da azionetradizionale.com
È
impossibile poter parlare del Solstizio d’Inverno con le stesse parole
che ognuno aveva dentro di sé l’anno precedente, così per ognuno saranno
inopportune, al prossimo Solstizio, le parole e le vicissitudini
interiori del Solstizio presente.
Per i
neo-pagani, i new age e ogni altro genere di neospiritualisti, uno
scienziato o un astrologo dei nostri tempi – gente questa che fa tutta
parte della stessa paccottiglia, avanguardia più o meno consapevole del
“materialismo dirompente”- questo non è che un fenomeno naturale; da
studiare o “celebrare” in quanto tale, con una sterile adorazione
all’occorrenza, alimentando ancor di più l’ego nei suoi aspetti
intellettivo o emozionale. È un vivere, questo, il momento nella maniera
esattamente opposta a quella che il simbolo, che in questo momento irrompe nella storia, ci comunica.
Al
semplice quesito su quale sia il significato del Solstizio d’Inverno,
non si potrebbe non rispondere con quella Verità universale che già Ezra Pound rese celebre e monolitica nella frase «Rinnovatevi col Sole, e con ogni Sole rinnovatevi».
Proprio in virtù di questo rinnovamento non è mai possibile vivere il
Solstizio ogni anno con la stessa consapevolezza; sempreché il lavoro
che di anno in anno si conduce sia reale ed effettivo: agente sulla
nostra anima.
“Celebrare”
semplicemente, o forse sarebbe meglio dire “semplicisticamente”, il
Solstizio nella singola data del 21 dicembre, in particolare lì ove vi
fosse una consapevolezza più elevata rispetto a quella dei
neospiritualisti, sarebbe un po’ fare come quelle persone che nel giorno
conclusivo della guerra vogliano salire sul carro con i vincitori, per
spartirvi un’immeritata vittoria. Questo perché il Solstizio d’Inverno
rappresenta invece simbolicamente la battaglia finale di una guerra, che dura tutto l’anno, tra la Luce e la sua assenza;
battaglia che vive il suo momento più drammatico dal momento in cui le
tenebre cominciano a prevalere apparentemente sulla luce. Sappiamo
infatti che in base al Principio del “Come in alto così in basso”, la natura non è che l’espressione manifestata e simbolica della Realtà metafisica, dalla quale procede. Ciò che accade naturalisticamente è quindi l’immagine di ciò che accade metafisicamente, durante il Solstizio.
Combattere
col Sole vuol dire affermare la sua presenza nel nostro cuore,
prendendo anche noi parte, nella nostra interiorità, a quella battaglia.
Un’attenzione particolare, delle rinunce a qualcosa di
materiale che ci rendiamo conto abbia particolare presa sulla nostra
anima, una determinata sobrietà, delle astinenze, non sono altro che le
armi con cui possiamo, nel nostro intimo, affrontare e sconfiggere le
tenebre che singolarmente ci attanagliano. Sono le lame con cui
recidere i nodi dell’attaccamento alla mondanità. Tengono alto il
nostro grado di difesa contro tutti quei nemici, tutte quelle scorie,
che durante l’anno, quando splende il Sole, “potendoci permettere di
abbassare un po’ la guardia”, cercano di annidarsi, si annidano in noi.
Sono queste le armi con cui l’uomo riafferma la sua sovranità e la sua
virtù sulla sua dimensione infera, trasfigurando quelle forze e quegli
impulsi in nuova semenza da far fiorire in sé, con cui affrontare i
nuovi progetti che si pone, per l’anno che verrà.
Capiamo
così che vivere il Solstizio non è partecipare al momento culminante,
visibile come fenomeno naturale, ma è prendere parte alla battaglia che
inizia già tempo prima, con l’irrompere dell’autunno: momento in cui la
luce si accorcia rispetto al buio.
Interiorizzare il Sole Nuovo
è accorgersi che tutto quel che di superfluo prima ritenevamo parte
integrante e determinante delle nostre vite e nel trascorrere dei nostri
giorni, d’un tratto non lo è più, sciolto, come la neve dell’inverno
dal Sole che trionfa. Senza alcun rimpianto, come un qualcosa di
totalmente naturale.
L’ascesi solstiziale è dunque tornare a scoprirsi nudi dai vestimenti indossati dall’ego
per coprire le sue debolezze, per assecondare quell’aspetto istintuale e
naturalistico che è il suo più ghiotto “auto-nutrimento”.
Vivere con
lucidità questa battaglia è poter rispondere sempre più serenamente e
con chiarezza al quesito che in ogni momento della nostra giornata
dovremmo porci «Sono io la situazione/l’emozione/il
condizionamento/lo stato d’animo che sto ora vivendo/il lavoro che sto
compiendo/il desiderio per l’oggetto che sto ora bramando?». Guardarsi intorno e capire che, pur potendolo vivere, tutto ciò che ci circonda ci è del tutto estraneo,
come per un guerriero è del tutto indifferente un nemico ormai
neutralizzato. Dopotutto siamo nati del tutto privi dei condizionamenti e
dei vizi che ogni giorno ci mettiamo addosso; allo stesso modo possiamo
serenamente vivere senza.
Sia
nostro, nei confronti del mondo, non il disgusto di chi lo fugge, ma il
sorriso di chi, dall’alto di un monte, guardi una fiera di nani,
divertito ed egualmente, romanamente, impietosito dalla loro impotenza.
Hic et nunc. Come il Sole che, oggi, sta!