013)

“La coscienza morale, sia individuale che sociale, è oggi sottoposta,..,a un pericolo gravissimo e mortale: quello della confusione tra il bene e il male”… “Quando la coscienza questo luminoso occhio dell’anima, chiama “bene il male e male il bene” (Is 5, 20), è ormai sulla strada della sua degradazione più inquietante e della più tenebrosa cecità morale.” (Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II, nr .24)
“E’ l’esito nefasto del relativismo che regna incontrastato: il diritto cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sull’inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte. In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo. Lo Stato non è più la “casa comune” dove tutti possono vivere secondo principi di uguaglianza sostanziale ma si trasforma in Stato tiranno” (Evangelium Vitae, nr. 20)

La “cultura della  morte” che si è accanita  contro i bimbi nel grembo con le leggi sull’aborto, ora si volge contro i nostri figli già nati.

Guardo negli occhi i miei figli, e resto quasi intimorita di fronte al loro mistero. Li contemplo così come si contemplano le cose di Dio, che non riusciamo ad afferrare compiutamente ma ne intuisci la meraviglia, li guardo  e sento dentro le parole di Gesù: l’angelo di ognuno di questi piccoli in cielo guarda incessantemente la faccia  del Padre Mio che è nei cieli.
“Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Lo hai fatto poco meno degli angeli di gloria e onore lo hai coronato” (Sal 8,6)
Come contrastare questa cultura relativistica, che nega la bellezza e la dignità dell’Uomo?
La realtà attuale chiede ai genitori una sempre maggiore consapevolezza e vigilanza.
Chiamati ad essere  testimoni della Verità,  a difendere la realtà.
Chiediamo alle Istituzioni il rispetto della famiglia, il rispetto dell’innocenza e della dignità dei nostri figli.
Saldi nella Fede e nella Speranza ricordiamo infine le luminose parole del beato Giovanni Paolo II: “E’ certamente enorme la sproporzione che esiste tra i mezzi, numerosi e potenti, di cui sono dotate le forze operanti a sostegno della “cultura della morte” e quelli di cui dispongono i promotori di una “cultura della vita e dell’amore”. Ma noi sappiamo di poter confidare sull’aiuto di Dio, al quale nulla è impossibile (cfr. Mt 19,26). Con questa certezza nel cuore e mosso da accorta sollecitudine per le sorti di ogni uomo e donna, ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero. Con iniziative staordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, Creatore e amante della Vita.” (Evangelium Vitae, nr 100)

domenica 6 ottobre 2013

Norma Cossetto, una storia da ricordare...


Norma Cossetto era una splendida ragazza di 24 anni di Santa Domenica di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l'Università di Padova. In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell'Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo "L'Istria Rossa" (Terra rossa per la bauxite).

Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa. Entrarono perfino nelle camere, sparando sopra i letti per spaventare le persone. Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese. Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici.

Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo vero martirio. Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette aguzzini, quindi gettata nuda nella Foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio urla e lamenti, verso sera, appena buio, osò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udì, distintamente, invocare pietà.

Il 13 ottobre 1943 a S. Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, al comando del maresciallo Harzarich, ricuperarono la sua salma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate.

Emanuele Cossetto, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite di armi da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri. Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro. Da prigionieri partigiani, presi in seguito da militari italiani istriani, si seppe che Norma, durante la prigionia venne violentata da molti.

La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l'ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima,nell'attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all'alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra.