mercoledì 13 febbraio 2013

Così il Tg3 cancella il dramma delle foibe: proibito citare Tito

L'edizione di domenica parla soltanto di "collaborazionisti". E da Treviso a Verona il Pd riesuma le teorie negazioniste


ll Tg3 nazionale che manda in onda un servizio sul giorno del ricordo delle foibe e l'esodo senza spiegare bene chi erano i cattivi.
Il Pd, che a livello nazionale parla di «dramma negato», ma localmente dà spazio alle tesi se non negazioniste almeno «riduzioniste». Attorno al 10 febbraio non c'è solo il ricordo di ieri al Quirinale del presidente Giorgio Napolitano, che però si ostina a far finta di niente sulla più alta decorazione italiana concessa a Tito, boia di italiani, mai rimossa.
Nell'edizione serale del Tg3, di domenica, condotta da Maria Cuffaro fanno un capolavoro. Un servizio con immagini struggenti in bianco e nero ricorda il dramma delle foibe e dell'esodo. Peccato che non si spiega mai con chiarezza chi fossero i cattivi. Ad un certo punto si parla di vittime croate e slovene «considerate collaborazionisti dai titini». Poi si sostiene con un colpo di reni che nel 1945 «Trieste e Gorizia» furono consegnate «alla Belgrado comunista». Mai una volta si cita il maresciallo Tito, pur mostrandolo in partano militare, come capo degli infoibatori che uccisero migliaia di italiani.
Nonostante il Giorno del ricordo sia sancito da una legge nazionale che prevede «da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende» molti amministratori di sinistra fanno il contrario. Per di più con la classica «doppiezza» stile Pci. A livello nazionale il candidato premier del centro sinistra, Pier Luigi Bersani, parla dell'esodo e delle foibe spiegando che è stato un «dramma per troppo tempo negato». Gli amministratori del Pd sul territorio, invece, si comportano all'opposto.

A Montebelluna, in provincia di Treviso, il sindaco leghista aveva concesso il patrocinio ed una sala per un conferenza su «Fascismo - confine orientale - foibe» di Alessandra Kersevan. Quest'ultima è la più nota «riduzionista», se non negazionista italiana del dramma delle foibe e dell'esodo. Claudio Borgia, presidente di Azione Giovani di Treviso, esponenti degli esuli e del centro destra spiegano al sindaco la situazione, in vista della giornata del Ricordo. Sala e patrocinio vengono cancellati e l'Associazione nazionale partigiani, che ha spalleggiato l'iniziativa fa il diavolo a quattro. Venerdì scorso il sindaco del Pd di Giavera del Montello, Fausto Gottardo, mette gratuitamente a disposizione Villa Wassermann, una villa veneta di proprietà del Comune.
Il 9 febbraio, nella sede offerta dall'amministratore Pd, la Kersevan snocciola le solite tesi: gli infoibati sono pochi e comunque collaborazionisti nazifascisti. La reazione era giustificata dall'occupazione italiana. Non è mai esistito alcun disegno di pulizia etnica. I giovani del Pdl, armati di fischietti e megafono vengono bloccati da un solerte comandante locale dei carabinieri. Alla fine Borgia prende la parola subissato da fischi e insulti, come Federico Cleva, del Comitato 10 febbraio: «Vi seppelliremo tutti.... Merde fasciste». Ed oggi la negazione della tragedia degli esuli rischia di ripetersi all'Università di Verona. La solita Kersevan ha in programma una conferenza su «Foibe tra mito e realtà».