da alessioporcu.it
Sulla
questione della candidatura alle Regionali, il centrodestra è andato
vicino all'autoannientamento. Colpa di un inganno politico e mediatico.
Sventato grazie al senso di responsabilità. Il ruolo di Fabio Rampelli.
In anteprima l'editoriale che verrà pubblicato nelle edizioni in edicola
domani mattina di Ciociaria Oggi e Latina Oggi.
Sulla candidatura di Sergio Pirozzi alla presidenza
della Regione Lazio, nel centrodestra si è giocata la più pericolosa e
delicata partita politica degli ultimi anni. Quella che ha minato le
fondamenta di un’intera coalizione. Ma che più di tutte ha messo in
discussione il futuro politico dei suoi azionisti di maggioranza: Forza
Italia e Fratelli d’Italia.
Se c’è un vincitore assoluto di questa partita è Fabio Rampelli. Il quale, da solo o quasi, è riuscito a schivare le insidie di un’idea, quella di Sergio Pirozzi
presidente, che aveva una facciata buona e spendibile ma l’animo di chi
stava strumentalizzando prima di tutto un uomo e poi tutto quello che
per cui è assurto al gradimento mediatico al solo fine di conquistarsi
uno spazio politico altrimenti inimmaginabile.
Nel tranello ci stavano cadendo tutti. Assimilando quest’esperienza a
quella della Capitale nessuno ragionava più sull’abnorme portata
politica dell’operazione. In pochi valutavano l’inconsistenza delle
truppe armate per un progetto basato esclusivamente sul calcolo e sulla
convenienza e sulla necessità di riportare nell’agone politico un nuovo
soggetto pieno di tanto populismo di basso rango e di una sfacciata
ansia di arrivismo. Tutti concentrati sui sondaggi. Senza considerare il
dopo di un eventuale vittoria. O peggio di una sconfitta.
Se oggi la Regione Lazio, pur con la resistenza in campo dell’insignificante armata brancaleone messa su da Francesco Storace e Gianni Alemanno, diventa contendibile con una candidatura importante e strutturata come quella di Stefano Parisi,
il centrodestra lo deve allo spirito di squadra, alla visione e al
ragionamento politico di un leader che ha saputo fare, senza porre
condizioni, un passo indietro, dopo che tutti gli altri, proprio con i
loro veti, stavano spianando la strada alla conquista leghista di tutta
un’area di consenso e al ritorno sulla scena con il bottino pieno di Francesco Storace.
Grazie a Rampelli per una volta, nel centrodestra, la responsabilità ha vinto sull’inganno.