"Quel 28 febbraio 1975 la giornata era cominciata presto: già alle sei
del mattino gli extraparlamentari di sinistra si erano radunato intorno a
piazzale Clodio dove stava per riprendere il processo ai tre assassini
di Potere Operaio: Lollo, Clavo e Grillo, che il 16 aprile del 1973
avevano bruciato vivi un ragazzo e un bambino, Stefano e Virgilio
Mattei.
Oggi è incomprensibile una mobilitazione, non solo a livello attivistico ma anche e soprattutto di opinione, in difesa di chi aveva commesso un crimine così efferato e gratuito. Ma così andavano le cose negli anni Settanta. Anzi, il 13 febbraio, era stata data alle fiamme a Primavalle l’auto di un testimone al processo. Missino, ovviamente.
Il
25 c’erano stati altri scontri, sedati dal maggiore dei carabinieri
Antonio Varisco, che qualche anno dopo sarà ucciso dalle Brigate Rosse
che non gliela avevano perdonata. I quotidiani Lotta Continua e il
Quotidiano dei Lavoratori pubblicano le foto del “fascisti” davanti al
tribunale e invitano i compagni ad andare il giorno dopo a piazzale
Clodio.
Quella mattina del 28, dunque, già c’erano state alcune
scaramucce tra militanti missini e comunisti: questi ultimi avevano
riconosciuto e sparato tre colpi di pistola contro un dirigente del
Fronte della Gioventù, senza colpirlo ma mandando in frantumi i vetri di
alcune autovetture parcheggiate. I gruppi dell’autonomia sono
perfettamente equipaggiati per la guerriglia urbana: caschi, spranghe,
tascapane con molotov e, scopriremo dopo, anche parecchie pistole. In
uno scontro successivo un dirigente del Fronte riporta la frattura di un
braccio.
Dentro il tribunale, si accende una rissa tra un attivista
della sezione missina del Prenestino e Alvaro Lojacono, che poi sparerà
al giovane greco Mikis Mantakas del Fuan. In favore di Lojacono
interviene il senatore comunista Terracini, del collegio di difesa di
Lollo. Verso metà mattinata si accendono scontri in tutto il quartiere.
Mentre infuriano i disordini, un centinaio di comunisti arriva alla
spicciolata nel pressi della sezione Msi Prati di via Ottaviano,
incredibilmente non presidiata dalle forze dell’ordine, e la assalta. Le
forze dell’ordine erano tutte a presidiare la sede Rai di via Teulada,
che infatti viene assaltata dall’autonomia come diversivo.
Alle 12,45 i
militanti dei collettivi individuano e fermano una “civetta” della
polizia facendone scendere gli occupanti minacciandoli con sei o sette
pistole. Verso le 13,15 il gruppo di fuoco comunista arriva a via
Ottaviano, dove ci sono una ventina di giovani missini disarmati. I
ragazzi cercano di ritirarsi nella sezione, dal gruppone parte una salva
di bombe molotov che alzano un muro di fuoco e fumo davanti al portone
dello stabile. Contemporaneamente vengono sparate le prime revolverate
contro i missini. A questo punto i giovani della sezione Prati si
dividono: una parte rientra in sede e una parte attraverso il cortile va
all’altro ingresso su piazza Risorgimento.
Ma la retroguardia del
commando, tra cui Lojacono, li aspettavano e sparano. Testimonianze
dicono che furono esplosi centinaia di colpi di pistola, sparati da
almeno cinque persone diverse. I comunisti a questo punto arretrano
proteggendosi la fuga con altre bombe molotov, e i ragazzi di destra si
accorgono che uno di loro è ferito gravemente: è Mantakas, il cui
soprabito tra l’altro era stato lambito dalle fiamme di una molotov.
Tra
i soccorritori di Mikis ci sono Paolo Signorelli, Fabio Rolli, che
rimarrà ferito da una revolverata, e Stefano Sabatini, che si
rinchiuderà dentro un box del palazzo con Mantakas agonizzante. Qualcuno
dei difensori aveva una vecchia lanciarazzi, circostanza che induce il
commando aggressore a pensare a una trappola e quindi ad arretrare. I
giovani riescono a chiudere il portone ma intanto c’è un altro assalto: i
collettivi entrano nel cortiletto, sentono un box chiudersi, e sparano
attraverso la saracinesca: per fortuna Sabatini e Mantakas erano nel box
accanto, quello più lontano dall’entrata. Sono trascorsi 15 minuti
dall’inizio dell’assalto e la polizia non c’è ancora.
I comunisti in
fuga sparano contro un poliziotto in borghese, che però ne insegue due e
li riesce ad arrestare: sono Fabrizio Panzieri e Lojacono, vicini ai
collettivi di via del Volsci e di Fisica. Un’ambulanza dei Vigili del
Fuoco porta Mantakas prima al Santo Sprito e poi al San Camillo, dove
morirà nel pomeriggio, alle 18,30. Mantakas, Rolli e un passante,
anch’egli ferito, sono stati colpiti da tre calibri diversi. All’inizio
gli inquirenti dissero che tre persone avevano sparato, ma del terzo poi
non si sentirà mai più parlare.
Il 3 marzo, alla cerimonia funebre per
Mantakas, a Santa Maria sopra Minerva, gli extraparlamentari di sinistra
aggrediscono i missini che stavano andando verso la chiesa. Davanti ad
alcune scuole di Roma compaiono le scritte “10-100-1000 Mantakas”.
La
stampa italiana cerca di imbastire una “pista nera” anche per il delitto
Mantakas, ma il tentativo, come tutte le altre volte, naufraga
miseramente. Paese Sera addirittura manda un volenteroso inviato in
Grecia, ma ovviamente torna senza aver scoperto nulla di compromettente.
Mikis Mantakas era un giovane studente greco, nato ad Atene nel 1952 che sognava di fare il medico".
Mikis Mantakas era un giovane studente greco, nato ad Atene nel 1952 che sognava di fare il medico".