da secoloditalia.it
Ventinove anni fa l’Italia e il mondo della Destra storica e di opposizione di governo davano l’addio a Giorgio Almirante, (scomparso a sole 24ore di distanza da Pino Romualdi) un leader d’alto rango che, per ricordarlo attraverso le parole di Marcello Veneziani,
saggista e scrittore che, tra i tanti esponenti politici e culturali
che ne hanno omaggiato la memoria e ripercorso le tappe politico-sociali
nella Mostra voluta e organizzata nei mesi scorsi dalla Fondazione An dedicata
alla storia del Movimento Sociale, di lui ha detto: «Parlava, e nelle
sue parole avvertivi una storia, una sensibilità, una cultura. Era il Noi che rappresentava una continuità, non un Io
che parlava di sé. Il suo era un dialogo con la coscienza e per questo
colpiva chiunque lo ascoltasse. Ha portato l’italianità nella politica,
restituito dignità al Tricolore, alla bandiera, recuperato il senso
della Patria».
Giorgio Almirante, la grande lezione dell’uomo e del politico
Un uomo che
ha incarnato la tenacia e l’onestà intellettuale applicate a una
politica di “vecchio stampo”, militante e ideologica, ancora lontana
dagli scandali di corruzione e tangenti, compromessi e tornaconto
individuali. Un politico capace di coniugare, nell’impegno
quotidiano, tenacia e fermezza e indiscutibile capacità di tenere unita
una comunità ancora emarginata, discriminata, vittima del terrorismo
imperante dei feroci anni Settanta, quando parlare da un pulpito non
violento in un momento in cui molti si incamminavano nel tunnel buio
della lotta armata contro il sistema, non era facile. Anzi, era quasi
impossibile. Eppure Almirante, protagonista assoluto della storia
italiana e della Destra nazionale, è riuscito a dispetto di tutto e di
tutto a rimanere nell’alveo di una civile competizione democratica. Non
per niente, tra i tanti che a lui hanno riconosciuto doti politologiche e
lungimiranza strategica, in particolare Montanelli disse che «il leader del Msi era il solo uomo politico cui potevi stringere la mano senza timore di sporcartela».
Giorgio Almirante, ricordi e lezioni di vita e di politica
E non solo: «Era un uomo schietto, intento a cambiare radicalmente
l’impostazione culturale delle istituzioni che amava profondamente» ha
ribadito una volta di più la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni,
che in un suo personale ricordo dedicato ad Almirante ha anche detto:
«Se oggi si può parlare di pacificazione, si può chiudere una pagina
della storia nazionale e aprirne una nuova, lo si deve anche al suo
contributo politico e morale. Gli piaceva dire “noi possiamo guardarti
negli occhi” e l’Italia, soprattutto in questo momento ha un disperato
bisogno di persone che possano dire al popolo: “Possiamo guardarti negli
occhi». E se Altero Matteoli esponente di Forza Italia ha a più
riprese sostenuto come, «di fronte alla politica attuale ricordare la
figura di Almirante mette i brividi. Lui, Berlinguer… sembra di parlare
di secoli fa. Erano gli anni del grande scontro di idee, dei confronti
sanguigni ma corretti, oggi è tutta una marmellata indistinta», Ignazio La Russa (FdI)
lo ha spesso ricordato in questo episodio che molto racconta dell’uomo e
del politico: «Ricordo perfettamente un giorno di autunno, pioveva a
dirotto, in cui Almirante piombò in sezione: ci avvertirono poco prima,
davanti a due-trecento ragazzi iniziò a parlare, parlare, parlare non
curante della pioggia battente. Sapeva bene che l’esempio vale molto
più delle parole, così iniziò il invitandoci a “inventare” un nuovo
linguaggio, a svecchiare le vecchie liturgie, poi si interruppe e
disse, “che fate con questi ombrelli, toglieteli”. Parlò
ininterrottamente per cinquanta minuti sotto l’acqua»…
Un esempio ancora oggi insuperato
Anche per questo, allora, in anni in cui la politica sembra aver
smarrito progettualità ambiziosa e profondità di pensiero, riveduta e
corretta dalla banalità imperante dei talk show divenuti malgrado tutti –
addetti ai lavori compresi – la terza Camera dello Stato in cui
chiacchiericcio e insulti hanno la meglio; in un momento storico in cui
il pensiero di un’Europa che non c’è e di una comunità continentale
unita non solo geo-monetariamente ma politicamente è una chimera che
svilisce all’ordine del giorno valore e senso della Nazione. In cui gli
italiani perdono ad ogni settimana che passa un pezzo di orgoglio e di
dignità, autorevolezza e incisività, la lezione di Almirante impartita
con passione e sacrificio, si fa più vivida, vibrante e necessaria che
mai. I suoi discorsi. Il suo stile. La sua pacatezza e passionalità
dialettica, la sua educazione, eleganza e gentilezza, la sua
impareggiabile ironia e uno stile da uomo di Stato d’altri tempi
(politici) ancora ineguagliabile, svettano in un presente immiserito da
una politica politicante intrisa di demagogia e autoreferenzialità.
Un innovatore puro, maestro di democrazia e pacificazione
Un innovatore puro che, come ha detto a più riprese e in diverse occasioni commemorative Maurizio Gasparri
proponendo del leader della Destra una diversa lettura, in uno dei suoi
appassionati ricordi di Giorgio Almirante rivolto «a quanti lo hanno
troppo sbrigativamente giudicato un nostalgico» ha ricordato come,
quanto e perché il numero del Msi «fu maestro di democrazia e di
pacificazione» che «con il presidenzialismo voleva un coinvolgimento più
ampio dei cittadini nelle scelte fondamentali della vita dello Stato e
della democrazia governante». E ancora: «Almirante invitò costantemente
alla pacificazione tra gli italiani. E lo fece durante gli anni di
piombo, in un tempo ancora non sufficientemente lontano dagli odi e dai
rancori della guerra civile. Lo voglio ricordare oggi che di
pacificazione si torna a parlare in altri contesti, di grande polemica e
di scontro politico, ma certamente diversi dai tempi cruenti degli anni
di piombo durante i quali parlare della pacificazione era un atto di
grande coraggio».
«Non rinnegare né restaurare» nell’indicazione del futuro
E allora, in conclusione, ci piace rievocarne personalità politica e particolarità personali anche con le parole di Franco Mugnai,
presidente della Fondazione An, che ormai qualche tempo fa, in
occasione di un convegno tenutosi nella sala della Regina, a
Montecitorio, per la chiusura del centenario della nascita di Giorgio
Almirante promosso dalla Fondazione che porta il suo nome, richiamando
una frase che lo rese famoso, ha detto: «Non rinnegare né restaurare.
Era il suo pensiero, il filo conduttore della sua azione, la filosofia
politica di una vita intera, il monito rivolto ai giovani. Ai quali
Almirante amava indicare il futuro. Un Futuro da costruire con passione e
sacrificio, senza mai recidere le proprie radici. Una lezione per
tutti. Un esempio di democrazia. Uno stile di vita».