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La Fondazione Teatro Valle, costituita dagli occupanti abusivi lo scorso settembre, è stata bocciata dal Prefetto di Roma per mancanza di presupposti. La decisione, anche se tardiva, dovrebbe mettere la parola fine all’occupazione illegittima che si trascina da giugno 2011 dello stabile che ospita uno dei palcoscenici più prestigiosi della capitale, un gioiello barocco del ’700 ricco di storia e di cimeli. Il progetto del collettivo di occupanti (cinque dei quali indagati per occupazione abusiva di uno spazio pubblico) non ha i requisiti richiesti dalla legge. Quale istituzione culturale può utilizzare un bene demaniale “rubato” alla collettività? E poi alla fondazione, tenuta a battesimo dall’amico Stefano Rodotà, mancano anche i requisiti tecnici fondamentali: dalla certificazione della sicurezza all’attestazione di agibilità a garanzia del pubblico. Finora sul terreno della legalità il Campidoglio e il governo non hanno brillato per protagonismo. Dal 2011 non si contano i testimonial dell’intelligenza di sinistra che si sono spesi a difesa degli occupanti radical chic che hanno approfittato del vuoto dovuto alla riorganizzazione dell’Eti per mettere le mani sul prestigioso teatro romano. «Per noi non cambia nulla, il dialogo rispetto al Valle rimane in piedi» ha commentato l’assessore capitolino alla Cultura, Flavia Barca, che a ottobre ha assunto la portavoce della Fondazione (fglia di Cappon) a dimostrazione della “neutralità” dell’amministrazione. Gli occupanti (scandalizzati per un controllo della Digos) restano sul piano di guerra mentre il coordinatore di Cantiere democratico, Stefano Pedica, denuncia «lo schiaffo alla cultura e ai professionisti che hanno salvato il teatro dalla chiusura». «Ma è falso», ribatte Federico Mollicone, che all’epoca dell’occupazione era presidente della commissione Cultura della giunta Alemanno, e che che per primo, insieme al consigliere Fabrizio Ghera, ha denunciato lo scippo. Nel 2011, infatti, il Comune aveva già programmato una stagione teatrale provvisoria preparata insieme all’Argentina, che è saltata a causa dell’autogestione illegittima ammantata di intenti culturali. Nel silenzio generale, gli esponenti di Fratelli d’Italia per primi avviarono la campagna per la restituzione del Valle ai romani con la richiesta dell’”>immediato sgombero degli occupanti, l’avvio di un bando pubblico aperto a tutti e il conteggio del danno erariale. Lo scorso ottobre Fabio Rampelli ha presentato un ordine del giorno alla Camera approvato dall’Aula e accolto come “raccomandazione” dal distratto ministro Bray, che ora non può più tergiversare dopo aver benedetto l’autogestione partecipando in prima fila alla presentazione di un libro. «Ora si proceda allo sgombero immediato senza alcuna “riparazione” per gli occupanti abusivi, colpevoli di un reato punibile dal Codice, e la Corte dei Conti verifichi l’entità del danno erariale», alza la posta Mollicone denunciando le complicità delle istituzioni, che da quasi tre anni collaborano di fatto all’«operazione esproprio» di uno dei più antichi palcoscenici della capitale.