mercoledì 9 dicembre 2015

Elezioni regionali in Francia: la chiave del voto è l’egemonia culturale

Il voto per il Front National non è un voto di protesta. Il costante progresso elettorale del Fn non è solo il sintomo del populismo becero che affligge tutte le democrazie occidentali. Chi vota Marine Le Pen, sua nipote Marion e gli altri candidati frontisti lo fa per adesione a una visione del mondo che è ormai centrale nel discorso pubblico



da corriere.it

Prima di presentarsi da favorito alle elezioni di oggi, il Front National ha preparato il terreno per anni, cercando di conquistare innanzitutto una egemonia culturale, preliminare a quella politica. Si può dire che il Fn sia in parte riuscito nell’intento, e questa è la base del suo successo: quel che conta è dominare la battaglia delle idee, come sa bene Marine Le Pen lettrice assidua del comunista Antonio Gramsci. 

Il voto per il Front National non è un voto di protesta. Il costante progresso elettorale del Fn non è solo il sintomo francese del populismo becero che affligge tutte le democrazie occidentali. Chi vota Marine Le Pen, sua nipote Marion e gli altri candidati frontisti lo fa per adesione a una visione del mondo che è ormai centrale nel discorso pubblico francese. Una visione che si nutre dei contributi di intellettuali e polemisti non certo ai margini ma anzi oggi tra i più seguiti, da Alain Finkielkraut a Michel Onfray (talvolta loro malgrado). 
Il Front National è difesa dell’identità nazionale, rifiuto dell’universalismo, lotta epocale e «di civiltà» magari non contro i singoli musulmani, ma di sicuro contro l’Islam. Valori discutibili ma valori, non ritocchi fiscali o fredda amministrazione dell’esistente.
 
A questa offerta culturale e quindi politica, destra e sinistra «repubblicane» non sanno che cosa contrapporre. Nicolas Sarkozy da anni riprende i temi imposti dal Front National, con il risultato che molti suoi elettori finiscono per preferire l’originale alla copia. 
Il partito socialista di François Hollande si è concentrato sul meritorio tentativo di risanamento dei conti pubblici e sull’economia, ma ha quasi abbandonato - unica eccezione il mariage pour tous - la battaglia delle idee. Un tempo la cultura dominante era di sinistra, con i temi forti di fiducia nel progresso, multiculturalismo, solidarietà, uguaglianza. 
Questi valori traballano, la gauche non sa più difenderli e non ha ancora trovato con che cosa sostituirli, come hanno dimostrato gli imbarazzi in occasione della crisi dei rifugiati. Dopo gli attentati, Hollande ha decretato lo stato di emergenza e il suo governo ha dichiarato che potranno esserci deroghe al rispetto dei diritti dell’uomo, in un trionfo di tricolori e Marsigliese. «Il Front National è ormai fonte di ispirazione persino per François Hollande», lo ha deriso Marine Le Pen. Destra e sinistra sono ormai chiamate, come suggerirebbe Gramsci, a ritrovare anima e valori.