domenica 5 novembre 2017

Colle Oppio (di A. Pennacchi). Raggi, solo un barbaro incolto può ignorare la storia della sede del Msi-An-FdI


da barbadillo.it

Lo scrittore Antonio Pennacchi, autore del romanzo cult “Il Fasciocomunista”, ha scritto per il Fatto quotidiano un commento sull’incivile scelta della giunta Raggi di mettere i sigilli alla sede postfascista di Colle Oppio
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I fasci stanno tutti incazzati perché la sindaca Raggi gli ha chiuso a Roma la storica sezione del Colle Oppio. Ci si erano messi dentro – in un paio di grotte ricavate da antichi ruderi abbandonati – già nel 1946, prima ancora di fondare il Msi. Anzi, si può dire che il Msi sia nato proprio lì. Ma lei adesso li ha sfrattati di notte con la forza dei vigili urbani, ha messo i sigilli e via, fuori dai piè: “Una situazione incancrenita. Non pagavano l’affitto dal 1972”. Non so se abbia anche detto affittopoli e un importante bene archeologico da restituire alla collettività. Ma certo: “Uno scandalo a cui è stato posto fine”, ha sentenziato l’assessora Castiglione. La Meloni da parte sua giura che non è vero: “L’affitto, anche se basso, lo abbiamo sempre pagato”. Ma non è questo, evidentemente, il punto.

Il punto è cosa rappresenta il Colle Oppio. Io da ragazzo chiedevo che si chiamasse così perchè ci vendevano gli oppiacei. Invece no. O meglio, sicuramente tra i prati e i cespugli del colle si sarà fatto e si farà forse tuttora – come in ogni giardino pubblico di questo mondo – anche spaccio e consumo di droga. Ma si chiamava così già dai tempi dell’Antica Roma – Mons Oppius – e Nerone ci costruì la Domus Aurea, la sua Casa d’Oro. Poi Traiano gliela sotterrò o buttò giù, e ci fece le terme sue. Col tempo sono cadute anche quelle e alla fine i fasci di Roma – tornati sconfitti dalla Rsi di Salò – nel 1946 ci si rifugiarono irriducibili per i loro primi incontri. È storia anche questa, pure se può non piacere.

Solo un barbaro incolto – senza scuola, senza storia, senza studi – può permettersi di disconoscere il ruolo fondamentale svolto dai partiti politici in questo Paese negli anni Cinquanta e Sessanta. 
Tutti i partiti, compreso il Msi, furono un primario fattore di integrazione sociale. Le sezioni erano piene di gente che discuteva e stava assieme. Ci si dilaniava, a volte, ci si scontrava. Ma tutti assieme costruirono quello straccio di democrazia che pure abbiamo e il miracolo economico e lo sviluppo di cui anche i grillini oggi vivono e godono. Un minimo di rispetto per i sentimenti e le passioni che in quei luoghi si sono dati e sedimentati, dovrebbe essere d’obbligo. A me piange il cuore ogni volta che passo per le Botteghe Oscure e le vedo vuote, senza più il Pci. Anzi, quel poco che ne rimane sta in mano a Renzi. E così per il Colle Oppio. Per quanto concerne il “bene archeologico”, non facciamo però ridere i polli. Io in quella sede – quando ero fascio – ci ho dormito una notte del 1966, a guardia con altri della sezione, da temuti attacchi comunisti; era il periodo degli incidenti all’università dopo la morte dello studente di sinistra Paolo Rossi. Poi c’ero tornato, qualche mese dopo, ad assalirla, direi, insieme ai Volontari del Msi di Alberto Rossi, detto il Bava. Quello era un partito fatto così: la dialettica interna spesso passava dalle parole ai fatti. Ma non trovammo nessuno. La sede era vuota. Aspettammo aspettammo e poi ce ne andammo. L’anno dopo invece, 1967, quelli mi hanno espulso dal partito loro e io passai a sinistra – che dovevo fare, se no, stavo senza partito? – estrema sinistra e questa storia sta tutta ne Il Fasciocomunista. Ma nella sede del Colle Oppio io giuro e rigiuro che non c’era un solo pezzo di marmo, statua, pittura o mosaico. Solo mattoni sgarrati sui muri e sulle volte, e secchi per la colla, tavoli e palanche su cui sedersi e manifesti della fiamma. Niente di più, niente d’artistico, solo – al massimo – qualche busto del Duce. Ma niente da far vedere ai turisti, se non – appunto – la storica sede del Msi. Dice: “Vabbè, ma sono antiche mura”. Ho capito, ma tutta Italia è piena di antichità, soggette poi a riuso. Pure S. Maria degli Angeli – fatti conto – sta dentro le Terme di Diocleziano (che non era poi uno tanto tenero coi cristiani). Perchè la Raggi non sgombra anche S. Maria degli Angeli? Dice: “Eh, ma lì c’è passato Michelangelo”. Embè? Pure qua c’è passato chissà quante volte Graziano Cecchini, quello del rosso a Fontan de Trevi. Dite alla Raggi – se proprio insiste – di fargli affrescare la sezione del Colle Oppio e stiamo pari. (dal Fatto quotidiano)
@barbadill